“I Mattarella ad Agrigento”: nuovo libro di Paolo Cilona

“Gent.mo dottor Paolo Cilona, la ringrazio per l’invio del volume che riguarda mio padre, mio fratello e me, per averlo concepito, realizzato con tanta cura e puntualità. Sono contento che a presentarlo ci siano persone con le quali ho avuto un cammino politico. Grazie per gli auguri e con la speranza di incontrarla presto. Sergio Mattarella.”

Questo il testo della lettera che il nostro Presidente della Repubblica ha inviato a Paolo Cilona che gli ha dedicato un libro.

La presentazione si svolgerà domani alle ore 19,30 sul pianoro del Tempio di Giunone. Gli interventi sono stati assegnati a Ignazio Cantone ex presidente della Provincia Regionale, all’on. Angelo Capodicasa che in anni lontani contribuì a formare un governo regionale insieme a Mattarella (”a casa sua  facevamo le riunioni” ci rivelò in una intervista Angelo Capodicasa, l’avv. Antonino Gaziano, l’architetto Giuseppe Parello, l’on. Calogero Pumilia, coordinatore Enzo Sardo ex sindaco di Racalmuto.

Il libro, poco più di cento pagine edito dal Cepasa di Agrigento, con dovizia di particolari e di foto inedite, racconta l’esperienza politica straordinaria  del padre Bernardo, di Piersanti, ucciso dalla mafia e di Sergio che ha raccolto l’eredità politica fino ad essere eletto Presidente della Repubblica Italiana.

Cilona,  come sottotitolo al suo libro vi aggiunge  “nella terra di Pirandello, Sciascia e Tomasi di Lampedusa”, quasi a sottolineare il grumo di grandiosità e di contraddizioni in una terra periferia dell’impero che lo stesso Mattarella volle sottolineare nel suo primo messaggio al Parlamento (30 minuti  interrotti da 42 applausi) richiamando l’attenzione sul “Mezzogiorno d’Italia, le condizioni della giustizia, la sperequazione sociale, la lotta alla mafia e al malaffare, le risoluzioni attinenti la scuola, la ricerca scientifica l’integrazione e la sicurezza, lo sviluppo del territorio e la tutela dell’ambiente”.

Non è un caso che il predecessore Napolitano fosse un meridionalista e famoso direttore dei “Quaderni meridionali”. Anche stavolta, al Quirinale abbiamo un meridionalista e tout court, un siciliano.. E’ la volta buona, non possiamo più fallire. Renzi porti pure “il lanciafiamme”.