Truffa sui farmaci, luogotenente Nas ricostruisce indagini: “Le para-farmacie utilizzate come filiali della farmacia”

Celebrata davanti al collegio di giudici presieduto da Luisa Turco (a latere Ricotta e Croce) l’udienza che vede coinvolte dieci persone – tra farmacisti, medici e collaboratori – accusate di associazione a delinquere finalizzata a truffa, falso, ricettazione ed esercizio abusivo della professione.

Figura centrale del processo è senza dubbio il farmacista Mario Terrana, titolare di una farmacia e due parafarmacie che avrebbe –  secondo l’accusa – utilizzato per vendere abusivamente farmaci privi di targhette identificative obbligatorie per legge (fustelle) incrementando il volume d’affari.

L’inchiesta nasce a seguito di due esposti presentati da altrettante farmacie.

Il Tribunale, prima di cominciare l’escussione dei testimoni previsti, doveva sciogliere la riserva in merito alla lista testi, ampiamente sfoltita, e l’ammissione come prova dell’attività svolte da un investigatore privato, quest’ultima ritenuta inammissibile.

Comincia così, in un’aula 16 affollata più del solito, l’esame di un luogotenente dei Nas di Palermo chiamato a illustrare le attività di indagine svolte e, più in generale, le linee guide che regolano i rapporti tra farmacie, parafarmacie e Sistema sanitario nazionale.

“Le farmacie si istituiscono in base alla popolazione presente sul territorio e il loro scopo è quello di conservare e dispensare medicine. Esistono farmacie pubbliche – gestite dalle Aziende ospedaliere – e quelle private. La ricetta è un atto pubblico a tutti gli effetti e deve presentare determinate indicazioni quali nome, data e firma di chi la prescrive. Se la ricetta non ha questi requisiti il farmacista ha l’obbligo di non accettarla. I farmaci vengono suddivisi in fasce: quella A riguardano malattie croniche che prevede il rimborso statale; la fascia H riguarda i farmaci somministrati negli ospedali e, infine, c’è la fascia C, i cosiddetti farmaci da banco, quelli che si prendono senza prescrizione medica. Il rimborso dei farmacisti è del 35% mentre il 3% va al grossista.”

A questo punto il luogotenente, rispondendo alle domande del sostituto procuratore della Repubblica Carlo Cinque, traccia il percorso dell’attività di indagine svolta tra il 2011 e il 2012: “La Farmacia Terrana ha una licenza dal 1981. Il dato del fatturato, circa 100 mila euro al mese, di per sé non è indicativo ai fini investigativi. Le nostre indagini si sono concentrate sui medici che prescrivevano le ricette. Se tutte le ricette sono concentrate in una sola farmacia questo dato per noi diventa interessante. Ed è proprio quello che è successo. Tra i medici che spiccavano in tale senso ricordo il dott. Montante e il dott. Savatteri che, tra nel periodo in analisi, avevano in carico un enorme numero di ricette che superavano il migliaio al mese mentre nello stesso periodo nelle altre farmacie del territorio di Porto Empedocle erano poche decine.  Chiaramente le indagini, anche per incrociare i dati, le abbiamo estese a tutte le farmacie di Porto Empedocle. Il dott. Terrena, proprietario di una farmacia, era in possesso di fatto di altre due para-farmacie. In quest’ultime non possono assolutamente trovarsi farmaci di fascia A. Io stesso sono andato a  comprare dei farmaci e mi sono accorto della presenza di medicine che non potevano esserci. Le attività di indagine, consistenti in pedinamenti e raccolta di testimonianze dei clienti in un primo momento, si è poi arricchita dell’uso di intercettazioni telefoniche. Abbiamo potuto constatare che le due para-farmacie venivano usate come filiali per la Farmacia. In quest’ultima, durante una perquisizione, abbiamo anche trovato 7 ricette firmate in bianco.”

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