Olimpiadi, anche Agrigento gioca per l’oro: stella della nazionale volley è “targata” Di Giacomo

Non e’ una partita come le altre. Giocare una finale olimpica contro il Brasile al Maracanazinho e’ gia’ qualcosa di speciale, ma lo e’ ancor di piu’ per l’Italvolley ancora a caccia del suo primo oro a cinque cerchi. Dopo le delusioni di Atlanta nel ’96 contro l’Olanda, e Atene nel 2004 proprio contro il Brasile, il sestetto azzurro guidato dal ct Gianlorenzo Blengini non vuole rimandare ulteriormente l’appuntamento con la storia. “Per me e per i ragazzi – ammette l’allenatore torinese alla vigilia del match – e’ uno stimolo in piu’ a dare tutto sul campo. Ma non e’ una cosa che stiamo vivendo con angoscia. Sapevo che questo gruppo voleva fortissimamente questa finale, non sono sorpreso di quanto abbiamo fatto finora”. Tra l’Italia e quel successo olimpico mancato anche dalla corazzata di Julio Velasco e dalla sua generazione di fenomeni, c’e’ ancora una volta la Selecao che anche nelle ultime due edizioni dei Giochi ha murato in semifinale i sogni d’oro azzurri. Il sestetto azzurro stavolta arriva alla sfida con i brasiliani con un’altra consapevolezza, figlia anche del primo successo ai Giochi contro i verdeoro nel girone. “Quella partita ha dato a noi la consapevolezza di poterli battere – aggiunge il tecnico – ma a loro la forza per reagire ad una situazione che si era fatta complicata. Si sono rialzati e ora sono tornati ad essere il Brasile vero”. Un Brasile ritrovato dopo lo scampato pericolo che potra’ contare anche sul tifo infernale della torcida carioca, un inferno che non spaventa l’allenatore azzurro, convinto che la sua squadra sapra’ esaltarsi in quel clima: “Tutti parlano di questa partita come un match difficile, impossibile – spiega ancora – ma per me giocare contro la Selecao al Maracanazinho e’ una figata pazzesca. Devo ammettere che la torcida non ci spaventa, anzi esalta anche noi e non solo i brasiliani. Certo loro sono una squadra molto emotiva e riescono a trasformare in energia il calore del pubblico”. Da piccolo il 44enne ct torinese voleva fare il calciatore, “ero anche abbastanza bravo”, ma la famiglia ostacolo’ la sua passione convogliandola nella pallavolo. Di vigilie di finali olimpiche ne ha gia’ vissute due da tifoso e praticante, ma paradossalmente per Blengini e’ piu’ serena questa terza, vissuta da protagonista sul campo e non da spettatore televisivo: “Ho ricordo di sofferenza vera – racconta – le ho vissute entrambe quella del ’96 e quella del 2004, come normalmente un tifoso vive la finale di un mondiale di calcio. Oggi ho una consapevolezza diversa, forse perche’ sono un attore protagonista e sono concentrato sulle cose da fare”. In campo a guidare gli azzurri ci sara’ il miglior Zaytsev di sempre. Già Ivan Zytsev, 28 anni, è la stella della nazionale italiana. Non tutti sanno che il procuratore di questo gigante che ha trascinato l’Italvolley ha come procuratore un agrigentino, Nino Di Giacomo, storica figura della pallavolo di Agrigento dei tempi d’oro, di quando il palazzetto dello sport di via Petrarca era stracolmo di gente per assistere alle gesta del di quella squadra irripetibile, il Volley Team Agrigento, che raggiunse la serie A1.