Agrigento: Giubileo in Piazza Don Minzoni per l’inizio di una rinascita (foto di Diego Romeo)

Cerimonia Giubileo Agrigento, l’arcivescovo Montenegro

Cerimonia Giubileo Agrigento

Sabato 24 settembre 2016 la Chiesa Agrigentina si è ritrovata  ai piedi della Cattedrale per vivere il secondo evento diocesano previsto nel calendario del Giubileo straordinario della Misericordia.

Oltre tremila fedeli hanno risposto alla convocazione del card. Francesco Montenegro e mai una simile folla aveva riempito piazza don Minzoni ai piedi della scalinata della Cattedrale  con una cerimonia che simbolicamente, come tutti sperano, rappresenta l’inizio di una rinascita.
Un evento – ha fatto osservare l’arcivescovo Montenegro – che “assume una forte valenza simbolica, in quanto  ci mette «davanti a tante nostre contraddizioni, di cui dobbiamo prendere coscienza se vogliamo che questo Anno Santo porti i frutti auspicati”. 

Cerimonia Giubileo Agrigento

Cerimonia Giubileo Agrigento

Ritrovarsi ai piedi della Cattedrale “ferita” e “guardare la sua porta chiusa, quella porta che prima fra tutte le altre si sarebbe dovuta aprire, costituisce  un fortissimo richiamo a una riflessione sincera e a una conversione autentica per “incarnare” il Vangelo della Misericordia nelle nostre scelte e nelle nostre azioni, nelle nostre relazioni e nei nostri impegni, con una reale apertura della nostra esistenza a quella dell’altro e degli altri”.

Prima di varcare la via Duomo, all’ingresso della quale era stata  allestita una “Porta Santa” speciale, si è svolto un momento penitenziale in preparazione al gesto simbolico dell’attraversare la porta.  Impressionante il fiume di pellegrini che si diretto verso piazza don Minzoni. I più solerti ad arrivare sono riusciti a sistemarsi sui palchi preparati ma almeno un migliaio di persone si è accampato come ha potuto su sedie e sgabelli  improvvisati oppure appoggiandosi a muretti e ringhiere o addirittura seduti a terra come testimoniano le foto.

Cerimonia Giubileo Agrigento

Cerimonia Giubileo Agrigento

Il discorso pastorale dell’arcivescovo è stato come sempre caustico e in poco meno di diciotto minuti  è riuscito a condensare la grande visione globale a quella più ristretta della comunità parrocchiale: “Viviamo tempi di profondi cambiamenti culturali, sociali ed ecclesiali e così come può vacillare la collina sulla quale è costruita la nostra cattedrale così pure possono entrare in crisi le strutture e le tante consuetudini che finora hanno segnato il cammino e le identità nostre, però non può venir meno la roccia su cui è edificata la Chiesa. Questo significa che dobbiamo superare le tentazioni di chiudere la vita delle comunità negli spazi che finora abbiamo considerato sacri ma che forse paralizzano la nostra capacità di trasfigurare tutti gli altri spazi che abbiamo ritenuto profani”. Non sempre- ha proseguito l’arcivescovo- “abbiamo saputo incontrare le storie delle persone che ci vivevano accanto, storie drammatiche di persone ferite e disperate. Mi auguro che in questo scorcio di Giubileo che ci resta riusciamo a trovare il tempo per un esame di coscienza e per una sincera conversione. Consapevoli che certe nostre consolidate tradizioni non sono le migliori o se lo sono state in passato non continuano ad esserlo ancora e per sempre”. Sulla paura che attraversa questi nostri anni, mons. Montenegro ha voluto chiarire  che sono le porte chiuse del sospetto, della presunzione che ci fa sentire migliori degli altri e ricorda la frase del Vangelo di Giovanni: ”Venne a porte chiuse e se ne stette in mezzo a noi” e poi aggiunge: ”Occorre riconoscere i propri limiti per accettare quelli degli altri, per farsi sevi dei fratelli e accogliere tutti senza riserve e senza condizioni”.

Cerimonia Giubileo Agrigento

Cerimonia Giubileo Agrigento

Cerimonia Giubileo Agrigento

Cerimonia Giubileo Agrigento

I pellegrini in via Duomo

Il ritorno dei presbiteri

Un fiume di gente attraversa via Duomo

Un fiume di gente attraversa via Duomo (foto di Diego Romeo)

L’arcivescovo nel finale della sua omelia ha voluto ribadire “l’impegno per dare un volto nuovo alle nostre comunità,” dobbiamo misurarci con questo territorio e non solo con le sale delle nostre parrocchie, è il mondo la nostra sfida”.

Infine a sorpresa annuncia:”Stiamo preparando un documento base che segnerà il cammino della Chiesa agrigentina nei prossimi anni e presto avrò il piacere di consegnarvi. Non vi offrirò ricette preconfezionate o norme da seguire ma spunti per creare alleanze alle nostre parrocchie e propagare insieme un più credibile ed efficace nell’annuncio del Vangelo, della carità, ,nella bellezza della comunione, ricchi della esperienza che abbiamo maturato. Buon cammino a tutti, verso nuovi cieli e nuove terre dove avrà dimora la Giustizia”.

Testo e foto di Diego Romeo