“Non si può aver paura di esprimere le proprie idee”, riflessioni di una lettrice sulla mafia

Non si può avere paura di esprimere le proprie idee, nel pieno della propria libertà: equivarrebbe all’idea di vivere senza percepire il vero senso della propria esistenza.

Leggerete un testo differente; non parlerò della “mafia” solo come un’organizzazione che ha come obiettivo quello di prevaricare su chi ha quel doveroso senso del dovere e, soprattutto, senso di sacrificio e dedizione per un lavoro difficile, che richiede una smisurata passione in uomini   assolutamente consapevoli di essere tutti i giorni a rischio, di avere la propria esistenza appesa ad un filo. Eppure, con perseveranza, adempiono al proprio dovere, sospinti proprio da un non comune senso civico e da una eccezionale passione per la giustizia.

Vorrei iniziare ad evidenziare un passaggio importante, implicante  una domanda, se vogliamo retorica, che è stata sollevata dagli stessi magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, assassinati dalla mediocrità, sforata in ferocia, dell’essere umano: ecco, cos’è la mafia se non  un essere inetto vestito da uomo!: “Lo Stato non li ha tutelati, non li ha protetti.”

La moltitudine dei nomi, che verranno accusati e condannati durante il maxiprocesso alla mafia, gli ergastoli innumerevoli e gli assassini, sordi allo stesso richiamo della vita, hanno significato che la morte è stata “privilegiata”, forse perché consapevoli anch’essi d’essere dei morti che camminano, autodistruggendosi con un’arma, che non ha eguali, costituita dalla non consapevolezza delle cose; dalle orecchie tappate; dagli assordanti silenzi; dallo spregio  per i propri “simili”; succubi delle loro stesse leggi e vittime  immerse in un labirinto che li condurrà verso il carcere a vita, o alla scanna tra di loro.

Le idee non si soffocano, le idee, attraverso uno scritto, camminano, arrivano oltreoceano, addentrandosi nelle menti di chi ha fortemente percepito e assimilato il vero scopo del  “pensiero  mafioso”: radicarsi come un polpo, avere tentacoli senza fine, motivo per cui la lotta contro la mafia è di difficile conduzione  anche per lo Stato.

Mi sono domandata più volte ciò che per Borsellino non fu una domanda bensì una certezza, senza angoli bui.

Dov’era lo Stato? Perché  si parlò (1992) di trattativa tra Stato e mafia?

Una moltitudine di carte e servizi, a destra e a manca, si possono leggere in qualsiasi sito; però poche sono le chiarezze che alla fine ripropongono la stessa domanda, soddisfacendo poco i dubbi che, ahimè, rimarranno eterni.

“L’attenzione delle autorità centrali non è stata mai rivolta verso un vero impegno nella lotta al fenomeno mafioso, non c’è mai stato un impegno collettivo dello Stato, se non c’è l’impegno di tutte le istituzioni, sarà impossibile lottare contro la mafia, gli eroi non esistono. (Borsellino)”

Una terra come la Sicilia non dovrebbe essere la culla dei ricatti, delle “suppliche” dei propri abitanti che vedono mortificata la propria dignità, che equivale ad avere il diritto ad un lavoro, ad un’identità propria, senza sottomissione alcuna e a qualsiasi  potentato  mafioso cui, a volte,  vengono concessi  dei benefici:  è come chinarsi dinanzi a loro, donandogli uno  scorcio di libertà,  uno scorcio di vita:  quella che hanno tolto a uomini di Stato, assassinandoli!

Non sono  da  condividere  nemmeno le “sole” organizzazioni culturali, mirate a lottare contro il fenomeno mafioso, ottenendo solo “formali approvazioni”, disgregandosi dopo un paio di mesi perché  mancano fondi o  perché  non ci sono uomini capaci di accantonare le proprie paure, dando voce alle proprie, buone  idee:  le uniche che possono  camminare sull’asfalto dell’eternità.

Allora. bisogna dare voce alle nostre passioni, non farci intimidire; il nome di Falcone e Borsellino vivranno solo se ci saranno uomini che non avranno paura delle stesse paure, che avranno soltanto la determinazione e la dedizione di sentirsi uomini liberi, perché sanno che la lotta alla mafia nasce soltanto da chi sa assaporare il profumo di libertà.

Valentina Veziani