25 anni fa veniva ucciso Libero Grassi. La figlia: “Sono arrabbiata con i palermitani” (foto)

Questa mattina alle ore 7.45, in via Vittorio Alfieri a Palermo, nel 25esimo anniversario dell’omicidio, verrà ricordato Libero Grassi, l’imprenditore ucciso da Cosa nostra perché si era opposto al pizzo.

Alle ore 10 in Piazza Caboto, a Palermo, verrà intitolato il Giardino di Piazza Caboto a Pina Maisano Grassi, vedova dell’imprenditore, morta appena due mesi fa. E alle ore 21 nell’ Atrio della Biblioteca Comunale Casa Professa, verrà proiettata la docufiction “Io sono Libero”, in contemporanea in onda su Rai Uno.

Il presidente del Senato Piero Grasso davanti la lapide di Libero Grassi

PIETRO GRASSO. “Libero Grassi è un esempio che ancora oggi è importante e attuale per il nostro paese, era un uomo non si piegava ai compromessi, andava dritto per la sua strada sulla via dell’etica e dell’onestà. E l’Italia ha bisogno di queste figure”. “Oggi, dopo 25 anni, ci manca la moglie di Libero Grassi, Pina Maesano – dice il Presidente Grasso – eravamo abituati a vederla qui”. La vedova dell’imprenditore è morta di recente. “Pina Maesano è stata l’ispiratrice della rinascita di Palermo, soprattutto sul versante della lotta al racket del pizzo – dice Grasso -Ma sono certo che movimenti come Addipiizzo continueranno iul suo percorso”.

Commemorazione Libero Grassi, la lapide

IL SINDACO ORLANDO. “Siamo qui, in via Alfieri, per ricordare ancora una volta Libero Grassi, che è uno dei protagonisti, in solitudine, della lotta al racket del pizzo. Voglio ricordare la solitudine del Procuratore Pietro Scaglione all’interno del Palazzo di giustizia, di Piersanti Mattarella nel palazzo della politica, la solitudine del cardinale Pappalardo, cioè di tanti personaggi che in quel tempo divennero, controvoglia, protagonisti della lotta alla mafia”.  “Libero Grassi è un esempio della solitudine rispetto al mondo degl industriali che avrebbe dovuto sostenerlo”, dice Orlando in via Alfieri, dove sono state deposte delle corone. E denuncia l’esistenza di una “antimafia di facciata” che “è quella di questi anni, dimenticando che la città è cambiata, dimenticando che la mafia esiste ancora ma non è più quella degli anni Ottanta. Questa antimafia deve stare alla larga…”.

Commemorazione Libero Grassi, la figlia Alice

LA FIGLIA, ALICE GRASSI:’ Sono molto contenta per la presenza commercianti bengalesi che hanno denunciato racket pizzo’.  “Io sono arrabbiata con Palermo e con i palermitani, ma non da adesso, da tanti anni. Mi fa molto piacere incontrare ogni anno alla commemorazione di mio padre gli stessi amici, ma sono sempre le stesse facce. Mi piacerebbe che ci fossero più palermitani”. Ringrazia, per la loro presenza, i commercianti del Bangladesh che nei mesi scorsi avevano denunciato il racket del pizzo facendo arrestare dieci persone nella zona di Ballarò. “Sono molto contenta per la presenza dei commercianti bengalesi – dice – che si sono comportati cittadini.Mi piacerebbe che lo facessero anche i palermitani”.

Commemorazione Libero Grassi

GUIDO LONGO, QUESTORE PALERMO. “Libero Grassi aveva rifiutato la scorta sotto casa, ricordo perfettamente che mi aveva detto ‘Non voglio nessuna scorta’. Insomma, era un uomo libero di nome e di fatto e purtroppo ha pagato questa voglia di libertà con la vita…”. Lo ha detto all’Adnkronos il Questore di PALERMO, Guido Longo, presente alla commemorazione dell’imprenditore ucciso 25 anni fa da Cosa nostra, che all’epoca dell’omicidio era il giovane vice dirigente della Squadra mobile di Palermo. “Noi facemmo le indagini sull’omicidio Grassi e arrestano anche gli autori che poi hanno confessato e hanno deciso di collaborare con la giustizia – ricorda ancora Longo – Quel periodo era molto pesante. Non esistevano organismi centrali di protezione che fossero deputati alla gestione della tutela della sicurezza delle persone a rischio e non c’era quello che c’è oggi”. “Libero Grassi in nome di questa libertà che agognava ci ha purtroppo rimesso la vita – dice ancora Longo – Era un uomo libero in un momento in cui la maggior parte delle persone non la pensava come lui. Ora, per fortuna, il clima è cambiato, grazie anche all’associazionismo e agli stessi cittadini che oggi denunciano”.