La sanità ad Agrigento non può morire di politica: adesso basta
“ Non ci resta che affidarci, in primis, al presidente della Repubblica, al Prefetto di Agrigento, al Procuratore della Repubblica, ai comandanti di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza”
Adesso basta.
E’ arrivato davvero il momento di dire basta e smetterla con questa sequela di bla bla bla, proteste più o meno sentite e vibranti, indigazione e rassegnazione. Nell’articolo appena pubblicato sul Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento i medici del reparto ci consegnano una fotografia della struttura davvero mortificante: più macelleria che struttura ospedaliera.
E sappiamo anche che scappano i primari e lo stanno facendo anche i medici, cinque in tutto, che pensano alle dimissioni e non intendono trovarsi “nel posto giusto nel momento sbagliato”.
Non ci sarebbe null’altro da aggiungere se non il fatto che queste pochissime righe mettono davanti a precise responsabilità chi detiene le leve del comando della sanità pubblica in Sicilia, nella provincia e città di Agrigento. Nessuno tra loro potrà dire non sapevo. Chiacchiere ne sono state fatte a iosa. Ma, come scrivono i medici del Pronto soccorso al direttore sanitario Migliazzo e al responsabile del dipartimento di emergenza Fiorica (il manager Zappia già sa)“La situazione odierna desta grandissima preoccupazione visto che in atto le gravissime criticità non appaiono risolte o tantomeno attenuate”.
Ed allora si comprende bene che non c’è più tempo e non ci resta che affidarci, in primis, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che saprà interpretare bene questo grido di dolore. e immediatamente dopo al Prefetto di Agrigento, Filippo Romano; al Procuratore della Repubblica, Salvatore Vella; ai comandanti di Polizia (Emanuele Ricifari), Carabinieri (Vittorio Stingo) e Guardia di finanza (Rocco Lo Pane), affinchè usino tutti gli strumenti a loro disposizione e ridare dignità ed assistenza a chi da un Pronto soccorso si aspetta cure ed aiuto.
Dopo questo ultimo drammatico atto consegnatoci dai medici e dai primari (già divenuti ex) non c’è più spazio per alcuna trattativa o mediazione: la sanità ad Agrigento non può morire di politica.