Terremoto: cosa succederebbe se avvenisse ad Agrigento?

Il terremoto che ha colpito il centro Italia ha segnato per sempre intere famiglie, raso al suolo interi borghi e cittadine, stravolto il futuro di quelli che si potevano definire agglomerati urbani.

Nelle immagini drammatiche che arrivano in questi giorni dai luoghi colpiti, emerge un interrogativo forse destinato a non avere una risposta, ma che pesa inevitabilmente nelle coscienze di chi preposto, almeno sulla carta, ad occuparsi, oggi più di ieri, di certi temi.

A cinquant’anni da quell’estate in cui la frana di Agrigento provocò oltre settemila sfollati, tanto da far arrivare in città Moro, Saragat e diversi ministri, ci si chiede cosa succederebbe se il terremoto che ha colpito Amatrice, Accumoli, Arquata ed altri centri, avvenisse ad Agrigento. Non si tratta di fare catastrofismo, ma di possibili realtà. Quasi sicuramente il centro storico, la parte più fragile della città, non reggerebbe il colpo. Tutto ci dice che la prevenzione delle calamità naturali nelle città deve essere un tema centrale, un’esigenza, ma oggi è senza dubbio dimenticato.

L’amministrazione comunale in concomitanza con la protezione civile, per ricordare tra i preposti alla previsione, prevenzione, gestione di disastri, calamità naturali, dovrebbe rivedere la situazione di Agrigento.

Ad oggi si ha contezza definitiva, ovvero sarebbero fruibili le vie di fuga? Quali sono i punti di ritrovo in caso di calamità? La mappatura e la messa in sicurezza degli edifici pericolanti come l’informazione alla cittadinanza in caso di emergenza, in pratica, se non per sparuti casi, non esiste.

E parliamo dell’abc di tutti quei provvedimenti che dovrebbero essere instradati. Oggi le città devono fare i conti con scelte passate, spesso scellerate, di costruzione, oltre che con la fragilità del sottosuolo: occorre prevenire prima delle catastrofi.

Agrigento tutta ed in particolare il suo centro storico non sono certamente pronti a nulla, occorre svegliarsi, aprire gli occhi suoi temi importanti del futuro mai praticati in passato. Gli assessori comunali all’ambiente e al centro storico Fontana e Biondi, lo scorso mese davanti le telecamere di Rai news 24, parlando della loro città e ricordando vecchie calamità che l’hanno colpita, si sono mostrati conoscitori della materia. È probabile che i molti cittadini che oggi rappresentano,  vogliano che – in altro modo – soprattutto loro si facciano promotori di azioni che accendano l’attenzione sull’importanza dell’incolumità degli agrigentini in caso di terremoti, frane, calamità in generale.

Restando in tema, con vero spirito di solidarietà, i volontari dell’associazione I lupi di Agrigento con Giuseppe Palermo col cane Raskal e Pietro Gentile col cane Talco, sono partiti per le zone disastrate del centro Italia e in queste ore stanno operando per cercare di salvare più vite possibili.

Tra le popolazioni colpite dal terremoto c’è  anche quella di Girgenti, frazione di Pescorocchiano in provincia di Rieti e gemellata proprio con la provincia agrigentina.

Il sindaco di Agrigento Firetto ha dichiarato che il servizio comunale di Protezione Civile ha dato la propria disponibilità a fornire supporto con uomini e mezzi per l’emergenza in Centro Italia, atto nobile che dovrà proseguire però con l’attenzione proprio alla “sua” città che in caso di calamità naturali potrebbe subire danni incalcolabili, a partire dal centro storico con in testa la Cattedrale.

Ma quella è un’altra storia, triste. E irrisolta.