Dopo “Cartoline colorate” che ne facciamo del teatro agrigentino? (foto di Diego Romeo)

Annamaria Tedesco e Giusy Carreca

Elisa Gueli

Francesca Cosentino dopo Le Cattive

Dopo aver visto “Cartoline colorate”, lo spettacolo tutto al femminile di Giusi Carreca e Annamaria Tedesco al “Teatro della Posta vecchia”, troverei molto sensato che “chi di dovere” prenda atto della ripresa teatrale nella nostra città da addebitare soprattutto alla forza di alcune donne giurgintane.

Ne sa qualcosa l’attuale assessore al centro storico Beniamino Biondi che un paio d’anni fa firmò la regia di “Cattive” di Francesca Cosentino. Il sindaco Firetto avrebbe conferma di questo e altro dal suo assessore Biondi, tenuto nel salotto assessoriale come un vaso cinese della dinastia Ming. Da un po’ di tempo le messinscena con protagoniste donne attrici si susseguono ad iniziare da quel “Cattive” e poi “Delirio a due” di Lia Rocco per  il rinato “Piccolo teatro pirandelliano” seguito da “Ritorno a casa” di Pinter per la regia di Francesco Capitano. Un testo che ha consacrato il temperamento di attrice di Marcella Lattuca in un ruolo difficilissimo.

Nel mentre accadeva tutto questo il commediografo-farmacista Alfonso Gueli formava una sua compagnia teatrale con gli amici dei Lions debuttando felicemente con alcune sue commedie e che anche quest’anno prima dell’estate sarà di nuovo in scena.

Giorgia Flora in Carmela

E che dire di Francesco Principato commediografo e regista che da oltre due anni riesce ad adattare in siciliano opere di Goldoni con risultati sapidissimi e con attori che si sono rivelati straordinariamente impegnati.

Giorgia Flora

Giulia la violenza in agguato

La disinvolta Celeste Festini

Chiedetelo al pubblico che affollava il teatro all’aperto della parrocchia San  Lorenzo di Villaseta, Grandangolo lo ha verificato scrivendone puntualmente e dando conto di quella partecipazione affollata nel porticciolo di San Leone per gli spettacoli che allestisce ogni anno Giuseppe Adamo e i suoi collaboratori, tanto da far impallidire l’affluenza del “Teatro Pirandello” con le poche centinaia di teste canute che lo frequentano.

Se ci mettiamo il notissimo Mimmo Galletto di Raffadali e la new entry Vittoria Faro che ha messo in scena una “Medea” rielaborata al “Pirandello” si può avere il quadro completo di una scena teatrale vivace, significativa e da potenziare. Tutta gente che non ha atteso provvidenze comunali e che ha preferito in massima parte rivolgersi al sempre sensibile Teatro della Posta vecchia di Giovanni Moscato.

Non siamo riusciti a vedere lo spettacolo di Vittoria Faro che è stata omaggiata dal sindaco ma non dagli spettatori. Questi omaggi di solito increspano le acque dell’arcipelago familistico-clientelare che perdura nella nostra città. Ancora ci sarebbe da annoverare lo Stable festival di Mario Gaziano che frammenta e ricuce con disinvoltura testi pirandelliani mentre altro nome da spendere in campo teatrale, Enzo Alessi, non ha fatto in tempo a formare una sua bella compagine attoriale  vista in scena al teatro del Caos, che già le migrazioni per lavoro all’estero gliel’hanno decimata. Non per sciovinismo diciamo di trovarci dinanzi a una task-force teatrale che potrebbe dignitosamente andare a comporre almeno la metà delle dieci opere in cartellone quest’anno.

La fisarmonicista

La spregiudicata

Mariuccia Trupia una gloria del Piccolo Teatro pirandelliano

Rosamaria Montalbano

Santa casalinga doppio lavoro

Un momento della interpretazione di Elisa Gueli

Un primo piano della fisarmonicista

Un primo piano di Giorgia Flora

Un volo di Cartoline colorate

A nostro parere bisogna rimediare e subito e ci sorprende che i collaboratori del sindaco non si siano  posto il problema. Del resto ci si chieda perché Pippo Flora, inaugurando un ciclo di concerti,  abbia scelto artisti nostrani. Bravi e a basso costo. Perché con il teatro non si riesce a fare altrettanto?

Nonostante tutte le buone intenzioni non abbiamo ancora  in comune un referente istituzionale che riesca a dirimere i conflitti familistico-clientelari che ammorbano questa città. Eppure, in tempi in cui scarseggia la pedagogia politica, oggi incredibile, i 5 anni  di Firetto sono l’ultima chance per Agrigento. I Dioscuri politici sono tutti spappolati, lo stand-by in attesa di seggi senatoriali  o regionali (già vituperati) potrebbe rivelarsi più snervante e meno pagante del solito a fronte di una inconsistenza della futura classe dirigente dove non si vedono taumaturghi. Neanche Porto Empedocle riesce a produrli, come si è visto e dimostrato. Il teatro potrebbe essere un’ancora di salvataggio se è vero, come è vero quello che diceva Julian Beck del Living Theatre:”Il teatro è un chiosco di informazioni sulla strada  verso il sublime. L’informazione può essere inutile oppure può farci proseguire nella direzione giusta”.(Testo e foto di Diego Romeo)