Il pentito Tuzzolino descrive la ferocia di Peppe Condello e il dominio della Stidda in Germania

Aveva il sacro terrore di Giuseppe Condello, il boss palmese assassinato insieme al suo autista, Vincenzo Priolo, il 27 gennaio del 2012, i cui cadaveri vennero nascosti dentro una vasca di scolo per le acque piovane, sotto un viadotto lungo la strada statale che conduce a Campobello di Licata, in contrada Ciccobriglio.

Giuseppe Tuzzolino

Paura fottuta al punto che definiva Condello più animale che persona. E la paura – racconta –  lo costringeva a frequentarlo, ad ubbidire ciecamente ai suoi ordini.

Il nome di Condello evoca un altro eccellente delitto compiuto a Palma, pare proprio per mano di quest’ultimo, quello di Calogero Burgio, ucciso, a fine novembre di due anni prima con un kalashnikov

Ecco come Giuseppe Tuzzolino, l’architetto-pentito finito al centro di mille inchieste grazie alle sue rivelazioni spiega ai pubblici ministeri della Dda di Palermo i suoi rapporti con l’uomo che definisce anche assassino.

Un racconto gravido di dettagli ma anche di terrore allo stato puro.

Giuseppe Condello e Vincenzo Priolo

Nel mezzo dell’interrogatorio, Tuzzolino spiega anche alcune dinamiche mafiose di sicuro interesse: “lui (Giuseppe Condello estradato da Mannheim, ndr) mi diceva sempre che si è fatto 15 anni di carcere in Germania, che aveva delle cognate… dei cognati in Germania e tutti i suoi migliori amici erano in Germania e se c’era bisogno tutti i suoi uomini erano tutti… venivano tutti… tutti i suoi ragazzi, venivano dalla Germania, ritornavano tutti dalla Germania, perché lui si faceva forte di quest’asse che aveva creato tra la Germania… lui diceva che i veri palmesi che comandavano erano in Germania. A Mannheim e Monaco. A Monaco avevano i locali, a Mannheim risiedevano, ma Monaco… tutti i locali di Monaco sono dei palmesi, sono tutti della stidda, infatti quando una volta mi recai a Monaco, andai a trovare in uno di questi locali, è vero nel senso mi trattarono da vero… da vero principe, andai lì in vacanza e… andai in un locale, mi pagarono tutto, qualsiasi cosa. Condello non aveva tanti amici, lui era forte da questa… cioè la Stidda vera comandava prima che… quando c’era lui, la Stidda che comandava era in Germania e poi dietro a lui diciamo la… quella… il vero nucleo, quello più fondamentale, quello più ricco, perché quello alla fine sono… quello più ricco è a Mannheim e a Monaco, perché da là mandano la droga. I suoi canali erano droga, estorsioni. I soldi li riciclava nell’acquistare altri locali, e lì in quei locali metteva degli uomini a spacciare ancora cocaina, quindi il giro era quello. Dalla Germania arriva la cocaina, loro mandano… i suoi amici mandano la cocaina a Palma. La droga arrivava dalla Germania, veniva consegnata a Canicattì, da lì veniva distribuita da Condello a tutti gli altri, quindi la portava a Campobello, Ravanusa soprattutto, Licata tantissima. Vedevo che c’era un grandissimo giro di cocaina, da 10, da 20 chili, dipende dal periodo pure, per esempio sotto Natale erano dai 30 ai 20 chili. Io ero… ero prigioniero del Condello

Giuseppe Tuzzolino, ripreso da dietro, mentre depone

I pubblici ministeri contestano all’architetto un fatto: non sembrava proprio essere prigioniero di Condello ma Tuzzolino ribatte: “Quando veniva alle 5 di pomeriggio, Condello che veniva già fatto di cocaina, la sera dopo cena io dovevo rimanere con lui fino alle 2 del mattino e lui continuava a tirare cocaina nel mentre doveva anche sbrigare i suoi affari. Mi prendeva in ostaggio, me e la macchina, perché gli piaceva la mia auto e doveva girare con me tutti questi posti. Perché devo fare la guerra contro uno che viene a casa mia con la pistola. Alla fine io giravo con loro sino alle 5 del mattino. Guardi che forse lei non ha il personaggio davanti, Condello è tra gli esseri umani più vicini alla bestia che io abbia mai conosciuto, è spietato”.