Cuffaro a Favara: “La politica di oggi? Accozzaglia di persone che non si capisce chi la tenga in piedi”

Assedio degli ami ci ed estimatori

L’appuntamento era fissato a Favara sulla Collina di San Francesco presso il salone del “Boccone del povero” dove Vittorio Sgarbi e Totò Cuffaro avrebbero presentato i loro ultimi libri. 

Cuffaro arriva in perfetto orario e per avere una intervista occorre pazientemente aspettare che la folla che lo assedia si diradi. E’ il “Totòlasciatibaciare” di sempre e quando ci avviciniamo non ci dà il tempo di presentarci mentre con una stretta di mano si protende nell’abbraccio.

E’ il  solito gesto  dell’ex-governatore della Sicilia, di quel Totò Cuffaro che in anni universitari  portava la mattina il caffè a letto dei suoi amici coi quali condivideva l’affitto di una casa palermitana. Un episodio che ci rivelò parecchi anni fa uno dei suoi compaesani, direttore didattico in una scuola di Raffadali.

Cuffaro firma le copie del suo libro

Allora, signor mendicante….

E’ bello sentirsi chiamare mendicante”.

La location scelta si addice molto al suo libro sull’uomo che si crede un re. In tutti questi anni si è mai chiesto perché la Sicilia e i siciliani “divorino” i loro governatori? Talora in maniera così belluina come è accaduto (e sta accadendo) in questi ultimi decenni.

“Non so se sono i siciliani a divorare i loro governatori o meglio a divorare tutti i loro governatori. O sia invece uno strano sistema che tende a divorare un pezzo di politica, non voglio dire tutti i governatori, un sistema che probabilmente non è neanche molto condiviso dai siciliani. Quindi definire che sono i siciliani a divorare i governatori, almeno per quel che mi riguarda mi pare difficile. Non solo nel senso che non mi sono mai sentito divorare dai siciliani, anzi se dobbiamo utilizzare la parola divorare dovrei dire che sono stato divorato nel senso opposto, nel senso che sono stato affettuosamente voluto bene da tantissimi siciliani. Ce ne sono tanti che non hanno mai apprezzato la mia persona e il mio modo di fare politica e se io dovessi dire dei siciliani direi che ho riscontrato un affetto straordinario e una disponibilità straordinaria. Adesso qualche maligno dirà, beh certo tanta gente ama Cuffaro perché aveva il potere e distribuiva prebende. A questi maligni che l’hanno detto per tanto tempo e che sempre hanno sottolineato questo scambio che c’era tra il mio modo di fare politica e le persone, adesso vorrei dire “ma adesso perché c’è tanta gente quando io non ho più potere né prebende da distribuire, perché rimane quel collante che c’era prima quando ero re, quel collante sentimentale di affetto straordinario e che continua ad esserci adesso, forse ancora più forte oggi che sono diventato un mendicante. L’affetto e l’amore della gente nei miei confronti non mi è mai mancato in questi anni e, lo dico con grande consapevolezza, credo che sia stato la forza e il coraggio che mi ha consentito di superare una avversità terribile come il carcere. Il carcere non è un posto normale, il carcere è un posto che ti toglie tutto, non solo la libertà, ti spezza il fiato, ti toglie il respiro lungo della vita ma non può toglierti l’amore e i sentimenti delle persone. A me non lo hanno tolto, a me no. Io in carcere ero affamato di libertà ma non sono stato privato d’amore, ero sazio d’amore. Questa consapevolezza che mi ha accompagnato lungo i cinque difficili anni, la ritrovo ancora adesso, nel volto, nel sorriso, nella tenerezza di tante persone che vengono ad incontrarmi e capisco che in questi cinque anni hanno sofferto insieme a me, se non quanto me almeno come me. E questa è una cosa che ancora adesso mi emoziona tantissimo e mi impegna a continuare a lavorare per questa terra. A scanso di equivoci, a lavorare per un progetto di bene comune che esuli dal mio impegno politico-amministrativo. E’ una stagione della mia vita, è finita, si può essere a servizio della propria terra, delle persone che si vogliono bene, dei siciliani, facendo altre cose. Io farò altre cose a cominciare da quella di andare a fare il missionario in Africa perché credo che un pezzo di Sicilia che si occupa delle persone bisognose in Burundi non può non fare del bene alla Sicilia”.

Presentazione libro Cuffaro

La semplice battuta di un “mendicante” ha scatenato una sorta si  terapia di gruppo nel Pd, quasi un congresso straordinario al loro interno. Ci tolga una curiosità, il Pd va maluccio perché ci sono parecchi suoi collaboratori oppure per migliorare occorrerebbe dare più spazio ai suoi ex?

