Blitz “Vultur”, interrogatorio di garanzia: rispondono solo Prato e Vincenzo Meli

Rispondono solo in due al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato che ha interrogato, per rogatoria, tutti gli indagati dell’inchiesta antimafia “Vultur” che ieri ha portato alla cattura di cinque persone accusate di far parte di Cosa nostra.

I destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, firmate dal Gip del tribunale di Palermo Giuliano Castiglia ed eseguite dalla Squadra Mobile fra Canicattì e Camastra sono: Rosario Meli, 68 anni di Camastra, il figlio Vincenzo Meli, 46 anni di Camastra, Calogero Piombo di 65 anni di Camastra, Calogero Di Caro, 70 anni di Canicattì ed Angelo Prato di 38 anni di Camastra che è stato posto ai domiciliari. Nell’inchiesta sono coinvolte altre 7 persone, al momento non raggiunte da alcuna misura cautelare.

Dell’inchiesta si sono occupati i Pm della Dda Ravaglioli, Sinatra e Maligno.

Il primo a rispondere al Gip, Malato, è stato Vincenzo Meli, figlo di “u puparu”, Rosario. Assistito dall’avvocato Giuseppe Barba, l’uomo ha respinto ogni accusa spiegando di non far parte ad alcuna associazione criminale e men che meno di aver compiuto estorsioni ai danni di una ditta che si occupa di onoranze funebri. Al contrario, ha specificato, “la gente si è sempre rivolta all’agenzia di mio fratello perché svolge meglio il lavoro. Gli altri, i concorrenti, non ci sanno fare”.

Angelo Prato di Camastra, difeso dall’avvocato Daniele Re, è stato il secondo ed ultimo degli indagati a rispondere, negando ogni responsabilità ed affermando che: “Conosco i Meli solo perché il paese è piccolo, ma non ho rapporti con loro”.

Scena muta, invece ad opera di Rosario Meli (difeso dall’avvocato Santo Lucia, Calogero Di Caro, difeso dall’avvocato Lillo Fiorello e Calogero Piombo (difeso da avv. Lucia).