Mandorlo in fiore, Di Maida: “Adesso migliorare infrastrutture e servizi”

Intervista di Diego Romeo al promotore del Festival “I bambini nel mondo”.

I bambini nel Mondo ricevuti dal sindaco Calogero Firetto


Speranzosa edizione del “Mandorlo” 2017. Noi evidentemente continueremo a chiamarla Sagra e il carattere distintivo di questa manifestazione è rimarcato per ben 17 anni dal Festival “I bambini nel mondo” organizzato da lei e Criscente. Il Tempio d’oro a Palestina e Israele ha connotato indelebilmente questa ultima edizione. Ma, ne converrà, al suo interno la Sagra conserva tante altre potenzialità. 

“La sagra del mandorlo in fiore è certamente una manifestazione di grande richiamo che negli anni ha subito diverse trasformazioni. I precursori del cambiamento furono David Zard e Gianni Minà che organizzarono una manifestazione che coniugava la tradizione con l’innovazione. Fu la prima volta che accanto al Festival internazionale del folklore furono organizzati concerti ed eventi che riavvicinarono i giovani alla manifestazione. E’ uno schema che ritroviamo ancora oggi. Il festival internazionale “I Bambini del mondo” ormai rappresenta un pezzo di storia della festa del mandorlo in fiore , lunga 17 anni che è stata riconosciuta da importanti istituzioni come l’Unicef e l’Unesco. Il successo dell’evento sta tutto nell’interesse che ogni anno mostrano migliaia di bambini delle scuole che vengono a vedere il festival. In 17 anni abbiamo avuto più di 80 mila presenze agli spettacoli. Ottima l’idea di portare ad Agrigento le eredità immateriali inserite nella lista dell’Unesco, naturalmente una impostazione perfettibile ma credo sia la strada giusta da seguire senza rinunciare però più in generale al folklore, alla musica etnica e alla gastronomia legata ai prodotti del territorio e alla dieta mediterranea”.

Di recente ho avuto modo di scrivere su questa Agrigento (e non Girgenti) capitale della cultura.  Una città che mi sembra sia stata capitale dal 2500 a. C. molto probabilmente a insaputa dei politici e di chi li elegge.

“Concordo sul fatto che Agrigento è già per natura capitale della cultura già da 2500 anni .L’idea di sviluppo però che ha avuto la classe politica negli anni che vanno dal dopoguerra fino agli anni 90 è stato quello di puntare sullo sviluppo industriale. A testimonianza le numerose aree industriali sorte nelle periferie dei paesi della provincia e oggi per la maggior parte cattedrali nel deserto, che nulla hanno prodotto. Eppure con i soldi che si sono spesi per la realizzazione delle aree industriali si sarebbero potute finanziare altre infrastrutture quali strade e anche l’aeroporto che oggi avrebbe consentito alla città di affermarsi ai primi posti tra le mete siciliane, forse qualche gradino in più rispetto alla stessa Taormina. Negli anni in cui doveva crearsi un altro tipo di sviluppo soprattutto nel settore del turismo, agli agrigentini bastava un posto sicuro presso qualche ente pubblico o ci si accontentava di un posto come operaio nelle grandi imprese agrigentine , poi tutte fallite , piuttosto che cimentarsi in attività imprenditoriali legate al turismo”.

Eppure negli anni 60 l’on. Giglia aveva pronti nel cassetto 5 miliardi per l’aeroporto che gli fu bocciato dal Pci di Michelangelo Russo. E’ una cronaca comunale di cui ci sono tracce.

“Si, certo, pensiamo alla mancata realizzazione di un’ aeroporto. I tentativi lungimiranti da parte di alcuni politici dell’epoca come quello dell’on. Luigi Giglia di realizzare un aeroporto nella Piana di Licata fallirono miseramente , così come quelli dei politici che hanno ripreso l’idea anche nel recente passato , probabilmente perché avrebbe dato molto fastidio a realtà come quelle di Palermo e Catania per cui i tour di Sicilia per i viaggiatori dovevano partire tutti da quelle due città . Agrigento si doveva accontentare del passaggio “toccata e fuga” presso le strutture ricettive peraltro progettate in una zona come quella del villaggio Mosè distante dal mare. La camera di compensazione era costituita dalle grandi imprese di costruzione agrigentine che prendevano lavori in tutta la Sicilia e quindi creavano posti di lavoro per migliaia di agrigentini che così potevano contare su uno stipendio che gli consentiva di vivere. Oggi Agrigento rimane una città prevalentemente composta dal ceto impiegatizio e da anziani pensionati che con la loro pensione sostengono i figli che nel frattempo magari hanno perso il posto di lavoro o non lo hanno mai avuto”.

Oggi l’entourage politico sembra in stand-by. Uno scatto verso il futuro è frenato anche da una condizione governativa che perpetua le crisi. Le alternative cittadine quali sono, oggi?

“Quello che si sarebbe dovuto fare 30 anni fa gli agrigentini lo stanno realizzando adesso in una condizione certamente non più favorevole come nel passato. Il proliferare di strutture ricettive ne è la testimonianza. Chi ha la possibilità di disporre di un bene immobile cerca di creare attività come i B&B gli affittacamere, le case vacanze per i propri figli diversamente costretti a migrare verso altre mete. Gli agrigentini poi a differenza degli abitanti di altri posti della Sicilia non hanno mai fatto squadra nel rivendicare la creazione di opportunità per la propria città. Prendiamo ad esempio San Vito Lo Capo che fino a 20 anni fa era una piccola località sconosciuta come tanti altri posti in Sicilia. Li la gente ha fatto sistema ha capito che quella spiaggia (l’unica cosa che vi è a San Vito) poteva fruttare e quindi hanno preteso riuscendoci efficienza dei servizi ed investimenti da parte delle istituzioni”.

Ci può indicare qualcosa di positivo che si fa strada?

“La cosa positiva è che finalmente da qualche anno Agrigento sta alzando la china, la gente soprattutto quei pochi giovani rimasti si stanno rimboccando le maniche dandosi un gran da fare per inventarsi delle attività imprenditoriali legate al turismo. Finalmente la gestione, devo dire ottima, dell’Ente parco archeologico ha migliorato sicuramente la fruizione della Valle dei Templi. La Scala dei Turchi poi rappresenta certamente un valore aggiunto. L’unico problema però oggi è rappresentato dal fatto che se un giovane vuole aprire una start up non ha nessuna possibilità di accedere ai finanziamenti a fondo perduto per via dei bandi comunitari che non escono, figuriamoci poi l’accesso al credito con le banche che non finanziano più nessuno nonostante tutti noi stiamo pagando i debiti che le stesse hanno prodotto per colpa di tutti quegli amministratori criminali   che hanno speculato in danno dei cittadini. I dati turistici confermano che vi è una crescita esponenziale delle presenze turistiche e lo scorso anno Agrigento si è piazzata al secondo posto dopo Taormina. Per i prossimi anni assisteremo ad una crescente presenza di turisti che per paura , hanno smesso di viaggiare verso l’Egitto, la Tunisia e più in generale nei paesi del nord Africa e in paesi comunque che hanno subito attacchi terroristici”.

Lei ritiene che politici e amministratori  si daranno una regolata e ripenseranno se stessi? Ci sono diffusi e legittimi dubbi.

“Adesso il compito di chi amministra e amministrerà il territorio nei prossimi anni sarà quello di migliorare le infrastrutture e i servizi per far si che i milioni di viaggiatori che verranno nel prossimo decennio trovino una città accogliente con servizi all’altezza. Credo che Firetto stia andando in questa direzione”.

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