Agrigento: la ribellione dell’uomo dal fiore in bocca (fotogallery)

La scena multimediale

Le coreografie

“Ho rivisto l’uomo dal fiore in bocca”, è uno spettacolo composito e certamente sofferto dal suo autore e regista Salvo Mangione, che è tornato  sulla scena  del Cine Mezzano di Porto Empedocle e si spera tra qualche settimana al “Teatro Pirandello” di Agrigento che dovrebbe decidersi, non in maniera feudataria, ad  aprire le porte a tante altre compagnie agrigentine.

L’nterprete principale

Sullo sfondo Salvo Mangione

Un adattamento scenico dello stesso Mangione dal celebre testo di Pirandello per l’interpretazione di Claudio Vasile Cozzo (per la prima volta sulla scena) e Lillo Zarbo. Le musiche di  Ennio Morricone hanno avvolto la scena da nostalgie e sapori esistenziali  mentre  le coreografie sono state  firmate da Giusy Liberto con  i danzatori Luca Ciulla, Selene Zarcone e Oriana Crapa. Un’altra regia, stavolta televisiva di Gianni Braccieri si è inserita in piena sintonia proiettando su grande schermo quanto accadeva in scena.

“Lo spettacolo – ci precisa Salvo Mangione – non è solo il classico atto unico di Pirandello, testo che ho lasciato integralmente, ma l’ho integrato con testi miei per  dare più forza al personaggio dell’avventore e a dare un’anima al protagonista. Ho inserito delle coreografie e dei contributi filmati a ricordo e ringraziamento delle persone che hanno dato lustro allo spettacolo agrigentino.” 

In una città di memoria labile, ha sortito un grande effetto vedere scorrere i volti di tanti personaggi della cultura e arte cittadina, buon ultimi Enzo Lauretta, Pippo Montalbano, Russo Archeoli, Franco Catalano, una rara sequenza “parlata” dello stesso Pirandello per finire a Mariuccia Linder alla cui memoria lo spettacolo era dedicato. Ridimensionato negli spazi scenici, Mangione  ci rivela  che al “Teatro Pirandello” ci saranno degli inserimenti significativi con lo stesso regista in scena che avverte il suo “attore” distrutto dall’angoscia di essere solo un “personaggio”. 

Un momento dello spettacolo

L’attore Claudio Vasile Cozzo è alla sua prima interpretazione di rilievo e dopo le primissime battute sopraffatte dall’emozione (la sua famiglia al completo era seduta in platea) riesce ad impadronirsi di un testo capolavoro e a rivelarne sfaccettature insolite. Quelle di un giovane trentenne o giù di lì che vede  il suo corpo sopraffatto e invaso da un fiorellino  sul labbro che gli concede pochi mesi di vita. Lillo Zarbo, noto attore favarese che abbiamo visto in film di Silvio Licata, gli fa da spalla generosa. Mai come questa volta e con lo smarrimento ingenuo  e  doloroso della constatazione tragica, il teatro, come mestiere dell’anima, si rimescola a quella macchina tenebrosa che è il corpo dell’uomo. In tempi in cui  Pirandello ormai lo si adatta a tutto, anche alla temperie dannunziana del “frou-frou del tabarin” come si è visto di recente in “Lumie di Sicilia” (temperie come si sa aborrita dallo scrittore agrigentino), “Ho rivisto l’uomo dal fiore in bocca” conserva, pur riadattandolo, tutto il suo amarissimo sapore, sena perdervisi dentro, senza esibizionismi e riferimenti vanesi.

Vasile Cozzo e Lillo Zarbo

Dicevamo sofferto questo adattamento di Mangione che si inchina al passato senza rimpiangere troppo, anzi quasi purificandosi e  affinandosi  nel rendere omaggio a  interpreti e amici scomparsi. Non capita spesso che  autori e attori  si facciano prendere dal delirio mettendo in mano alla gente il proprio cuore. E in questo delirio ci ha messo di suo anche  la coreografa Giusy Liberto che elabora il lutto con le movenze appropriate di una danzatrice avvolta in un nero mantello che ricorda l’inizio del bergmaniano “Settimo sigillo”. Con un effetto ancora più debordante perché nel film “sorella morte” appariva immobile giocatrice di scacchi, mentre qui appare sinuosa e sinistramente avvolgente . E trionfalmente danzante.

Vasile Cozzo

 

Un’ultima nota per il lettore: probabilmente non è un caso se nello stesso “Cine Mezzano” diversi decenni fa lo scrittore empedoclino Alfonso Gaglio metteva in scena il suo dramma “Pirandello Dopo” dove si raccontava di una identica ribellione dei personaggi pirandelliani che, radunati in una stazioncina ferroviaria, contestavano il loro autore.

Foto di Diego Romeo