“Appalti e mazzette” riparte da zero: dichiarata l’incompetenza territoriale del Gip di Agrigento
Un vero e proprio colpo di scena che complica il percorso giudiziario avviato dalla Procura di Agrigento guidata da Giovanni Di Leo e che inerisce non solo sulle decisioni già adottate in precedenza, ossia gli arresti di cinque indagati ma anche sui sequestri di soldi
I giudici del Collegio, sezione per il riesame dei procedimenti restrittivi della libertà personale e dei sequestri del Tribunale di Palermo, composto dai magistrati Antonia Pappalardo (presidente), Annalisa Tesoriere e Simona Di Maida, con una decisione clamorosa adottata lo scorso 6 giugno ha demolito la competenza territoriale del Gip del Tribunale di Agrigento in relazione alla mega inchiesta “Appalti e mazzette” ed ha dichiarato “l’incompetenza territoriale del Gip del Tribunale di Agrigento in favore del Gip del Tribunale di Palermo, disponendo, per l’effetto, trasmettersi gli atti al P.M. presso il Tribunale di Agrigento per le determinazioni relative”.
Un vero e proprio colpo di scena che complica il percorso giudiziario avviato dalla Procura di Agrigento guidata da Giovanni Di Leo e che inerisce non solo sulle decisioni già adottate in precedenza, ossia gli arresti di cinque indagati ma anche sui sequestri di soldi (oltre 300 mila euro) già disposti in due circostanze, uno dei quali, a scopo preventivo, disposto dalla Procura il 12 giugno scorso, sei giorni dopo la dichiarazione di incompetenza territoriale del Gip del Tribunale di Agrigento. Adessso, dovrebbe occuparsi dell’intera vicenda giudiziaria il Gip di Palermo che ha 20 giorni di tempo a partire dalla ricezione degli atti per adottare misure nuove e non lasciar decadere l’efficacia dei provvedimenti già adottati.
Il provvedimento è stato adottato nell’ambito del ricorso presentato dall’avvocato Maria Alba Nicotra nell’interesse del suo assistito, Luigi Sutera Sardo finito in manette lo scorso 18 maggio e attualmente agli arresti domiciliari.
Al momento si conosce solo il dispositivo, per quanto eloquente, del provvedimento e le intere motivazioni verranno depositate entro 45 giorni.
Oltre l’incompetenza territoriale del Gip del Tribunale di Agrigento, il collegio presieduto da Antonia Pappalardo ha anche parzialmente accolto il ricorso dell’avv. Maria Alba Nicotra, disponendo l’annullamento dell’ordinanza del Gip del Tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino con riferimento al capo D dell’accusa, riguardante gli indagati Sebastiano Alesci, Diego e Federica Caramazza e Luigi Sutera Sardo ai quali è stato contestato il reato di corruzione “perché , il primo operando nei diversi modi svolti quale dirigente in diversi Comuni della provincia di Agrigento e limitrofi, e da ultimo in specie in qualità di dirigente in regime di convenzione del Dipartimento LL.PP. – Territorio ed Ambiente – Ufficio di Vigilanza e controllo del territorio del comune di Licata, e responsabile area P. O. 3 area tecnica del Comune di Ravanusa fino al 31.12.24, asserviva le sue funzioni agli interessi imprenditoriali del gruppo d’imprese facente capo a Diego Caramazza ed alla sorella Federica operando come tramite per fargli ottenere lavori pubblici anche mediante i reati che precedono, e riceveva per sé e per altri denaro e altre utilità consistite nella dazione di almeno 25. 000 euro consegnati a Luigi Sutera Sardo uomo di fiducia dell’Alesci e nello svolgimento a novemmbre 2024 dei lavori edili e di movimento terra presso il casolare e la tenuta di compagna di Sebastiano Alesci, formalmente intestala al figlio, sito sulla S.P.63 nella c.da Commuto mc, agro di Naro, agendo in violazione dei doveri di fedeltà, imparzialità, e – fornendo attività d’intermediazione illecita anche con altri pubblici ufficiali gravitanti nel settore dei lavori pubblici in Licata. Favara, Naro, dal 2024 con condotta tuttora in corso”.
