La Sagra lascia tutti contenti, parola del sindaco Firetto

Non è più un “Cold case”, un crimine freddo, archiviato, da ripetere però come un “serial” ogni anno  come un crimine da Prima Repubblica dove le entrate non pareggiavano manco le uscite.

Così è andata per mezzo secolo e più. Oggi, parola di sindaco, la Sagra non sarà più come prima, anche se ancora la Regione, nonostante i suoi riconoscimenti per l’evento primaverile, non ha stabilito il becco di un quattrino per l’edizione 2017.

In compenso, dice sempre Firetto, è stato nominato un comitato per la Sagra e già si sta predisponendo, migliorandolo, un calco fotocopia dell’edizione di quest’anno che lascia tutti soddisfatti. Soprattutto albergatori, ristoratori, maratoneti, bancarellisti vari che vanno a comporre il ”brain trust” nominato dal Comune  dove la fanno da padrone le leggi di mercato,  del profitto e del consenso omnilaterale.

Tutta ancora da soppesare la proposta di un cronista che invita a coinvolgere il Ministero degli Esteri in una sagra internazionale dove la politica seria dovrebbe farla anch’essa da padrone. La temperie internazionale lo impone ma lo impone il senso primigenio di una Sagra che si continua a celebrare come affratellamento dei popoli.  Infatti lascia sempre interdetti  la partecipazione dei soliti gruppi di alcune grandi nazioni  mentre si dovrebbe ,coi tempi che corrono, invitare la Corea del nord a parlare di pace magari per un solo giorno.

Salvini che è andato in Corea e i “Noi con Salvini” di Agrigento potrebbero intestarsi una mossa politica epocale. Del resto abbiamo invocato la presenza dei cinesi (copyright di Marco Zambuto), abbiamo ospitato l’ipocrita Turchia che ci manda i “poveri” Dervisci mentre massacra Curdi e giornali, abbiamo dato il Tempio d’oro ad una Argentina in un periodo in cui le madri di Plaza de Majo piangevano i loro cari scomparsi, un po’ di diplomazia per Pyongyang non guasterebbe per la causa della pace.

Il costo della manifestazione ha raggiunto, almeno ufficialmente, le  336mila euro e si mettano il cuore in pace quanti hanno biasimato la location del palafood e palatenda perché continueranno ad esserci. Anzi migliorati. Firetto vede e provvede con le dichiarazioni che ha rilasciato alla stampa: ”E’ stata sicuramente  una Sagra della svolta come è vero che i numeri dal punto di vista del riverbero economico sono quelli più significativi e aver effettuato questa svolta con i weekend di avvicinamento in un periodo di scarsa domanda turistica ha dato un esito positivo. Il racconto è dei B&B, dei gestori, di Federalberghi, dei tanti ristoratori, finalmente si è creata la promozione economica del territorio indipendentemente dall’opinione del come eravamo abituati a vedere la Sagra con i tanti che le danno addosso e che magari pregano Dio che faccia piovere.  La manifestazione è la festa della Sicilia in un periodo dove il flusso turistico è basso. Noi abbiamo insediato subito il gruppo di lavoro, abbiamo presentato il programma per la prossima edizione che rappresenta la sostanza di questa. La struttura della Sagra rimarrà intatta perché riteniamo sia stata utile  questa forma di organizzazione che sarà ancora migliorata. Ci sarà un palafood e un palamandorlo  magari esteticamente migliorati ma ci sarà ancora  un palafood e un palamandorlo”.  

Confermando la direzione artistica di Francesco Bellomo e Nino Lauretta, il sindaco Firetto suscita notevoli perplessità quando fa ventilare l’ipotesi di un cambio di denominazione della Sagra, chiamandola  semplicemente “Mandorlo in fiore”. Nino Lauretta che è anche figlio del “fondatore” della nostra Sagra, Enzo Lauretta, risponde energicamente a questa eventualità:”La scelta di sostituire il nome alla Sagra appare, inoltre, errata anche da un punto di vista del marketing, perché rinuncia a un marchio noto da 72 anni che perfettamente identifica Agrigento e la sua “Festa” nella Valle dei Templi mentre ne istituisce uno nuovo, privo di una connotazione identificativa; viene da chiedersi, pertanto, cosa sarà poi “Mandorlo in fiore”, un nuovo brand di un profumo o di una marca di jeans? Non parliamo, poi, dell’ipotesi di affiancargli sottotitoli improbabili. Purtroppo, la conferenza stampa, ha trovato anche l’occasione per dare spazio a dati provenienti da siti web non ufficiali e gruppi social amatoriali, invece di servirsi di chi aveva  curato il marketing, l’immagine e la comunicazione ufficiale su incarico oneroso dell’Amministrazione”.

E infatti il settore comunicazione è stato il punto più dolente di questa Sagra e continua ad esserlo con la presentazione in conferenza stampa di un abbozzo di spot pubblicitario  poco adeguato alla spettacolarità dell’evento.