Mafia, dove sono i beni confiscati? Il 26 Aprile incontro pubblico organizzato da “A testa alta”

I numeri parlano chiaro: Agrigento, con 300 beni, è la diciottesima provincia in Italia per numero di beni confiscati alla mafia, tra immobili e aziende. E in Sicilia, dove si trova quasi il 50% dei beni sottratti in tutta Italia alla criminalità organizzata, Agrigento è la sesta provincia.

Un dato destinato a crescere a seguito dei provvedimenti in materia di confisca di beni e di misure di prevenzione con i quali, negli ultimi mesi, sono stati inferti duri colpi ai gruppi mafiosi e all’entourage socio-economico delle cosche agrigentine. Eppure, tranne qualche caso isolato, di questo tesoretto sottratto a Cosa nostra si sa poco o nulla: su 27 comuni agrigentini assegnatari di beni confiscati, soltanto tre hanno reso pubblico l’elenco previsto dall’art. 48 del Codice delle Leggi Antimafia. Dove sono gli immobili? In quali condizioni di trovano? Chi li occupa? La denuncia di “A testa alta” rivela anomalie e ombre che ostacolano, in provincia di Agrigento, il passaggio all’ultima fase del processo di restituzione alla collettività dei beni confiscati.

E poi c’è il caso emblematico di Licata, sul quale indagano la Procura e i Carabinieri. Anche l’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata vuole vederci chiaro e ha disposto verifiche tramite la Prefettura di Agrigento. Dal pentolone che ha scoperchiato “A testa alta” salta fuori l’inverosimile: ricchezze sottratte ai mafiosi lasciate da decenni in deplorevole stato di abbandono; terreni destinati a vivaio utilizzati per la sepoltura di cani; appartamenti e terreni non utilizzati secondo le finalità di legge oppure abusivamente occupati o coltivati da terzi. Viene alla luce anche il rebus dei beni confiscati a Palma di Montechiaro: per il segretario comunale della città del Gattopardo, non risultano assegnati all’Ente beni immobili confiscati alla mafia mentre i dati ufficiali dell’Agenzia diretta da Umberto Postiglione, recentemente pubblicati da confiscatibene.it, indicano ben 13 beni (7 immobili, 6 aziende) confiscati e trasferiti al Comune di Palma di Montechiaro. Anche nel capoluogo agrigentino le cose non sembrano andare nel verso giusto: al 31 dicembre 2015, risultano trasferiti al Comune di Agrigento 27 beni confiscati, di cui n. 21 beni immobili e n. 6 aziende. Ancora silenzio da parte dell’amministrazione comunale sulla richiesta di accesso civico di “A testa alta”, connessa all’inadempimento da parte dell’Ente degli obblighi di trasparenza sui beni confiscati.

Ma alla denuncia si accompagna la proposta, e non potrebbe essere diversamente poiché la confisca dei beni e il loro riutilizzo in favore della collettività hanno in sé un valore simbolico estremamente forte e rappresentano una concreta opportunità di creare lavoro e sviluppo. Basta perdere altro tempo. Si rischia di vanificare per sempre il prezioso e faticoso lavoro di magistratura e forze dell’ordine. È questo il tema dell’incontro pubblico che si terrà martedì 26 aprile, a partire dalle 18,00, nel teatro comunale “Re Grillo” di Licata.

Interverranno: Franco Castaldo, giornalista, saggista e direttore-fondatore di Grandangolo, Il Giornale di Agrigento; Salvatore Vella, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento; Pino Maniaci, giornalista e direttore di Telejato; Salvo Vitale, giornalista, saggista e già conduttore, con Peppino Impastato, di “Onda Pazza” trasmessa da Radio Aut. Molti altri ospiti interverranno al dibattito che vedrà la partecipazione della compagnia teatrale “Il Dilemma” e di altre associazioni cittadine.