Akragas, i numeri dicono Serie D: serve l’impresa nel girone di ritorno

Con la sconfitta di ieri l’Akragas conclude il proprio girone di andata così come lo aveva peraltro cominciato: una sconfitta. Sono diventate ben 9 le volte in cui il “Gigante” è uscito da un match a mani vuote e, ciò che brucia veramente, è che i peggiori risultati sono tutti maturati tra le mura amiche dove i biancazzurri, lo ricordiamo, non hanno mai vinto da quando si è tornati a calcare il terreno di gioco dello Stadio Esseneto, dopo una forzata migrazione in quel di Trapani per le prime due giornate di campionato. 

La gara di ieri contro il Benevento rappresentava una di quelle partite ad alto coefficiente di difficoltà. Si affrontava una squadra in salute, seppur venisse da una sconfitta contro il Lecce, e sicuramente con una rosa molto più competitiva rispetto a quella dei siciliani. Ma, nonostante queste doverose premesse, bisogna anche dire che il match non ha mostrato tutto questo annunciato squilibrio e, ad onor del vero, le prime occasioni per sbloccare la gara sono state di fattura agrigentina. Ma uno dei più grandi limiti di questa squadra, se non il più grande, è rappresentato appunto dal reparto offensivo che, ogni qual volta bisogna metter la palla in fondo alla rete, entra in confusione palesando tutte le difficoltà emerse finora in stagione.

AKRAGAS SEMPRE IN SVANTAGGIO. Legrottaglie decide di ridisegnare la difesa con un 3-5-2 inserendo subito il neo acquisto Zach Muscat affiancato da Marino e Capuano; in porta Maurantonio preferito a Vono, al centro di alcune voci di mercato negli ultimi giorni; in mezzo al campo Zibert è il faro della squadra mentre in avanti spazio alla coppia LeonettiDi Piazza. L’Akragas non dispiace neanche per come inizia il match, soprattutto se il termine di paragone sono le ultime prestazioni dei biancazzurri. Le occasioni più nitide per passare in vantaggio sono di marca agrigentina: Zibert prima e Leonetti poi sfiorano e mancano clamorosamente l’appuntamento con il gol che, come avviene poi solitamente, si tramutano in condanna pesante come un macigno: infatti, allo scadere della prima frazione, arriva il gol di De Falco che “taglia” le gambe agli agrigentini e, fatalmente, risulterà decisiva come marcatura per ottenere l’intera posta in palio.

REPARTO (in)OFFENSIVO. Anche in questa gara, come dicevamo, sono emersi tutti i limiti di una squadra che sembrerebbe voler mettere la buona volontà per uscire da questa buia situazione ma che, al momento in cui bisogna concretizzare, mostra tutte le evidenti lacune imputabili nel momento in cui è stata costruita la rosa. Dal match di ieri ma soprattutto dall’ennesima sconfitta maturata si possono tratte alcune brevi conclusioni: la prima , evidente quanto tristemente vera, è rappresentata dal reparto offensivo: l’Akragas se vuole mantenere questa categoria ha bisogno di almeno due attaccanti che la buttino dentro. E’ impensabile pensare di poter raggiungere la salvezza confermando gli stessi numeri del girone di andata: 11 gol fatti in 18 partite sono un bottino troppo misero per poter solamente pensare di raggiungere l’obiettivo salvezza. Per questo motivo, Tirri avrà un bel lavoro da svolgere per portare almeno due giocatori di categoria e tentare di ribaltare quanto accaduto in queste prime 18 gare; la seconda riguarda l’aspetto puramente psicologico che appare una conseguenza della mancanza di risultati, di un ambiente non proprio tranquillo e di una situazione alquanto incerta. L’Akragas, da Ottobre a questa parte escludendo i derby con Catania e Messina,  è sempre andata sotto nel punteggio , vedendosi così per quasi la totalità delle partite disputate costretta ad inseguire.

MURO CONTRO MURO. Innanzitutto serve dare serenità e tranquillità ad un ambiente evidentemente scosso per poter mettere tutti gli addetti ai lavori nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro. Seguendo questo pensiero appare nocivo il comportamento della società che ha eretto un muro tra ciò che avviene all’interno del mondo Akragas e tutto quello che, invece, rimane fuori. Nessun tipo di comunicazione, nessuna spiegazione, nessuna dichiarazione di intenti, il nulla. E, in una situazione in cui la squadra perde malamente più della metà delle partite fin qui giocate, questa scelta ermetica di certo non paga.