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Processo “Montagna”, il pentito favarese Quaranta accusa: “Blando e Fragapane spacciavano cocaina”

Dall’aula bunker di Rebibbia, Roma

Rogero Fiorentino

E’ ripreso e continuerà per tutta la mattinata di oggi nell’aula bunker di Rebibbia e più precisamente nell’aula “A”. il processo “Montagna” con la deposizione del pentito favarese Giuseppe Quaranta, 51 anni.

Come si ricorderà, la scelta di collaborare con la giustizia è stata presa dopo l’arresto del 23 gennaio 2018 durante l’operazione “Montagna” della Dda di Palermo e dei Carabinieri del reparto Operativo di Agrigento. Quaranta, pochi giorni prima, era stato coinvolto per un’estorsione anche nell’inchiesta denominata “Kronos”.

Giuseppe “Peppe” Quaranta, già appartenente alla famiglia mafiosa di Favara, era il referente della famiglia mafiosa di Santa Elisabetta dopo l’arresto di Francesco Fragapane. Come ha affermato ieri, durante il primo giorno di testimonianza, era colui che si occupava in parte anche del sostentamento della moglie dello stesso Francesco Fragapane.

Dalla casa circondariale “Antonio Lo Russo” di Palermo è in collegamento Santino Sabella. L’imputato Quaranta entra con fare stanco, busta di plastica alla mano sinistra, bottiglia d’acqua alla mano destra. Oggi come ieri indossa occhiali da sole e cappello, che poi ha tolto.

Gli imputati di questo troncone di processo che si celebra con il rito ordinario sono l’ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, Giuseppe Scavetto, 50 anni di Casteltermini, i favaresi Antonio Scorsone, 54 anni, Domenico Lombardo, 27 anni, Calogero Principato, 28 anni e Salvatore Montalbano, 27 anni.

Il processo viene celebrato dai giudici della Prima sezione del Tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato con a latere Giuseppa Zampino e Alessandro Quattrocchi, presente il pm Alessia Sinatra della Dda di Palermo e gli avvocati difensori degli imputati Nino Gaziano, Giuseppe Barba, Maurizio Buggea, Antonio Mormino, Antonella Arceri, Daniela Posante, Anna Mongiovì, Carmelita Danile.

Quaranta, che si è presentato con il capello rasato, occhiaie, maglia nera,comincia a parlare sollecitato dalle domande dell’avvocato Posante.

Era l’Estate 2013 quando si decise la reggenza del Quaranta a Favara: “c’erano Chianetta, Francesco Fragapane, Pullara di Porto Empedocle.”

Si comincia a parlare di droga: “Fragapane chiese a Carmelo Battaglia una fornitura da 12 mila a 13 mila euro di cocaina. Fragapane per la droga si incontrava anche con Blando. Il primo, in futuro, per onorare il debito con Blando che gliela aveva data in  fiducia, chiese a me di spacciare.

L’avvocato Posante procede con una contestazione riprendendo un vecchio verbale. Quaranta: “Giornalmente Blando veniva a bussare alla mia porta per recuperare i soldi. C’erano circa 8 mila euro da restituire a Blando, su un totale di più decine di mila euro, a recuperai circa 2 mila euro”.

Nell’affaire droga c’era anche Salvatore Montalbano. Quaranta: “Calogero Quaranta mio figlio aveva litigato con Totó Montalbano perché Montalbano assumeva la cocaina che doveva spacciare. Infatti potete vedere dal mio cellulare, chiamavo sempre a Montalbano.Io mi facevo dare i soldi da Principato, periodo tra Natale e Capodanno”.

Accadde così: “Gegè fammi parlare con tuo papà” disse Quaranta. Il padre di Principato ‘salderà’ 300 euro del figlio verso Quaranta andando a prelevare il denaro subito in un bancomat

Avvocato Posante e pubblico ministero Alessia Sinatra si scontrano.

Quaranta adesso viene è incalzato dall’avvocato Barba: “Grosso modo dal 2002 al 2004 gestivo la latitanza di Di Gati. Rosario Pompeo e Vincenzo Quaranta accompagnavano i familiari di Di Gati . Il penalista opttiene un punto a suo favore quando, su sua specifica domanda, Quaranta afferma: che non avendo mai ricevuto un provvedimento di cattura o arrestato dopo le dichiarazioni di Di Gati per la gestione della sua latitanza, lo stesso viene a conoscenza delle dichiarazioni del boss racalmutese dalla lettura di una pubblicazione dal titolo Romanzo criminale che raccoglieva i suoi verbali.

Come avviene l’avvicinamento di Fragapane nel 2013 chiede l’avv. Barba …“Quando Giuseppe Vella uscì dal carcere mi voleva incontrare e mi portó nel sua masseria tramite Vetro.  Pullara e Di Giovanni avevano disponibilità di armi. Erano custodite a Favara nella zona delle case popolari di San Francesco dove abitava la mamma di Di Giovanni”.

Il rapporto Santa Elisabetta – Favara? Fragapane figlio aveva l’ambizione di diventare capo provincia. Favara e Santa Elisabetta in termini mafiosi sono sempre stati in collegamento. Fui  posato esattamente il 26 luglio 2014”

Prende la parola l’avv. Carmelita Danile, si parla di Scavetto. Collocazione temporale per Quaranta è il luglio – agosto 2014. “Non ho mai conosciuto e visto gli Scavetto, ne padre ne figlio”  “Se mi dice di indicare uno Scavetto in questa aula io non lo so fare perché non lo conosco” Tramite Giambrone,  Scavetto mi faceva sapere di essere lasciato in pace.

La posizione di Quaranta dal 2014 al 2013.

Quaranta in questi anni ha vissuto comunque una situazione di limbo per varie situazioni interne. “Inattivo” quando Provenzano toglie l’incarico  a Di Gati e nomina Falsone

Cosa accade quando entra a far parte ufficialmente a Cosa Nostra?

“Mi è stato detto di organizzare la famiglia di Favara però con la linea Fragapane (no falsoniana, Messina). Incontravo anziani, capi mandamenti per farmi autorizzare”.Comunque quelli della Montagna – emerge – salivano sempre sul carro del vincitore”.