Se la Caritas sponsorizza la Porsche

di Rocco Agnone*

Il quotidiano “La Repubblica” del 4/6/2020 pubblica un incredibile spot pubblicitario che occupa un’intera pagina.

L’oggetto pubblicizzato è la famosa autovettura Porsche. Non si tratta, però, di uno spot consueto, perché tale pubblicità viene sponsorizzata da una organizzazione che non ci si aspetta per nulla. Si tratta della Caritas italiana, organizzazione della Chiesa cattolica che notoriamente si occupa del soccorso a persone afflitte da gravi disagi socio-economici.

La pubblicità in questione dichiara anche il prezzo che la società produttrice della Porsche pagherà alla Caritas: l’aiuto, letteralmente “attraverso” la Caritas, a 40 famiglie e 10 bambini in relazione alle autovetture vendute e consegnate dall’1/6/2020 al 10/8/2020. La pagina pubblicitaria, che contiene anche il logo dello sponsor (una croce su un tondo), esprime come premessa un discutibilissimo principio etico, peraltro con penosa arditezza retorica, utilizzando la seguente frase: “Questa volta per vincere non dobbiamo lasciare indietro nessuno”, quasi a sottolineare l’immagine della molto veloce autovettura.

Si tratta del presupposto ideale su cui viene formulato l’invito all’acquisto dell’ “auto dei propri sogni” che consentirebbe di combattere “la povertà alimentare ed educativa” nel territori dove le autovetture saranno vendute. Un simile spot non poteva non chiudersi che con una solenne affermazione, tipica della retorica anche pubblicitaria del momento. Infatti “l’unico modo per superare i momenti critici è ripartire tutti insieme”.

Di fronte ad un simile tipo di sollecitazione pubblicitaria, è stupefacente come la Caritas italiana, la quale finora si era segnalata molto positivamente per le sue azioni di soccorso ai disagiati e anche per la pubblicazione annuale di un testo ricco di contenuti e dati sullo stato del disagio sociale ed economico nel paese, abbia potuto fornirle il proprio appoggio.

Si tratta chiaramente di una testimonianza molto lontana dagli indiscutibili valori evangelici, di quei valori contrari all’accumulazione di ricchezze private e alla loro esibizione (non pochi sono i brani evangelici citabili in proposito). Infatti la Porsche ha un elevato valore economico e può essere acquistata solo da pochi. Così la Caritas, sponsorizzando l’acquisto della macchina dei “propri” sogni, (ma dei sogni “propri” di una sparuta minoranza), finisce, magari senza rendersene conto, per dare il proprio contributo al mantenimento delle forti diseguaglianze che caratterizzano questa nostra epoca e, nello specifico, a conferire valore all’acquisto di beni di lusso da parte di pochi. Peraltro la Caritas offre lo spunto di auto-attribuirsi una patina di moralità benefica a chi esclusivamente si preoccupa di realizzare in qualsiasi modo affari e disattende quei principi espressi da Papa Francesco in encicliche che affrontano i problemi della realtà ambientale, dell’economia e in definitiva dell’attuale struttura della società umana.

Si auspica che la Caritas si renda conto del grave errore commesso nell’aver concorso alla promozione di un oggetto la cui produzione si colloca all’interno di un sistema che lascia indietro molta gente (altro che non lasciare indietro nessuno!). Le poche famiglie che verrebbero assistite (pare per mezzo del contributo di 1000 euro per macchina venduta) meritano ben altro tipo di aiuto. Così ricevono un temporaneo sollievo per ritornare a fare parte di quella stragrande maggioranza di persone che soffre il disagio.

Maggioranza di persone che merita, invece, l’eliminazione radicale delle cause che provocano diseguaglianze e discriminazioni, e non le elemosine di chi non ha interesse a cambiare il sistema e anzi lo potenzia tentando molto artificiosamente di acquisire la patente di benefattore dell’umanità.

*già Provveditore agli studi di Ragusa