Mafia, sequestro di beni per 2 milioni di euro a fratelli Marino (vd)

Confisca beni fratelli Marino

Il personale della Direzione investigativa antimafia di Catania, diretta da Renato Panvino, ha eseguito due decreti di confisca emessi dal Tribunale di Catania – Sezione misure di prevenzione, nei confronti dei fratelli imprenditori Franco e Salvatore Marino, in esito a due proposte di applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali formulate dal direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla

L’operazione “Prato Verde” della Dia di Catania diretta dal procuratore Michelangelo Patanè aveva già sferrato un duro colpo al potente clan mafioso catanese dei Carateddi nel febbraio 2014, quando un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ha raggiunto 28 persone tra vertici e fiancheggiatori del clan capeggiato dal noto boss Orazio Privitera, detto Pilu Russu, detenuto al regime del 41 bis.

L’inchiesta aveva consentito di disarticolare il clan mafioso Cappello e, in particolare, il gruppo denominato “Carateddi” dedito principalmente alla commissione di reati contro il patrimonio, al traffico di sostanze stupefacenti, alle truffe a danno della Pubblica amministrazione, mediante l’indebita acquisizioni di erogazioni pubbliche in ambito agricolo, operante nella piana di Catania e nei quartieri Pigno e Librino della città etnea.

Le dinamiche interne del gruppo criminale “Privitera”: soggetti molto uniti tra loro da un forte vincolo associativo basato sui tradizionali “valori mafiosi”  legati al territorio, all’agricoltura e alla famiglia, dove il capo è considerato dai solidali il “paladino della giustizia”. A lui, infatti, ci si riferiva con atteggiamenti di totale sottomissione per ottenere rapida soluzione ad ogni possibile controversia, tanto che gli stessi avevano seguito nelle sue “migrazioni”  tra gruppi criminali il noto boss Orazio Privitera – fratello di Giuseppe – fino all’ultimo gruppo “Carateddu”.

I fratelli Salvatore e Franco Marino, colpiti dagli odierni provvedimenti di confisca dei beni, erano già stati arrestati nell’ambito della citata operazione Prato Verde, perché indagati per il delitto di associazione per delinquere di stampo mafioso e altro.

Nonostante all’ordinanza di arresto abbia fatto seguito, per il solo Salvatore Marino, un provvedimento che l’ha parzialmente annullata, la Sezione misure di prevenzione, ha, in sintesi, positivamente valutato sia il curriculum criminale dei due fratelli, rilevandone la loro pericolosità sociale, sia l’esito degli accertamenti patrimoniali che hanno permesso di constatare l’assenza di risorse lecite idonee a giustificare gli investimenti attuati, affiancata da una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati ed i patrimoni posseduti.

Tra l’altro i due Marino erano stati anche accusati di aver perpetrato truffe ai danni della Pubblica Amministrazione per complessivi 850.000,00 euro, mediante cospicue erogazioni pubbliche in ambito agricolo, ed erano stati condannati per aver favorito la latitanza di Orazio Privitera.

L’impegno della Direzione investigativa antimafia sul fronte della lotta all’accumulo di illecite ricchezze dei clan mafiosi si è concentrato sulla puntuale verifica delle modalità di acquisizione del patrimonio dei Marino ed è culminato con l’inoltro di due distinte proposte di misura di prevenzione al Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione che le ha pienamente accolte emettendo, ai sensi della normativa antimafia due distinti provvedimenti di sequestro rispettivamente in data 13.11.2014 e 26.02.2015.

Con il provvedimento odierno che ha disposto tra l’altro, la sottoposizione per entrambi i fratelli Marino alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di anni due con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, sono stati sottoposti a confisca i beni riconducibili a vario titolo, anche attraverso “prestanomi”, ai predetti Salvatore e Franco Marino complessivamente stimati in oltre 2.000.000 di euro.

I beni, considerati il provento dell’attività illecita svolta, consistono in 17 appezzamenti di terreno con fabbricati rurali tutti ricadenti nei territori delle province etnea e aretusea, un appartamento, 4 aziende con sede a Scordia operanti nel settore dell’allevamento di bovini e coltivazioni di cerali; 10 veicoli tra cui anche mezzi pesanti per autotrasporto, nonché numerose disponibilità bancarie e finanziarie.