Prostituzione nell’agrigentino, “costringeva moglie a vendersi per 50 euro”: le arringhe delle difese

Si è svolta ieri, in Tribunale ad Agrigento, una udienza riguardante il processo nei confronti di Lillo Pirrera, 49 anni di Camastra,  e di altri 19 persone indagate per un presunto giro di prostituzione tra il paese di origine dell’uomo e Racalmuto. Ieri a parare sono stati gli avvocati con le loro arringhe difensive.  Gli imputati, ai quali vengono contestai a vario titolo i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, avrebbero allestito vere e proprie case d’appuntamento.

In una deposizione avvenuta in passato il maresciallo dei carabinieri, Calogero Messana, che aveva condotto le indagini nel lontano 2007 aveva dichiarato “un nostro informato ci disse che il Pirrera faceva prostituire la moglie. Avviate le indagini accertammo che lo stesso aveva un tenore di vita molto buono con case ed auto nonostante risultasse disoccupato. Sottoposto a pedimentamento scoprimmo che Pirrera, insieme ad altre persone, aveva allestito diverse case di appuntamento tra Camastra e Racalmuto. Oltre al camastrese, nel procedimento sono implicate altre 19 persone di vari paesi della provincia di Agrigento e di diverse età, tra queste anche una donna.

In un’altra drammatica la testimonianza, una donna di Camastra nel processo che vede imputato principale il marito, Lillo Pirrera, ha dichiarato di essersi concessa, dietro pagamento di denaro, 50 euro, perchè “obbligata a farlo per miseria, servivano i soldi”. Gli incontri sarebbero stati organizzati proprio dal marito della signora.

L’accusa per Pirrera ha chiesto 9 anni di reclusione, altre tre condanne sono state chieste per altri tre indagati, Calogero Di Fede, Domenico Sperlinga e Lorenzo Vaccaro. Per loro la pena proposta è di tre anni. L’assoluzione invece è stata chiesta per tutti altri coinvolti nella vicenda.