Quarantacinque sono i giorni necessari per depositare le motivazioni complete che spiegheranno anche la ragione della conferma della misura cautelare restrittiva, seppur domiciliare, riguardante gli indagati.
La vicenda, nel suo complesso ed al netto degli odierni provvedimenti, va riassunta, come ha già fatto Grandangolo nel maggio scorso, così:
Un vero e proprio terremoto giudiziario. La procura guidata da Giovanni Di Leo ha messo le mani su quella che sembrerebbe essere una “tangentopoli” che parla molto agrigentino. L’ipotesi è un vasto sistema di corruzione per pilotare gli appalti pubblici in favore di determinate imprese e ditte. La Squadra mobile di Agrigento, agli ordini del vicequestore Vincenzo Perta, ha eseguito cinque arresti: si tratta di quattro imprenditori favaresi e del dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Licata. In carcere (oggi sono ai domiciliari) sono finiti: Diego “Dino” Caramazza, 44 anni, di Favara; Luigi Sutera Sardo, 68 anni, ex consigliere provinciale ed ex assessore del comune di Favara. Ai domiciliari, invece: Federica Caramazza, 36 anni (non più ristretta ma soottoposta all’obbligo di dimora), di Favara; Sebastiano Alesci, 67 anni, dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Licata; Carmela Moscato, 65 anni, di Favara (oggi totalmente libera). Tra gli indagati anche l’ex assessore regionale e attuale deputato Roberto Di Mauro, Maurizio Giuseppe Falzone, 63 anni, di Licata, dirigente del settore lavori pubblici del Libero Consorzio di Trapani; Rosaria Bentivegna, 67 anni, avvocato di Catania; Antonio Belpasso, 38 anni, di Catania; Alessandro Vetro, 45 anni, di Favara; Alessandro D’Amore, 56 anni, di Matino provincia di Lecce; Vittorio Giarratana, 52 anni, di Ravanusa, dirigente del settore lavori pubblici del comune di Valguarnera; Giovanni Campagna, 46 anni, di Ravanusa, segretario particolare dell’ex assessore regionale Roberto Di Mauro; Giuseppe Capizzi, 38 anni, imprenditore e sindaco di Maletto.
Nel corso dell’evoluzione della vicenda negli ultimi due mesi il Gip del Tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino non ha convalidato gli arresti eseguiti ma ha emesso ordinanza di custodia cautelare con la quale ha mantenuto lo stato di detenzione degli indagati e non approvato l’ipotesi di reato di associazione per delinquere.
Poi, altra clamorosa decisione: il dissequestro di oltre 300 mila euro nella disponibilità di cinque indagati (la famiglia di imprenditori favaresi del gruppo Caramazza, i professionisti Sebastiano Alesci e Vittorio Giarratana) disposto in più riprese dal Tribunale della libertà presieduto da Wilma Angela Mazzara e la reazione, a tamburo battente, con un provvedimento urgente di sequestro preventivo firmato dal procuratore capo Giovanni Di Leo e dal sostituto Rita Barbieri. Decisione adottata sei giorni dopo la dichiarazione di incompetenza territoriale del Gip del Tribunale di Agrigento. L’atto di sequestro è stato notificato agli interessati dagli agenti della Squadra mobile di Agrigento che sta conducendo le indagini. Per Di Leo e Barbieri “Appare certo il rischio di dispersione delle somme di denaro, conservate in buste sigillate nell’attesa della decisione del giudice” e per questo sono stati sequestrati nuovamente 188.800 a Carmela Moscato, 65 anni, madre di Federica e Dino Caramazza ai quali sono stati sequestrati 35 mila euro alla prima e 7900 al secondo. Tornano sotto chiave anche i soldi sequestrati a Vittorio Giarratana (50 mila euro) e Sebastiano Alesci (17,850).
Inevitabile il ricorso dei difensori degli indagati che aprono così una nuova pagina giudiziaria che non lascia spazio ad alcun tipo di previsione.
La storia continua.