Mafia, strage via D’Amelio: “A premere pulsante è stato Giuseppe Graviano”

“A premere il pulsante che provoco’ la strage di via d’Amelio fu Giuseppe Graviano. Abbiamo elementi oggettivi per poterlo affermare. Graviano era nascosto dietro un muretto di un giardino che si trova nella stessa via”. Ad affermarlo e’ stato il Pm Stefano Luciani, al terzo giorno di requisitoria in corso alla Corte d’Assise di Caltanissetta nell’ambito del quarto processo per la strage di via d’Amelio. Per il magistrato a inchiodare il boss di Brancaccio e’ stato “Fabio Tranchina, il quale ha affermato che Graviano si era lamentato perche’ non gli era stato offerto un posto sicuro. Lo ha dichiarato anche il collaboratore Ganci e lo ha sostenuto anche Antonio Vullo, agente di scorta sopravvissuto alla strage. Stava spostando una delle auto di scorta e stava facendo manovra. Nel fare manovra per girare la vettura, aveva ostruito la visuale del killer. Tanto che la deflagrazione avviene quando Borsellino attraversa il cancello esterno del palazzo dove vivono i suoi familiari e non quando e’ proprio davanti al cancelletto e quindi piu’ vicino all’autobomba”. Gli imputati sono Salvo Madonia e Vittorio Tutino, accusati di strage e i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, che rispondono di calunnia.