Niente mafia sul rigassificatore di Porto Empedocle: l’inchiesta torna alla Procura di Agrigento

Sarà la Procura della Repubblica di Agrigento ad occuparsi dell’inchiesta sul rigassificatore di Porto Empedocle generata dalle dichiarazioni dell’ex sindaco di Porto Empedocle, Paolo Ferrara.

Lo ha disposto il Gip del Tribunale di Palermo, Alessia Geraci che ha contestualmente deciso, disponendo l’archiviazione, sull’inchiesta medesima, la parte che lasciava intravedere tracce di mafiosità, che aveva portato la Dda di Palermo a chiedere la cattura per dieci persone.

Cattura che non è stata disposta perché il Gip non ha ravvisato di riscontrare alcun elemento riconducibile ad attività mafiose.

E nel prosieguo dell’attività giudiziaria l’aggravante mafiosa è praticamente scomparsa al punto che i pubblici ministeri della Dda, Emanuele Ravaglioli e Geri Ferrara hanno chiesto l’archiviazione, ottenendola.

Dunque lo stato dell’arte sulla vicenda ragassificatore è questo:

Non sono stati riscontrati i sospetti dell’aggravante mafiosa e per questo motivo è stata disposta l’archiviazione per  Aurelio Cesareo, 61 anni, di Catanzaro, manager della “Ingegneria e ricerca spa” (gruppo Enel); Giuseppe Luzzio, 62 anni, di Viterbo, amministratore delegato di Nuove energie (gruppo Enel); Antonio Lorenzo Poli, 52 anni, di Milano, procuratore della “Ingegneria e ricerca spa” (gruppo Enel); Nunzio Adesini, 32 anni, di Gela, amministratore delegato della ditta Mondello spa; Emanuele Mondello, 57 anni, di Gela, imprenditore, socio e presidente del Consiglio di amministrazione della ditta Mondello spa; Giuseppe Scariano, 64 anni, di Favara, proprietario e gestore di fatto della Gest quarry srl; Salvatore Scariano, 41 anni, di Favara, proprietario e gestore di fatto della Gest quarry srl; Antonio Sgarito, 29 anni, di Favara, proprietario e gestore di fatto della Gest quarry srl; e Gaetano Sferrazza, 40 anni, di Agrigento, titolare delle quote e amministratore unico della Gest quarry srl, Francesco Torres, 30 anni, di Agrigento, titolare delle quote della Gest quarry srl; Giuseppe Citino, 63 anni, di Varapodio, (Reggio Calabria), residente ad Avola, impiegato nel cantiere di Porto Empedocle, dipendente “Ingegneria e ricerca spa” (gruppo Enel). Per quaqsi tutti, nella prima fase era stata richiesta la cattura.

Il Gip ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Agrigento per occuparsi ed approfondire gli eventuali reati ordinari commessi nell’ambito della intricata vicenda.

Le carte, dunque, tornano nella Procura della città dei templi dove inizialmente si era formato il fascicolo. Il sospetto di talune attività che sembravano provenire da Cosa nostra aveva indotto i pubblici ministeri agrigentini a trasmettere il fascicolo alla Dda di Palermo.

Adesso il dilemma è sciolto: non c’è mafia tra le pieghe dell’appalto del rigassificatore ma ci sono molti sospetti su reati ordinari quali, ad esempio, la corruzione, frode nelle pubbliche forniture, intestazione fittizia di beni e violazione di sigilli.

Sarà adesso la Procura guidata da Luigi Patronaggio a ripartire da zero e decidere se mandare a processo gli indagati o meno.