“Guardi, io prendevo in Sicilia un milione e ottocentomila voti, era la Sicilia che votava per me. Immaginare che questo milione e ottocentomila non votassero più mi sembra una cattiveria che neanche il più cattivo dei politici  possa immaginare. C’è tanta gente, nonostante molti non vadano a votare, che sceglie liberamente di votare i partiti che ci sono oggi nel mercato della politica. Io credo di aver detto una cosa di una ovvietà assoluta, al giornalista che mi chiedeva dove fossero andati a finire i miei voti ho detto “dove vuole che siano andati a finire,  nei partiti che ci sono oggi nel mercato della politica e siccome oggi uno dei partiti che prende più voti è il Pd, è chiaro che molti dei miei voti siano andati a finire nel Pd. E il giornalista continua dicendo” ma nel PD ci  è andata a finire la classe dirigente” e io ho risposto “ guardi, lei mi fa questa domanda perché non è un siciliano e non conosce la politica in Sicilia. I voti in Sicilia si muovono con la classe dirigente ed è chiaro che se i voti sono andati lì è perché ci è andato un pezzo di classe dirigente. Ma quella classe dirigente che stava con me non sono tutti delinquenti come me, dato che io sono stato definito tale da una sentenza e io l’ho  accettata con grande responsabilità, è tutta gente perbene, gente che ama la Sicilia, che ama vivere in famiglia, che ama lavorare onestamente, che ama accudire i propri interessi legali. E’ gente perbene,  se un milione e ottocentomila voti fossero tutti di delinquenti io mi preoccuperei a prescindere da dove siano andati a finire. Invece è tutta gente perbene che sta scegliendo di votare. La cosa preoccupante non è dove siano andati a finire questi voti ma che un grande partito come dice di essere il Pd sprechi quindici giorni del suo dibattito all’interno e all’esterno parlando di una ovvietà che ho detto io che sono pur sempre un delinquente che esce dal carcere. Questa è una cosa che io ho il dovere di attenzionare perché è questa la meraviglia delle cose che ho detto”.

Penso che lei avrà fatto la riflessione che un po’ tutti abbiamo fatto ricordando quel giovane Cuffaro difensore appassionato e furente della Dc in quella puntata del Maurizio Costanzo show e che oggi deve rivolgersi al Partito Radicale (aborrito dalla Dc) per chiedere comprensione e collaborazione.

“Nel Maurizio Costanzo show ho difeso il mio partito e la mia storia. Difendevo Mannino che è stato la storia della Democrazia cristiana, difendevo Rino Nicolosi ma lo facevo nella consapevolezza che se uno non ha la capacità e l’orgoglio di difendere la propria storia e il proprio passato, è difficile che possa costruire il proprio futuro perché nel nostro passato è ancorato il nostro futuro. Venendo a Favara ho visitato le Farm cultural park e lì c’è un pezzo della nostra storia, il passato che ti aiuta a proiettarci nel futuro. In quel Costanzo show stavo difendendo la Dc che era il mio partito, un partito di ideali, di valori e di cultura, un partito che manca nel dibattito politico di oggi. Se è vero come ho potuto appurare che due settimane fa, sono stato a Piazza Massimo dove c’erano oltre due milioni di persone che sono state lì per dodici ore, non organizzate da nessuno a ribadire che prima di qualsiasi altra scelta c’è una scelta etica e morale che va difesa e in cui bisogna credere. La Dc ha difeso storia, cultura, ideali. Questo adesso non c’è più, manca un simile partito. Insieme al Partito Radicale faccio la battaglia per far conoscere la vita che c’è dentro le carceri. Ho capito che non serve chiedere alla politica di umanizzare le carceri perché la politica fa quello che la società gli chiede e oggi, lo dico con grande amarezza, la società chiede alla politica restrizioni nelle carceri e forse anche di buttare la chiave. Io ho capito, e questo è anche il senso del mio libro, che occorre far conoscere insieme al Partito radicale cosa sono le carceri. Là dentro ci sono persone che seppure hanno sbagliato sono un pezzo della nostra società, non sarà la migliore ma merita rispetto e merita che le venga  data una possibilità di tornare a vivere e produrre. Se questo messaggio passerà nella società e questa se ne farà carico allora si incontrerà la politica che se ne occuperà. Se questo non succede sarà difficile  che le nostre carceri possano cambiare e le assicuro che il carcere non è un posto dove si può vivere serenamente, è un posto dove si muore, dove se non si ha una motivazione forte, se non si hanno le persone che ti vogliono bene, se non si ha una idea di futuro nelle carceri si continuerà a morire come ho visto io. Credo che sia giusto dare a queste persone una possibilità e un paese misura la sua civiltà da come tratta le persone che hanno sbagliato. Ecco il senso dell’uomo mendicante che crede di essere re”.

Indro Montanelli molti anni fa scriveva il suo rimpianto per la mancanza di un Partito socialista, oggi dovremmo aggiungerci il rammarico che non ci sia una Dc?

“Ci vogliono i partiti, ci vuole la Dc, ci vuole il Partito socialista, ci vuole il Partito Comunista. Non ci sono più i partiti, oggi c’è una accozzaglia di persone che sta insieme e non condivide i valori, idee, progetti, condivide soltanto la possibilità di stare in Parlamento e di farsi designare in Parlamento. Per dirla con una parola, io sono innamorato e credo in una politica dove ci sia una bandiera, dove quella bandiera rappresenti non la opportunità di stare in Parlamento ma rappresenti una idea, un valore, una scelta, una occasione qualunque essa sia, democristiana, socialista, comunista purchè ci sia, perché alla fine quei partiti avevano la voglia di dialogare, di riflettere e trovavano le soluzioni nella diversità. Oggi mi sembra ci sia una accozzaglia che non si capisce chi la tenga in piedi e basta capire quello che sta succedendo alla Cirinnà per vedere che non c’è più una idea di partito dove c’è tutto e il contrario di tutto. Questa politica non la capisco, credo sia sterile e non appartenga al cuore delle persone. Il risultato è che il 50% delle persone non va a votare”.