Rigassificatore Porto Empedocle, la Dda chiede il sequestro della ditta Gest quarry

I sostituti procuratori della Repubblica di Palermo, Emanuele Ravaglioli e Calogero Ferrara, componenti della Direzione distrettuale antimafia, hanno chiesto al Tribunale del Riesame di Palermo, il sequestro preventivo con contestuale nomina di un custode e amministratore giudiziario il sequestro dell’intero capitale sociale della ditta Gest quarry srl di Favara, appartenente a Gaetano Sferrazza (95%) e Francesco Torres (5%) nonché i beni aziendali della medesima ditta di cui amministratore unico è Giuseppe Scariano di Favara.

La richiesta completa l’atto di appello dei Pubblici ministeri avverso il rigetto ad opera del Gip del Tribunale di Palermo Alessia Geraci, di emissione di misura cautelare in carcere nei confronti di Aurelio Cesareo, 61 anni di Catanzaro site manager della “Ingegneria e ricerca spa” (gruppo Enel);; Giuseppe Luzzio, 62 anni di Viterbo, amministratore delegato di Nuove energie (gruppo Enel);; Antonio Lorenzo Poli, 52 anni di Milano procuratore della “Ingegneria e ricerca spa” (gruppo Enel); Nunzio Adesini, 32 anni di Gela amministratore delegato della ditta Mondello spa; Emanuele Mondello, 57 anni di Gela imprenditore, socio e presidente del Consiglio di amministrazione della ditta Mondello spa; Giuseppe Scariano, 64 anni di Favara proprietario e gestore di fatto della Gest quarry srl; Salvatore Scariano, 41 anni di Favara (nato ad Agrigento) proprietario e gestore di fatto della Gest quarry srl; Antonio Sgarito, 29 anni di Favara (nato ad Agrigento) proprietario e gestore di fatto della Gest quarry srl; Gaetano Sferrazza, 40 anni, di Agrigento, titolare delle quote e amministratore unico della Gest quarry srl; misura cautelare dell’obbligo degli arresti domiciliari per Francesco Torres, 30 anni, di Agrigento titolare delle quote della Gest quarry srl; misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Pg, Giuseppe Citino, 63 anni di Varapodio (Rc) residente ad Avola, impiegato presso il cantiere di Porto Empedocle, dipendente “Ingegneria e ricerca spa” (gruppo Enel).

La vicenda è quella della realizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle che secondo la prospettazione della pubblica accusa, con riferimento ad una ingente fornitura di pietrisco ad opera della ditta Gest quarry, sarebbe stata commessa frode in pubbliche forniture aggravata dall’art. 7, ossia per procurare un vantaggio alla mafia.

Il Gip, con il suo provvedimento, ha escluso l’aggravante mafiosa così come ha escluso l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza in relazione agli altri due reati contestati ossia l’intestazione fittizia di beni e violazione di sigilli. Per il Gip non esiste alcuna aggravante mafiosa, pur riconoscendo l’illiceità dei comportamenti degli indagati con riferimento alla frode.

L’inchiesta sul rigassificatore di Porto Empedocle è scattata dopo che l’ex sindaco di Porto Empedocle Paolo Ferrara, divenuto testimone di giustizia ed oggi sotto scorta, aveva narrato di una maxi tangente Enel da un milione di euro destinata ai maggiori esponenti politici empedoclini per facilitare l’iter che avrebbe dovuto portare alla realizzazione del mega-impianto di rigassificazione. Ma, come scrive testualmente il Gip: “Le predette attività investigative evidenziavano stretti contatti e frequentazioni tra i soggetti indicati dal Ferrara e coloro che stavano materialmente seguendo l’avvio della realizzazione dell’impianto di rigassificazione a Porto Empedocle, anche se  non consentivano di acquisire riscontri in ordine all’ipotizzato pagamento di tangenti da parte di funzionari dell’Enel in favore di uomini politici o funzionari amministrativi”.