Il gip di Agrigento, Francesco Provenzano, ha respinto la richiesta d’archiviazione dell’inchiesta sul naufragio dell’11 ottobre 2013 in cui persero la vita 262 siriani, tra cui 60 bambini: accusati di omicidio la comandante della nave Libra e tre funzionari della Sala operativa della Guardia costiera a Roma: la tenente di vascello Catia Pellegrino, 41 anni, allora comandante di nave Libra, i due tenenti di vascello della sala operativa della Guardia costiera, Clarissa Torturo, 40, e Antonio Miniero, 42, e il comandante in capo del Cincnav, il centro operativo della Marina militare, ancora da identificare.
La vicenda la riporta l’Espresso a firma di Fabrizio Gatti.
«La nave Libra», osserva il gip Francesco Provenzano, «era nei pressi dell’imbarcazione in pericolo, era in condizione di intervenire tempestivamente e in tempo utile ad evitare l’annegamento di 300 persone, ma tale soccorso non si è attivato». La centrale operativa di Roma della Guardia costiera «era ben a conoscenza del dato che tra Malta e l’Italia non vi era un accordo per l’esatta individuazione delle zone Sar di competenza previste dalla Convenzione di Amburgo; ben sapeva che in altre occasioni Malta, a causa dell’eccessiva estensione della zona Sar che si era attribuita, aveva fatto mancare il proprio intervento… L’evento tragico era quindi ampiamente prevedibile e rappresentabile, ma non ci si è attivati adeguatamente, accettando quindi che si potesse verificare l’epilogo tragico collettivo come poi è avvenuto. Tale circostanza configura l’ipotesi del dolo eventuale che si innesta sulla causazione dell’evento ai sensi dell’articolo 40 secondo comma del codice penale». È l’articolo che stabilisce che «non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo».
Oggi in commissione Antimafia audizione del capo del Dipartimento per le liberta’ civili e l’immigrazione.