Akragas, una stagione complicata che vale la salvezza. E ora?

Dopo 33 partite disputate, una stagione condita da alti e bassi, problematiche che hanno interessato anche sfere non prettamente calcistiche, l’Akragas è riuscita ad ottenere la salvezza matematica, con un turno di anticipo, garantendosi così il diritto di partecipare al campionato di terza serie anche il prossimo anno. Ma il cammino della squadra che fu di Legrottaglie prima e di Rigoli poi è stato da film. Un Thriller. Andiamo con ordine.

UN AMORE MAI NATO. Il 17 Luglio scorso veniva presentato alla stampa il nuovo allenatore dell’Akragas, colui il quale dovrà guidare la squadra in Lega Pro dopo un’assenza di più di 20 anni: Nicola Legrottaglie. Prima esperienza da allenatore in un club professionistico per l’ex giocatore di Chievo,Juve,Milan e Catania. Per lui, fino a quel momento, solo presenze da trainer nelle giovanili del Bari. Poi la scelta della novella società, quella targata Giavarini, che proprio nell’estate scorsa rilevò il 54% delle quote azionarie della società: “Si punta tutto sui valori di Legrottaglie”.  Tra mille difficoltà societarie e questioni legate all’agibilità dello Stadio Esseneto, l’Akragas a guida Legrottaglie gioca le prime partite casalinghe in quel di Trapani dove, tra Coppa Italia e campionato, non perde mai conquistando 4 vittorie nelle prima 8 gare disputate. La città e l’ambiente si galvanizza e si sogna in grande. L’Akragas , seppur per una manciata di giornate, ruota intorno alle zone nobili della classifica. Poi, improvvisamente, qualcosa si rompe. L’Akragas piomba in un vortice di sconfitte, peraltro ottenute tutte in casa, dove non vince per due mesi. Ed i passivi sono pesanti. Chiunque , tra Novembre e Dicembre, fosse venuto a giocare ad Agrigento era sicuro di siglare almeno 3 gol. La situazione precipita, la società si spacca al suo interno e, sostanzialmente, si vengono a creare due aree di influenza: la maggioranza societaria che vuole confermare Legrottaglie alla guida della squadra e chi, come la minoranza, spinge per l’esonero e il ritorno dell’unico, per i tifosi agrigentini, allenatore dell’Akragas: Pino Rigoli. Il 17 Gennaio, dopo la pesante sconfitta interna con il Matera per 1-4, Legrottaglie lascia:” Non si può guidare un regno diviso” furono le sue parole.

EFFETTO RIGOLI. Dopo le dimissioni di Nicola Legrottaglie, l’Akragas era a pezzi. Un ruolino casalingo scandito da sconfitte roboanti, il tabù Esseneto ed il timore che molti dei giocatori venuti ad Agrigento per Legrottaglie potessero salutare e fare la valigia. Invece, con una mossa a sorpresa, avviene l’impensabile. La minoranza societaria prende in mano le redini della gestione tecnica della squadra: vengono nominati, con effetto immediato , Dario Scozzari e Totò Catania, artefici anche loro della promozione dell’anno prima, a capo dell’area tecnica. E, come sostituto di Legrottaglie, non poteva che esserci soltanto un nome: Pino Rigoli. a distanza di un anno e mezzo dal divorzio, il tecnico messinese torna a casa. Si percepisce fin troppo facilmente l’aria di entusiasmo nei pressi dello Stadio Esseneto, questa mattina. Una folla di giornalisti che non si vedeva da tempo attende l’arrivo di Rigoli. Che la scelta ricaduta proprio sul mister di Raccuja fosse prima di tutto una intuizione a livello mediatico, la scintilla che potrebbe riaccendere gli animi, è fuori discussione. Ma Rigoli non è soltanto la scelta mediatica per riaccendere la piazza ormai demoralizzata. Rigoli è la medicina a questa squadra, considerata inadeguata fino a quel momento per la Lega Pro. E invece accade il miracolo. Con la stessa rosa, Rigoli centra 6 vittorie di fila che portano l’Akragas fuori la zona play out, prima di impattare nella prima sconfitta della sua gestione contro la Juve Stabia.

E ORA? Dopo la straordinaria rimonta di ieri, in appena 180 secondi, l’Akragas archivia il discorso salvezza. Adesso, dopo aver onorato anche l’ultima giornata di campionato contro il Benevento domenica all’Esseneto, bisognerà fermarsi a riflettere. Sono tanti gli interrogativi a cui bisogna trovare una risposta. Tante le questioni ancora in sospeso: stadio Esseneto, convenzione, riorganizzazione societaria, aumento di capitale. Inoltre, bisognerà capire dove si è sbagliato quest’anno, che comunque rappresenta un banco di prova dopo due decenni di assenza dal professionismo. Sono diversi gli scenari possibili: si parla di nuove cordate pronte ad investire su Agrigento, si parla di riconferme. Agrigento, perora, si gode la salvezza.