Giudiziaria

Mafia, inchiesta sul riciclaggio del clan Tagliavia: fascicolo torna in Sicilia

Il gruppo criminale avrebbe riciclato, anche attraverso l'emissione di fatture false, oltre 48 milioni di euro

Pubblicato 3 anni fa

Interrotto a Firenze il processo a carico di 29 presunti esponenti di un gruppo criminale che avrebbe riciclato i proventi illeciti di Cosa Nostra nell’economia toscana, in particolare nelle zone di Prato e Firenze.

Alla terza udienza il tribunale di Firenze ha accolto un’eccezione di incompetenza territoriale presentata dagli avvocati Daniele Regi e Guido Galipo’, difensori di alcuni imputati, e ha disposto il trasferimento dell’intero fascicolo al tribunale di Palermo, considerato competente per territorio, dove verra’ fissata una nuova udienza preliminare.

Per le indagini della Dda di Firenze, coordinate dai pm Giuseppina Mione e Francesco Sottosanti, la presunta associazione a delinquere avrebbe immesso, nel circuito economico legale, denaro di provenienza illecita, attraverso la creazione di una rete di 33 imprese con sedi in tutta Italia, in particolare in Toscana, Sicilia e Lazio, tutte aventi per oggetto sociale il commercio dei pallets, le pedane in legno usate per il trasporto e la movimentazione di materiale.

Il gruppo criminale avrebbe riciclato, anche attraverso l’emissione di fatture false, oltre 48 milioni di euro di proventi illeciti derivanti dagli affari criminali della famiglia mafiosa di Corso dei Mille di Palermo, capeggiata da Pietro Tagliavia. L’udienza preliminare, celebrata lo scorso aprile a Firenze, si era conclusa con 29 persone rinviate a giudizio, la cui posizione sara’ ora valutata di nuovo dal gup di Palermo. Inoltre l’udienza preliminare a Firenze aveva dato 18 patteggiamenti, tre condanne e un’assoluzione in abbreviato.

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