Agrigento, arrestati scafisti: “Migranti costretti a salpare sotto minaccia dei kalashnikov”

Le rovine romaniche di Sabratha in Libia sono ormai patrimonio dell’Unesco e da questa spiaggia sono stati costretti a imbarcarsi sotto la minaccia del Kalashnikov gli oltre 500 nordafricani e siriani salvati poi la scorsa notte dall’encomiabile lavoro della Marina Militare Italiana. Il racconto che ne fanno il Procuratore della Repubblica Di Natale e il sostituto Vella durante la conferenza stampa, è tra i più drammatici di questi ultimi mesi e consegna agli investigatori non solo due scafisti che sono stati arrestati ma l’indizio che con la presenza dei siriani le rotte dei profughi abbiano scelto nuovamente la via mediterranea dopo avere battuto quella balcanica. Un rompicapo in più per gli investigatori che adesso si preparano a fronteggiare tra enormi difficoltà l’afflusso dei migranti. Difficoltà peraltro poco comprese e non ancora risolte “dai nostri colleghi”-come fa rilevare testualmente il Procuratore Di Natale- lanciando il dardo di una necessaria polemica. “Le indagini eseguite dalla Squadra Mobile–dice Di Natale- hanno condotto al fermo di due soggetti ritenuti gli scafisti che hanno condotto il barcone (il marocchino Brahimad Alì classe 95 e l’egiziano Ismail Flotte Ismail classe 84). Si è risalito a questi scafisti attraverso le dichiarazioni rese da taluni immigrati che hanno riconosciuto nelle immagini fotografiche i soggetti che avevano collaborato alla conduzione del barcone. Il reato è quello di immigrazione clandestina pluriaggravata che oggi è un reato gravissimo e omicidio colposo plurimo. Siamo in attesa di verificare se ci siano altre ipotesi di reato da contestare” . Sulle difficoltà di espletare questo lavoro “poco compreso”, chiediamo un maggiore dettaglio al Procuratore:”In passato c’era una maggiore frequenza di immigrati adesso c’è una recrudescenza. Nel 2015 c’erano circa 25mila persone iscritte nel registro degli indagati e abbiamo chiesto aiuto di risorse di personale ma non c’è stato dato nulla”.

Il sostituto Vella si sofferma sul prosieguo delle indagini confermando che “tutta l’organizzazione migratoria è in mano soprattutto a soggetti libici che hanno costretto le persone a imbarcarsi sotto la minaccia dei kalashnikov anche perché gli stessi migranti si sono resi conto che il numero degli imbarcati superava ogni ragionevole sicurezza di navigazione. Si è appreso che abbiano pagato circa mille euro a persona ma a molti di loro venivano poi sequestrate le restanti somme che avevano con se. Possiamo fare un calcolo e ipotizzare che il viaggio abbia fruttato all’organizzazione circa 750 mila euro”. Il maggior disagio per investigatori e immigrati è costituito dal fatto che” i 432 salvati andranno sistemati nei vari centri di accoglienza in giro per l’Italia come disposto sostanzialmente dal ministero degli Interni, noi oggi abbiamo sette testimoni che non hanno un canale privilegiato e quindi vengono gestiti come gli altri. Il nostro compito diventa più gravoso perché dobbiamo inseguire centri che non sono solamente siciliani ma sparsi per l’Italia. Insomma dobbiamo inseguire questi testimoni.”

Gli altri dettagli appresi durante la conferenza stampa , li fornisce il Comandante della capitaneria di Porto Empedocle Di Marco: “I salvati sono 432 di cui 54 donne e 15 bambini che sommati al centinaio o poco più di un altro gommone fanno salire a circa 540 il totale degli sbarcati a Porto Empedocle. Il barcone era stato avvistato a circa 15 miglia dalla costa libica e comunque già in acque internazionali. La causa del rovesciamento dell’imbarcazione è dovuta al panico diffusosi tra gli imbarcati molti dei quali erano assiepati nella stiva. Anche per questo si teme che il numero dei morti sia elevato.