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Mafia, “seppelliti con l’auto sotto terra”, pentito svela orrore

Da tempo collabora con i magistrati facendo luce sugli orrori della violenza mafiosa. Il pentito Nino Pipitone ha aperto squarci su tanti delitti dimenticati. Adesso la procura di Palermo ha sequestrato un terreno a Carini dove potrebbe essere stata seppellitta un’auto con i cadaveri di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto. A novembre i carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dalla Dda, per quel delitto avevano eseguito i fermi a carico dei boss Antonino Di Maggio e Giovan Battista Pipitone, nonche’ dell’imprenditore Salvatore Cataldo. Drammatico il caso della Fiat Uno sepolta in una voragine aperta e poi ricoperta da un escavatore: i carabinieri hanno esteso le ricerche nelle campagne fra Carini, Torretta, Villagrazia, Capaci e Cinisi, in provincia di Palermo, con l’aiuto di speciali metal detector e di georadar. Adesso il cerchio si e’ stretto. Secondo gli inquirenti Giovan Battista Pipitone, Di Maggio e Salvatore Cataldo, in concorso con Gaspare Pulizzi e Vincenzo Pipitone, attirarono all’interno di un’abitazione Failla e Mazzamuto, i quali, ritenuti responsabili di un incendio, vennero uccisi il primo a colpi di accetta, il secondo con un colpo d’arma da fuoco. I due vennero assassinati perche’ sospettati di avere partecipato alla “lupara bianca” costata la vita a Luigi Mannino, anche lui di Carini e parente di Salvatore Lo Piccolo, ma anche per avere rubato in un supermercato “protetto” da Cosa nostra. La sparizione di Mannino e’ del 19 aprile 1999 e una settimana dopo scomparvero i due presunti assassini: Failla fu strangolato, Mazzamuto ucciso con un colpo di pistola alla testa. I corpi, caricati sulla Fiat Uno, vennero “vurricati” – cosi’ racconto’ Pulizzi, per dire sepolti – con tutta l’auto. Le due vittime, prima di essere uccise, furono torturate ma respinsero le accuse di avere ucciso Mannino e rubato dove non avrebbero dovuto.