Claudio, agrigentino, pronto a “unirsi” al compagno dopo 15 anni insieme

Claudio Lo Bosco e Carlo Verri ad agosto festeggeranno i loro 15 anni insieme. Sono loro la prima coppia ad aver inoltrato via mail la prenotazione per registrare la propria unione civile al Comune di Palermo. Nel primo giorno che ha dato il via alle prenotazioni Claudio e Carlo hanno battuto tutti sul tempo. Insieme a loro altre quattro coppie, tutte al maschile, hanno presentato la loro richiesta. Un passaggio necessario per consentire a Palazzo delle Aquile di calendarizzare tutte le cerimonie delle UNIONI civili. Se saranno confermati i tempi di pubblicazione dei decreti, le prime UNIONI civili nel capoluogo siciliano potranno essere celebrate entro il 20 di agosto. “Per noi è un passaggio importante – dice all’AdnKronos l’assessore comunale alla Partecipazione, Giusto Catania – E’ un tema a cui l’amministrazione si è sempre dimostrata particolarmente attenta”. Il Comune di Palermo già tre anni fa, ben prima quindi del via libera alla legge nazionale, ha istituito il registro delle UNIONI civili.  “Pensavamo ci fosse un vulnus nei diritti della persona” dice oggi Catania, per il quale “qualsiasi provvedimento che estende i diritti troverà sempre l’Amministrazione attenta e pronta al sostegno. Abbiamo già individuato le sedi, saranno le stesse utilizzate per i matrimoni con rito civile, a meno di richieste particolari da parte delle coppie”.

“La legge è un passo in avanti” ammette Catania, per il quale, però, “la battaglia per i diritti civili in Italia è ancora apertissima”. Perché nei fatti la normativa nazionale “non equipara le unioni civili al matrimonio. Serviva una legge sul matrimonio paritario, ma questa è una mia opinione personale” spiega. Il riferimento è al tema delle adozioni. “Trovo che sia un diritto sacrosanto – dice ancora Catania – che si possa adottare il figlio del compagno e credo che sia un errore lasciare in mano ai giudici questa materia, in cui, invece, deve essere prevalente l’interesse del minore”. In ogni caso la legge approvata dal Parlamento “anche se non risolutiva e sufficiente è un punto di partenza”. Una tesi che Claudio Lo Bosco sposa pienamente. “E’ una legge che è nata male – spiega all’AdnKronos -, ma è un primo passo dopo 30 anni di tentativi”. Lui e Carlo, 43 e 37 anni, si sono conosciuti a Padova. “Io sono nato ad Agrigento – racconta -, il mio compagno in provincia di Venezia, dal 2005 viviamo a Palermo per lavoro”. Claudio è un impiegato statale, lavora al Crea, un ente di ricerca agroalimentare a sostegno del made in Italy. Il compagno è uno storico, tiene un corso all’Università di Palermo. “La stepchild adoption è stata un’occasione mancata – dice -. Io e Carlo non abbiamo figli e non pensiamo di averli, ma tanti vivono una condizione diversa ed è una battaglia di civiltà che va combattuta” conclude.