Una settimana prima dell’assassinio i servizi segreti cessarono di monitorare Pio La Torre

Tra le pieghe della storia, tra le amarezze e le poche vittorie della vita politica che ha dissepolto la presentazione del libro “I Mattarella”, ha incuriosito e forse anche allarmato una notizia che l’on. Capodicasa ha fatto ben filtrare nel suo discorso di testimonianza ai Mattarella.

Capodicasa, con la sua pluritrentennale militanza (è stato governatore di Sicilia, che è tutto dire), ci ha abituato alle grandi falcate narrative sul nostro passato prossimo e remoto. Stavolta però la rivelazione che ha fatto nel ricordare Mattarella, merita una chiosa particolare perchè riguarda l’assassinio di Pio La Torre.

Citando le sentenze che riguardavano l’uccisione di Piersanti Mattarella e di Pio La Torre, Capodicasa riferisce che “la mano fu mafiosa, che fu comminato l’ergastolo ai responsabili, ma non ha escluso cosi come la parte civile, il PCI ,aveva chiesto, di approfondire altri elementi che potessero in qualche misura corroborare questo esito processuale, cioè qualche mano esterna.

Perché il PCI parte civile aveva notato che Pio La Torre dal 1947 fino al 1982, lui fu assassinato il 30 aprile del 1982, fino al 24 aprile dell’82 i servizi segreti avevano sempre monitorato Pio La Torre, sempre. Guarda caso, i servizi, decidono di non seguire più Pio La Torre otto giorni prima dell’assassinio.

Quindi questo elemento ha più volte fatto sollecitare una riapertura delle indagini, ma siccome io vedo insieme l’assassinio di Pio La Torre e di Piersanti che viene assassinato un anno e mezzo dopo l’uccisione di Aldo Moro, mi pongo una domanda: C’è un intreccio?

Perché è chiaro che questo cumulo di assassinii politici che si sono concentrati in quella fase politica, hanno sconvolto un percorso politico che si era aperto, a livello nazionale e regionale. Difatti tutto qui si interrompe, nazionalmente e regionalmente. Le grandi forze politiche entrano nel tunnel della crisi che poi ha trascinato con se l’Europa e il mondo intero fino alla deflagrazione di tangentopoli e tutto il resto. Quindi Piersanti non cade tanto perché aveva bloccato gli appalti nelle tre scuole palermitane, ma a mio giudizio rientra nello scenario ben più vasto anche se non mi voglio avventurare in dietrologie o roba da romanzo, ma molti punti oscuri ancora rimangono.

La figura di Piersanti Mattarella non è una figura solo siciliana ma una figura a carattere nazionale è così ne hanno parlato tutti i dirigenti del Partito comunista che io ho conosciuto e con i quali ho avuto dimestichezza. Piersanti di sicuro avrebbe svolto ruoli politici nazionali perché figura carismatica e politicamente di alto livello, perché aveva una grandissima conoscenza dell’amministrazione e per tutte le altre ragioni che fanno di un uomo politico un grande uomo politico.

Questo lo ritengo un punto non secondario e certo non era compito del libro “I Mattarella” approfondire questi aspetti ma indubbiamente rimangono sempre da approfondire in altre sedi”.