Ultimo duello referendario all’ombra dell’Università agrigentina

Il tavolo della presidenza

Arriva buon ultimo questo incontro sul referendum organizzato dall’Ande e dal Consorzio universitario di Agrigento.

Dopo questa sera rien ne va plus e bisognerà attendere il 5 dicembre. Forse anche per questo il dibattito anche tra gli spettatori, che si è svolto nell’aula delle lauree dell’Università ha subito preso una piega pragmatica condotta con grande immediatezza prima dalla presentazione che ne ha fatto la presidente dell’Ande Carola De Paoli, seguita dal moderatore Enrico La Loggia del consiglio di presidenza della Corte dei Conti e infine dai due duellanti chiamati a misurarsi sul fronte del “si” Beniamino Caravita di Toritto della “Sapienza” di Roma e su quello del “no” Andrea Piraino dell’Università di Palermo.

Le conclusioni sono state tratte da Gaetano Armao, presidente del Consorzio universitario.

“Sono imparziale – ci avverte sorridendo Armaoaltrimenti non rispondo neanche sotto tortura.”

In una sede istituzionale dove si dibattono le grandi  verità  questa sera siamo alle prese con la verità della Riforma.

“Oggi ci sono tanti ragazzi, questo   dimostra come questo evento sia avvertito come importante  per farci una idea su questa riforma costituzionale. Sia in un senso che in un altro cercando di rendere più consapevole possibile il dato di ciascuno, ben sapendo che mettiamo le mani sulla nostra Costituzione sulla carta fondamentale. Tutti sono chiamati a fare il loro dovere ed esercitare il loro diritto e il 4 dicembre dovremo essere tutti protagonisti di questo importante evento per la vita della nostra democrazia”.

In questa sede ci sono problemi di rifiuto di insegnamento della Costituzione, come altrove si è verificato, se vince il si?

“Oggi siamo qui a fare un servizio culturale ai nostri ragazzi e dare gli strumenti. Non ci sono di questi rifiuti, il dibattito è pacato.

Che il dibattito fosse pacato e non da “duello dietro il Convento delle Carmelitane scalze”, come usava un tempo, ne danno una prova le risposte che i relatori ci hanno rilasciato .

Beniamino Caravita di Toritto:  L’aria che tira non glielo so dire, i sondaggi di oggi sono fondati però valgono quello che valgono in una situazione in cui il livello di incertezza ancora è  molto alto e probabilmente vi saranno pure cambiamenti di posizione negli ultimi giorni. Io continuo a pensare che la riforma sia sana e giusta priva di quei difetti di cui è stata accusata. Se dovesse passare il no perderemmo di nuovo l’occasione come nel 2006 di riformare, cosa di cui c’è bisogno e tutti son d’accordo da oltre trent’anni.

Suoi colleghi docenti non insegneranno se vince il si, una battuta o c’è qualcosa di profondamente vero?

“Non colleghi, solo un collega che è ormai in pensione e insegna per contratto e direi che è una battuta infelice, direi addirittura che tra i costituzionalisti la maggior parte è a favore della riforma”.

Articolo 70 in 9 parole mentre alla Boschi ne sono bastate sette cartelle. Come mai?

Vuol dire semplicemente che se una cosa viene divisa fra due soggetti occorre qualche parola in più per definire  il tutto, il bicameralismo differenziato deve inevitabilmente dire con qualche parola in più come si ripartisce la potestà legislativa.

Enrico La Loggia: L’impressione molto precisa è che più del 90% degli italiani non sa di che cosa si stia parlando. Il timore, la certezza è che quelli che andranno a votare che non saranno purtroppo la maggioranza degli italiani, voteranno a simpatia.  Che non c’entra niente né con la Costituzione né con la nuova legge elettorale. Peccato”.

La personalizzazione  di Renzi ha nuociuto parecchio

“Si, Renzi ha sbagliato. È stato un errore clamoroso. Per cui se si deve cambiare per peggiorare”.

La battuta dei docenti che si rifiutano di insegnare se vince il si?

“E’ una battuta molto seria che da l’assoluta misura di quanto possa essere fatta male questa riforma e quanto possa indignare quelli che di Costituzione vivono e la praticano”.

Andrea Piraino – Un Convegno che arriva in zona Cesarini. Fra poche ore ci sarà il silenzio, quali le sue impressioni.

“Le mie impressioni sono quelle che riportano i giornali dove l’avversione nei confronti di questa riforma è molto ampia. Questa riforma non è perfettamente conosciuta nei contenuti anche se ormai credo che si abbiano le informazioni necessarie e inducono i giovani, i lavoratori ad essere critici e contrari. Vedremo quello che succederà”.

Come docente avanzerà il gran rifiuto di insegnare la Costituzione?

“Io continuerò a insegnare e per quanto riguarda  la prolissità dell’articolo 70 risolto dai padri costituenti in 9 parole mentre adesso ci sono volute sette pagine di precisazioni ,credo che quando si vuole regolamentare ogni cosa e si deve esercitare il potere in maniera rigida si cerca di prevedere qualunque aspetto e qui non ci si è fermati a indicare i due procedimenti legislativi che la riforma vuole introdurre ma vuol far riferimento a materie specifiche, differenziando situazioni e quindi si è costretti a scrivere norme infinite che creano difficoltà di interpretazione”.

Bisogna tornare ai Padri Costituenti tutto sommato?

Sicuramente dal punto di vista della scrittura quella che abbiamo è molto meglio, però se questo vuol significare che non dobbiamo modificare la Costituzione questo no, diciamo semplicemente che questa riforma è sbagliata, fatta male e che sia necessaria una riforma della seconda parte della costituzione che ormai è una esigenza acclarata e indispensabile”.

Affollato il salone lauree dell’università