Agrigento, Corte di Cassazione respinge ricorso delle sorelle Picone

I giudici della seconda sezione penale della Suprema Corte hanno respinto i ricorsi presentati dai legali dell’avvocato Francesca Picone, 42 anni, e della sorella Concetta Picone, 44 anni, coinvolti in una inchiesta su una vicenda di presunte estorsione e tentata estorsione.

Gli avvocati delle imputate avevano impugnato l’ordinanza del Gup del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, che avevano rispedito gli atti del procedimento a loro carico al Pubblico ministero.

Le istanze, presentate alla Corte di Cassazione dagli avvocati Russello e Farruggia, sono state ritenute inammissibili,

Secondo i difensori, nel corpo dell’ordinanza del Gup Zammuto, sarebbe stata accertata “l’insussistenza dei reati contestati”, dunque, conseguentemente, il provvedimento con cui si disponeva la trasmissione degli atti alla Procura per formulare un nuovo capo di imputazione sarebbe stato abnorme e da annullare.

Di diverso parere la Suprema Corte che oltre a rigettare il ricorso ha condannato al pagamento delle spese processuali.

Il Gup Zammuto, lo scorso 9 giugno, non aveva emesso la sentenza del processo in cui erano coinvolte – pretese estorsioni  ai danni di disabili – le due sorelle ma ha restituito gli atti al pm ritentendo che “il fatto è diverso da come è descritto nel capo di imputazione”.