Mafia: Antiracket Alcamo: “Espelleremo Artale ma Stato lo risarcì” (video intercettazioni)

“Dovevo incontrare Artale stamattina, non avevo nessun sospetto su di lui”.

A dirlo è Vincenzo Lucchese, presidente dell’Antiracket di Alcamo, di cui era socio Vincenzo Artale di 64 anni, arrestato stamane dai carabinieri.

L’imprenditore, secondo le indagini, avrebbe goduto della vicinanza mafiosa di Mariano Saracino per ottenere commesse di lavori che riguardavano l’intero ciclo del calcestruzzo.

“Artale lo conosco da tempo. Nel 2006 aveva subito due attentati incendiari e assieme ad un altro imprenditore (Vincenzo Parisi) – racconta – aveva fatto richiesta di accesso ai Fondi di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura senza ottenere in prima battuta il via libera dalle istituzioni. Poi ricevette 250 mila euro di indennizzo in due tranche. In alcune riunioni in prefettura il suo caso veniva descritto come un modello da seguire”.

Parisi, assieme a Francesco Pipitone, è uno degli imprenditori che ha dato il via alle indagini intorno alla fine del 2012. Entrambi – nelle loro denunce – dicono di essere stati “indirizzati” verso Artale per l’approvvigionamento di cemento. “Ho letto tutte le accuse diffuse – dice Lucchese – e cado dalle nuvole. Artale mi risulta essere un imprenditore messo male economicamente. Non ha mai avuto un impianto tutto suo, si riforniva da un altra parte, e adesso che voleva aprirne uno aveva problemi con le banche. Aveva comprato un terreno, lo aveva spianato, ma poi il progetto si stava arenando per mancanza di fondi. Mi risulta difficile credere ad Artale come il beneficiario di un sistema di gestione del calcestruzzo tra Alcamo e Castellammare del Golfo, ma nonostante ciò ho convocato per domani il consiglio direttivo per procedere all’espulsione formale e ci costituiremo parte civile nel processo”.

L’Associazione antiracket e antiusura di Trapani, dopo gli arresti tra Alcamo e Castellammare del Golfo, tra cui un imprenditore antimafia, esprime “ferma e incondizionata condanna nei confronti di quanti utilizzano le associazioni antiracket per occultare i propri affari illeciti e le perduranti connivenze con la organizzazione mafiosa”. Antiracket Trapani, sottolinea il presidente Vincenzo Guidotto, “auspicando una sempre maggiore presa di coscienza da parte delle vittime e dell’intera società civile sulla pericolosità che il fenomeno mafioso continua a presentare pe la società, l’economia e la democrazia, rinnova ancora una volta l’invito a denunciare ogni atto di illecita imposizione e conferma la disponibilità dell’associazione ad assicurare consulenza ed assistenza legale, gratuitamente, alle vittime delle estorsioni ed a quanti intendano reagire allo stato di sottomissione nel quale sono ancora assoggettati”.

“Grazie ai Carabinieri della Compagnia di Alcamo e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani è stato possibile mettere a segno un altro colpo contro la criminalità organizzata. Ancora una volta magistratura e forze dell’ordine danno un segnale di speranza: è possibile continuare la lotta contro ogni forma di malaffare”.

Lo afferma il presidente di Confindustria Trapani, Gregory Bongiorno, commentando l’operazione che oggi ha portato all’arresto del capo della famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo e di altri quattro affiliati. “Il fatto che tra gli arrestati – continua Bongiorno – ci sia anche un imprenditore iscritto all’associazione antiracket di Alcamo fa capire quanto sia importante non abbassare mai il livello di guardia. Vicende come questa rischiano, infatti, di vanificare il lavoro fatto in tanti anni e dare forza a quanti cercano di confondere le acque. Conforta il fatto che al risultato di oggi si sia pervenuti grazie alle denunce di altri imprenditori. Questa è l’unica strada da perseguire, questo l’atteggiamento che dobbiamo continuare ad incoraggiare”.