Blitz “Kerkent”, tutte le accuse del pentito Quaranta al “nuovo papà” della mafia

L’inchiesta “Kerkent” che oggi ha portato 34 persone agli arresti con pesantissime accuse, rivela sempre con maggiore chiarezza, il ruolo e lo spessore di Antonio Massimino, ritenuto il nuovo capo della famiglia mafiosa di Agrigento.

Ulteriore rilevante elemento dimostrativo – scrivono gli inquirenti – dell’appartenenza di Antonio Massimino alla consorteria mafiosa di Agrigento-Villaseta con il ruolo di esponente di vertice si ricava infine dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, allo stato sottoposto alla custodia cautelare in carcere.

Il collaboratore ha, nel corso di diversi interrogatori, ha reso dichiarazioni etero accusatorie nei confronti di Antonio Massimino che ha peraltro riconosciuto in foto.

Io sono in grado di riferire dei seguenti mandamenti: Mandamento di Agrigento che comprende: Giardini Gallotti (capo è Nino Iacono detto “u giardinisi credo arrestato), Villaseta (con a capo Antonio Massimino, in atto agli arresti domiciliari, Fontanelle (con a capo sempre Massimino), Villaggio

Mosè (sempre con a capo Massimino), Monserrato (sempre con a capo Massimino); capo del mandamento è Massimino Antonio con il fratello Ignazio che per ora lavora dietro le quinte. Massimino è combinato formalmente ed è reggente di Agrigento ha i contatti con dei suoi cugini a Favara i Sicilia Giuseppe, Ignazio e Salvatore, lavora con la cocaina, estorsioni. Con Massimino ci siamo incontrati una volta sola al lavaggio di Villaseta, durata 10 minuti e poi non ci siamo più visti.

Pm: ma mi scusi lei era reggente di Favara e lui di Agrigento e lo ha incontrato una sola volta?

Quaranta: si, perché io poi sono stato posato. Massimino Antonio l’ho incontrato dopo che uscì dal carcere all’autolavaggio di Villaseta; non ero più reggente. Mi voleva ringraziare perché mi stavo impegnando per fare avere, non ricordo se al figlio di lui o di Ignazio, un chiosco a San Leone. Antonio Massimino mi ringraziò e mi disse che su Favara metteva Giuseppe Sicilia come reggente. Mi disse, sempre Massimino, che se volevo continuare, dato che ero nella corrente di Fragapane che mi aveva posato, mi inseriva coi Falsoniani ma dal quel momento avrei dovuto riferire a Sicilia Giuseppe. Dissi che non mi interessava più e lui mi disse che non dovevo più fare estorsioni ed altro a Favara, neanche sotto banco. Dissi che sarei stava fermo e mi arrabbiai pure. Mi chiese un nuovo incontro tramite Carmelo Infantino ma io rifiutai.

Adr. La zona di influenza di Massimino era Agrigento, che comprende Agrigento e le sue frazioni. Villaseta, Monserrato, Villaggio Mosè, San Leone, San Giusippuzzu e Favara. In ognuna di queste zone c’è un referente: Omissis ad Agrigento, a Villaseta c’è lui stesso, Liborio e altri che non conosco; Villagio Mosè è un territorio libero, ci vanno o Massimino o Liborio o Totò Pedalino; a San Leone c’è un nipote di Massimino (non ricordo se di Antonio o di Ignazio) che ha un chiosco a forma di mondo di fronte alla pista degli elicotteri; a San Giuseppuzzo sempre loro si spostavano. Antonio Massimino, dopo essere uscito dal carcere, prese la reggenza di Agrigento (come si conviene quando si esce dal carcere, si dà di nuovo spazio), anche se Lombardozzi non lo gradiva particolarmente e me lo disse, perché Massimino è un po’ schizofrenico, fa casini truffe, si immischia su tutto, pensa alle amanti Non tutti lo accettano.

Adr. Lombardozzi chiese di incontrami tramite Omissis perché sapeva che Fragapane gli voleva parlare Lombardozzi mi volle incontrare e gli dissi che le ragioni erano che Francesco voleva collaborare con loro; gli aveva anche regalatoun giubbotto in carcere. Gli dissi che io mi ero fermato e

non potevo. Lombardozzi mi disse che Francesco Fragapane era un “caruso” e non capiva. Ad un secondo incontro Lombardozzi mi disse che voleva avere me come contatto a Favara; gli dissi che c’erano i Sicilia, come avrei potuto fare? Mi disse di non preoccuparmi e in quella circostanza mi disse che Massimino Antonio combinava cose e sicuro era intercettato e ci avrebbe fatto arrestare a tutti. Lombardozzj, non era propenso a dare la reggenza a Massimjno, ma lo fece per evitare complicazioni anche se gli mandò a dire che andava bene purché non disturbasse il gruppo Lombardozzi e i falsoniani. Quanto a me, mi propose di nuovo di legarmi a loro ma io dissi che non volevo più avere a che fare con queste case. In quel momento Lombardozzi era di rilievo, non aveva incarichi formali ma la sua voce aveva valore ovunque; la sua parola era un peso dentro tutta “Cosa nostra”

In un terzo incontro, prendemmo il caffè e Lombardozzi mi disse che sarebbe stato felice se accettavo la sua proposta. Ribadii che ero a posto così ma gli dissi che se lui avesse avuto bisogno di cose personali c’ero sempre. Gli mandavo i saluti tramite omissis, dato che sapevo che stava male e poi è morto.

Adr. Preciso che la maggior parte dei chioschi di San Leone sono di proprietà dei favaresi e Liborio (Militello, ndr)  mi chiedeva se ne conoscevo. Io dissi che conoscevo Lillo Taibi proprietario del chiosco Nordafrica e per questo dissi che potevo interessarmi ma poi non riuscii a  farlo perché questo Taibi andò all’estero, in Brasile.