Agrigento: alle Farm un tuffo nell’arte del 900

Alte torri vegliano di Salvo Russo

Aveva proprio ragione Oscar Wilde quando scriveva “l’arte non può mai cercare di essere popolare, è il pubblico che deve cercare di diventare artistico”.

Il ludoscopio di Paolo Scirpa

Marco Meneguzzo con Pusateri

E certamente riflettendo su questa sottolineatura wildiana, Nino Pusateri dell’Associazione amici della pittura siciliana dell’800, scrive sul bel catalogo dedicato al gallerista Ezio Pagano che questa “mostra espone gran parte delle opere di artisti che hanno fatto l’arte in Sicilia nella seconda metà del novecento”.

Mare Muto di Alberto Abate

Per la cronaca, Pagano è oggi titolare di una struttura museale, il “Museum- Osservatorio per l’arte contemporanea in Sicilia”.

Non solo, è anche  l’omaggio a un gallerista e il dovuto riconoscimento ad un uomo che con grande tenacia, passione, competenza e onestà intellettuale ha voluto dedicare la sua vita all’arte e che ne rappresenta la memoria storica.

Medusa di Renato Guttuso

Pubblico attento alla presentazione di Meneguzzo e Pusateri

Magnifica occasione, dunque, per una full immersion in opere non importa molto se conosciute o meno, vendute o invendute, che costituiscono il quadro probante per riconsiderare l’arte e dove sono affiancati gli esponenti più illustri di molti periodi, scuole, interpretazioni, tecniche.

Una operazione che può risultare sconvolgente anche se non arriviamo alla “sindrome di Stendhal” e che comunque risulta innovativa nei confronti dei tradizionali sistemi di classificazione. Per gli agrigentini potrebbe risultare di grande compiacimento l’inserimento di un’opera di Rosario Bruno che si fa valutare insieme alle tante espressioni di Guttuso, Migneco, Fausto Pirandello, Panseca, Bazan, Fiume di cui si può ammirare una straordinaria  “La Civetta” dipinta alla maniera di Botero, senza dimenticare Attardi e tanti altri. Marco Meneguzzo che è lo storico presentatore delle mostre alle Farm agrigentine, definisce Ezio Pagano  il “Magellano in Sicilia”, il “nostro Magellano” esploratore di luoghi e persone inesplorati, siciliani anch’essi, ormai da cinquant’anni…..

 

Pagano continua la tradizione dei Francesco Carbone, e dei Nino Titone (alcune loro opere sono qui contemplate) che da intellettuali completi avevano tentato la strada dell’arte e della sua diffusione, essendo a un tempo  artisti e galleristi, critici e musicisti o scrittori”.

Meneguzzo chiude la sua presentazione con una significativa affermazione: ”Per Pagano esistono gli artisti siciliani non l’arte siciliana e concordiamo con lui quando dice che “la Sicilia è il posto più bello del mondo per lavorare, ma non per emergere”.

Ci si potrà accostare all’evento fino al 20 febbraio 2016.

Le foto sono di Diego Romeo

Senza Titolo di Rosario Bruno (agrigentino)

Rotatoria ovale mobile di Carmelo Cappello