Agrigento, “Morì dopo intervento vene varicose”: chiesta condanna per medico

Un anno e quattro mesi di reclusione e richiesta di archiviazione per due medici, accusati di omicidio colposo perché avrebbero, con negligenza e omissioni, provocato la morte di una donna, Grazia Tedesco, 74 anni avvenuta il 6 novembre del 2014.

E’ questa la richiesta del pubblico ministero Chiara Bisso formulata al Gup del Tribunale di Agrigento, Luisa Turco.  Per  Salvatore Bona, 68 anni, medico di base di Naro, la pubblica accusa ha chiesto la condanna ad un anno e quattro mesi mentre per il primario Biagio Di Stefano, chirurgo vascolare di Catania che eseguiva alcuni interventi nello studio di Bona, è stata chiesta l’assoluzione.

Grazia Tedesco il 25 ottobre del 2014 aveva subito un intervento a una gamba, affetta da vene varicose, nell’ambulatorio di Bona dove Di Stefano si appoggiava per la sua attività libero professionale. Si tratta di un’operazione di routine tanto che viene eseguita comunemente anche in ambulatorio, come in questo caso. La donna, però, iniziò ad accusare problemi. In particolare le venne la febbre. Della circostanza, sostiene il pm, “i due medici furono ripetutamente avvisati”. Bona avrebbe anche eseguito una visita domiciliare alla signora, di domenica, ma senza ipotizzare che dietro il “perdurante stato febbrile” potesse esserci un principio di shock settico.

La donna morì il 6 novembre del 2014, a distanza di circa tre settimane dall’intervento, all’ospedale San Giovanni di Agrigento dopo avere fatto un passaggio negli ospedali di Caltanissetta e Canicattì. Per questo altri quattro medici dell’ospedale Barone Lombardo furono iscritti, dopo una denuncia presentata dai familiari e le successive indagini eseguite dal Nas, sul registro degli indagati.

Su questo aspetto, però, il Pm contesta l’atteggiamento frettoloso dei familiari della donna che, quando si presentarono all’ospedale di Canicattì, in maniera improvvisa avrebbero deciso di abbandonare la struttura e trasferirla al Sant’Elia di Caltanissetta, salvo poi perdere alcune ore perché fu necessario il trasferimento all’ospedale di Agrigento. secondo il pm non ci furono omissioni da parte dei medici dell’ospedale di Canicattì anche alla luce del rifiuto dei familiari di ricoverarla. Per questo è stata chiesta l’archiviazione.

Oggi ha discusso l’avvocato Angela Porcello che oltre a chiedere l’assoluzione del suo assistito con una vibrante arringa ha anche chiesto, ed il giudice Turco ha onerato il Pm di riferire nella prossima udienza (si procede con il rito abbreviato) prevista per il 20 maggio, di sapere l’esito a carico dei quattro medici dell’ospedale Barone Lombardo per i quali si è proceduto separatamente. L’avvocato Franca Auteri, difensore del chirurgo catanese, ha parimenti chiesto il proscioglimento del suo assistito.

La sentenza, salvo complicazioni dell’ultima ora, è prevista per il prossimo 20 maggio.