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Estorsione tramite assegni in bianco, il racconto in aula: “Non dormivo più la notte”

“Ho cercato di recuperare un prestito di mille euro che avevo erogato e sono finito per perderne quasi ventimila firmando assegni di diverso importo e senza destinatario.” Si è aperto questa mattina con le dolorose e certamente coraggiose dichiarazioni di una delle due vittime il processo a carico di sei persone finite sul banco degli […]

Pubblicato 5 anni fa

“Ho cercato di recuperare un prestito di mille euro che avevo erogato e sono finito per perderne quasi ventimila firmando assegni di diverso importo e senza destinatario.” Si è aperto questa mattina con le dolorose e certamente coraggiose dichiarazioni di una delle due vittime il processo a carico di sei persone finite sul banco degli imputati dopo la denuncia di un gommista di San Biagio Platani e di un libero professionista di Raffadali che, rompendo il muro del silenzio dopo mesi da incubo, hanno deciso di varcare la porta della Caserma dei Carabinieri e denunciare i loro (presunti) estortori. 

E questa mattina una delle due vittime ha confermato ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento e al pm Gloria Andreoli, quanto dichiarato ai carabinieri di Raffadali nel giugno 2010 puntando il dito contro uno dei sei imputati, il 38enne raffadalese Antonino Mangione: “La storia nasce con un prestito di mille euro che mi avrebbe dovuto restituire in pochi giorni – dice il teste in aula – ma poi alla seconda occasione mi fece firmare una decina di assegni in bianco per circa 20 mila euro. Ero impaurito, gli ho detto che così mi avrebbe rovinato.”

Avevo paura perché sapevo chi fosse e che era solito accompagnarsi con Lampasona che tramite giornali sapevo essere vicino alla famiglia mafiosa di Santa Elisabetta. Non dormivo più la notte anche perché la banca continuava a chiamarmi per la mancanza di coperture degli assegni. Alla fine ho denunciato tutto. “

Udienza che registra un altro “colpo di scena” quando – su domanda della difesa rappresentata dall’avvocato Antonino Gaziano – la vittima ha ammesso (così come peraltro aveva già fatto nel 2010 in sede di denuncia) di aver falsificato due buste paga su “indicazione” del Mangione nel tentativo di recuperare disperatamente la somma persa. Per questo motivo il presidente della prima sezione penale Alfonso Malato, nell’interesse del teste che da quel momento ha assunto anche il ruolo di indagato di reato connesso, ha rinviato il processo per permettere alle parti di studiare il da farsi. 

Sul banco degli imputati siedono sei persone: Antonino Mangione, 38 anni di Raffadali e Roberto Lampasona, 42 anni di Santa Elisabetta, sono accusati di estorsione. Altre quattro persone – Domenico Mangione, 62 anni, di Raffadali; Concetto Giuseppe Errigo, 55 anni, di Comiso, Girolamo Campione, 41 anni, di Burgio, e Maurizio Marretta, 41 anni, di Santo Stefano – sono accusate invece di ricettazione.

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