Cammarata

Rifiuti, arrestati consigliere provinciale e imprenditore di Cammarata

Misura cautelare per sei persone (quattro non accolte) eseguita dalla Polizia. Si indaga per frode nelle pubbliche forniture

Pubblicato 1 giorno fa

Un altro terremoto giudiziario scuote la provincia di Agrigento e il già “caldo” rapporto tra politica e imprenditoria. La polizia ha arrestato due imprenditori di Cammarata – Calogero e Giuliano Traina, padre e figlio – nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura di Enna. Non è ancora chiaro il motivo del provvedimento che però, secondo prime informazioni, dovrebbe muoversi nell’ambito della gestione dei rifiuti nel comune di Valguarnera, servizio reso da anni dalla ditta guidata dai due imprenditori di Cammarata.

I Traina, infatti, sono titolari di una grossa azienda attiva nel settore ambiente anche nella provincia di Enna e, in particolare, nel comune di Valguarnera. Padre e figlio – difesi dall’avvocato Maria Giambra – si trovano ai domiciliari. Giuliano Traina, patron della squadra di calcio del Kamarat, è consigliere comunale in carica a Cammarata, già candidato a sindaco in passato (sconfitto per un pugno di voti). Lo scorso aprile è stato eletto anche consigliere provinciale nella lista “Uniti per la città”, gruppo che faceva riferimento allo schieramento politico dell’ex assessore regionale Roberto Di Mauro e che ha portato alla vittoria del presidente del Libero Consorzio, Giuseppe Pendolino.

I contorni della vicenda non sono ancora del tutto chiari ma l’inchiesta della Procura di Enna potrebbe incrociarsi con quella più nota della Procura di Agrigento su un sistema di appalti e tangenti.

“Punti di contatto” tra le due indagini sembrerebbero essere diversi. Nel comune di Valguarnera, città dove opera la ditta Traina, ha prestato servizio come capo dell’ufficio tecnico l’ingegnere Vittorio Giarratana, uno degli indagati dell’inchiesta “appalti e mazzette”.  e a tal proposito, in attesa di conferme ufficiali, va detto che risultano indagati anche altre quattro persone ossia i responsabili del procedimento amministrativo riguardante l’appalto per la raccolta e smaltimento dei rifiuti degli ultimi anni, vale a dire Vittorio Giarratana, Carmela Presti, Giuseppe Germanà, Maria Pia Mascali.

L’ipotesi di reato per la quale si procede è frode nelle pubbliche forniture e l’attività di indagine è nata qualche tempo fa dopo che due consiglieri comunali di opposizione, Speranza e Bruno, hanno presentato un esposto legato alla gestione del servizio dello smaltimento e raccolta dei rifiuti. I due consiglieri lamentavano nel loro esposto la carenza di controlli sul servizio reso e una deficitaria erogazione del servizio reso. La Procura immediatamente ha avviato l’indagine affidando alla Polizia varie deleghe e richiedendo al Gip l’autorizzazione per le intercettazioni ambientali e telefoniche che si sono rivelate importanti e decisive per l’ulteriore corso dell’inchiesta.

LA NOTA DELLA DIGOS DI ENNA

L’operazione costituisce il risultato di una complessa attività d’indagine, protrattasi per oltre un anno, che ha consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine alla frode perpetrata da una ditta aggiudicataria del servizio di gestione dei rifiuti ai danni di due comuni della provincia ennese.  La strutturata attività di indagine esperita farebbe emergere un consolidato sistema finalizzato a dissimulare la corretta e completa esecuzione degli appalti stipulati e un meccanismo volto a frodare i Comuni con cui la società intratterrebbe rapporti. Sarebbe stato registrato un forte incremento dei quantitativi dei rifiuti prodotti e smaltiti, anche fino a 500.000 kg in più annui, non in linea con la constatata diminuzione di abitanti nei luoghi interessati; sarebbe stata appurata la falsificazione dei documenti di trasporto dei rifiuti e l’inosservanza di svariati obblighi contrattuali.  All’esito di una importante perquisizione presso vari obiettivi, che ha visto l’impiego di oltre 35 unità, sarebbero emerse diverse irregolarità sul bilico utilizzato dalla società per pesare i camion carichi di rifiuti provenienti da circa 60 Comuni dell’intera regione Sicilia.  Grazie anche al coinvolgimento dell’A.R.P.A. e dell’Ispettorato del Lavoro, nei capannoni in uso alla società insistenti in un Comune della provincia sarebbe stata inoltre appurata una attività di gestione di rifiuti non autorizzata, con conseguenti ripercussioni sulla salubrità dei luoghi, e sarebbero state riscontrate svariate violazioni della normativa vigente in materia di Sicurezza sul Lavoro. La condotta fraudolenta adottata nell’esecuzione del contratto di fornitura, e la gestione di un impianto con una pesa risultata manomessa, come tale non idonea e certificare il peso nei confronti di qualsivoglia partner commerciale, avrebbe generato l’indebita percezione di denaro pubblico ai danni dei Comuni costretti a pagare per quantitativi falsati di rifiuti. In definitiva, la complessa indagine che condurrebbe all’accertamento della frode perpetrata, di una gestione illecita di rifiuti e di numerose violazioni del D. Lgs. n. 81/2008, costituirebbe la risposta concreta della Polizia di Stato a tutela del buon andamento della P.A. e dell’interesse privatistico dei cittadini danneggiati dall’aumento delle tariffe, con un importante contributo anche in materia ambientale, di sicurezza sul lavoro e di pubblica fede nei rapporti economici tra parti.

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