Mafia a Favara, dalla “Fratellanza” alle famiglie, “famigliedde” e “linticchieddi”

La Fratellanza di Favara era una cosca mafiosa operante a Favara, in provincia di Agrigento, e nelle zone limitrofe, che si pensa abbia operato fino al 1883.

Nel 1883, grazie all’opera del funzionario di polizia Ermanno Sangiorgi, vennero arrestate più di 200 persone nella zona di Favara per alcuni efferati omicidi compiuti da una misteriosa “setta” chiamata la “Fratellanza”. Uno dei capi della “Fratellanza” venne arrestato nell’atto di affiliare due “fratelli” incappucciati e gli fu trovata una copia dei regolamenti dell’associazione. Ne seguì il ritrovamento di decine di scheletri di vittime della “Fratellanza” nascosti in luoghi isolati come grotte, pozzi prosciugati, zolfare dismesse e altre confessioni di alcuni affiliati consentirono il recupero di ulteriori varianti al regolamento della setta, nonché al suo organigramma: uno o più capi-testa comandavano più capidecina, ognuno dei quali aveva sotto di sé non più di dieci affiliati; il rituale di iniziazione avveniva pungendo l’indice dei nuovi membri per poi tingere con il sangueun’immagine sacra, che veniva bruciata mentre l’iniziato recitava una formula di giuramento: tale cerimonia di affiliazione era tipica delle cosche di Palermo, a cui numerosi membri della “Fratellanza” erano stati affiliati nel 1879, durante la prigionia con mafiosi palermitani nel carcere di Ustica.

 I membri della fratellanza, circa 500, venivano spesso reclutati proprio nelle miniere di zolfo. Furono alcuni di questi membri a parlare della struttura dell’organizzazione e solo agli uomini più importanti dell’intera cosca era consentito conoscerne il comandante.

Ovviamente col tempo i processi evolutivi hanno portato le organizzazioni criminali a strutture differenti anche se non del tutto dissimili a quelle del passato. Oggi a Favara, si parla, anche e soprattutto dopo le descrizioni del pentito raffadalese Maurizio Doi Gati di un mondo complicato fatto di famiglie, famigliedde, lenticchieddi, stiddari, chiatti e tolli.

Particolare la figura delle famigliedde. Di Gati ne parlò come di una caratteristica di numerosi nuclei familiari di Favara. Gente incensurata o accusata di piccoli crimini, non propriamente interna a Cosa Nostra, ma a disposizione di questa. Le famigliedde, per la consorteria, sono disposte alla manovalanza, anche a quella ad alto rischio, purchè non pensino di ambire ad alcuna gerarchia di Cosa nostra, manco alla “pungiuta” stessa.

In cambio le famigliedde ottengono protezione, “rispettabilità”, ma anche qualche provente del racket, qualora si trovassero in stato di bisogno.