Campobello di Licata

Carcere duro per altri due anni al boss Falsone: fissata udienza in Cassazione

Il boss agrigentino è stato arrestato nel 2010 in Francia dopo una latitanza lunga oltre dieci anni

Pubblicato 4 anni fa

Si celebrerà il prossimo 7 gennaio 2021 l’udienza per la trattazione del ricorso avanzato dai legali Angela Porcello, Piera Farina e Maria Brucale, contro la decisione di prorogare di altri due anni il regime di carcere duro previsto dal 41bis nei confronti del boss Giuseppe Falsone, ex capo della mafia agrigentina. La difesa ha impugnato la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che nel luglio scorso aveva disposto l’allungamento del regime di carcere duro per il boss.

La decisione del Tribunale di Sorveglianza

Il Tribunale di Sorveglianza aveva rilevato che: Falsone è sempre rappresentante provinciale di Cosa Nostra in provincia di Agrigento, che non è mutato il suo ruolo apicale, avendo soppiantato il Di Gati; appartiene ad una famiglia dedita agli illeciti; l’associazione e particolarmente operante in provincia di Agrigento come dai provvedimento di fermo emessi; il comportamento intramurario del detenuto non è corretto in merito alla corrispondenza per avere curato l’azienda di famiglia agricola e dedita al bestiame, pertanto oggetto di sequestro; la compagine criminale arrestata con le due ultime operazioni sono a lui vicini anagraficamente poiché nato nel 1970. 

La tesi della difesa

La difesa invece sostiene che: è avvenuto il cambio di vertice in provincia di Agrigento, secondo gli stessi provvedimenti giudiziari emessi, il mancato coinvolgimento nelle recenti operazioni di polizia e giudiziarie che hanno interessato la provincia di Agrigento, nessun elemento di comunicazione con l’esterno, l’allontanamento del nucleo familiare del Falsone dal contesto siciliano, la reclusione da  dieci anni, preceduta da un lungo tempo di vita all’estero lontano . Infine è stata sollevata questione di legittimità costituzionale non potendo il Ministero di grazia e giustizia emettere provvedimenti qualificabili come misure di prevenzione.

La Corte di Cassazione si pronuncerà il prossimo 7 gennaio. 

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