Ciancimino jr: “Accordo tra Ros e Provenzano per arrestare Riina e non perquisire covo”

Tra la fine del ’92 e l’inizio del ’93 “era stato stipulato un accordo” tra Vito Ciancimino, Bernardo Provenzano e i Carabinieri del Ros per “fare arrestare il boss Totò Riina e assicurare che non ci sarebbe stata nessuna perquisizione del covo”.

Lo ha detto Massimo Ciancimino deponendo al processo sulla trattativa tra Stato e mafia all’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo.Per quanto mi è stato riferito, e per quanto ho capito dopo le visite di Provenzano, il modus operandi per la cattura di Riina era stato stabilito. Il pericolo era la reazione dei familiari di Riina all’eventuale consegna di Riina al Ros da parte di Provenzano e mio padre – spiega – Secondo la strategia messa a punto da mio padre, il tutto doveva essere fatto in maniera tale da lanciare un messaggio a chi era più vicino a Riina”.

Tra gli accordi presi c’era quello di lasciare fuori i familiari, ma soprattutto poi di non dare seguito a nessun tipo di intervento nel covo di Riina – prosegue Ciancimino – Non doveva essere eseguita alcuna perquisizione nel covo dopo l’arresto, in quanto lo stesso Riina nella sua infinita megalomania da tempo diceva di esser un intoccabile e che se lo avessero dovuto prendere con tutta la documentazione che aveva, sarebbe crollata l’Italia”.

“Mio padre aveva dato queste istruzioni ben precise con Provenzano – dice ancora Ciancimino rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo, in aula con i pm Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia – La mancata perquisizione era stata concordata, era mio padre che suggeriva a Provenzano. Il problema era quello di cercare di fare capire che la consegna di Riina da parte di mio padre e Provenzano fosse una cosa messa n piedi per salvare tutto quello che doveva rimanere in piedi sull’organizzazione. Era un segnale da mandare, che l’accordo era stato preso ad alti livelli.

Chi poteva permettere che un covo potesse restare non perquisito per dodici giorni con finiti covi, dando la possibilità a queste gente di andare a Corleone e di agire liberamente?“. “Mio padre diceva sempre: ‘Questi hanno i cani attaccati’. Il problema era lasciare che questa gente agisse liberamente”, prosegue ancora Massimo Ciancimino. Che poi aggiunge: “Mio padre, dopo il suo arresto, disse di essere stato venduto. Anche se alla fine è stato fatto tutto quello che era stato stabilito con questa gente”.