Mafia, 62 arresti decapitano due mandamenti: al comando due storici boss di Cosa Nostra

I militari del gruppo di Monreale e dei Ros , nelle prime ore del mattino, hanno bussato ai campanelli di 62 persone ritenute organiche a due dei mandamenti interessati dall’operazione denominata ” Brasca 4.0“. Stiamo parlando del mandamento di San Giuseppe Jato, per intenderci lo storico feudo della famiglia Brusca, e del mandamento di Santa Maria del Gesù, tra i più importanti per storia e spessore fra quelli palermitani e capeggiato in passato dal principe di Villagrazia, Stefano Bontade.

Le indagini coordinate dal procuratore Lo Voi, dagli aggiunti Agueci e Teresi e dai sostituti Del Bene, Demonits, Luise, Mazzocco e De Flammineis, riguardano solo apparentemente due mandamenti che, in teoria, nulla avrebbero in comune. Nel 2013 , invece, i carabinieri del gruppo di Monreale fecero emergere che i boss di Villagrazia e San Giuseppe Jato si erano contesi il controllo sulla famiglia di Altofonte, rimasta appannaggio del clan di  Gregorio Agrigento. Inoltre, si percepisce una non sempre piena collaborazione fra i due mandamenti e a anzi, dalle intercettazioni, è lo stesso Marchese a definire Gregorio Agrigento “partito di cervello” perchè ad una rappresentanza aveva inviato un “picciutteddru“.

Mario Marchese, boss di Santa Maria del Gesù

Le due figure di vertice dell’operazione sono sicuramente loro: Mario Marchese, classe 1939, a capo del mandamento di Santa Maria del Gesù e Gregorio Agrigento, classe 1935, a capo del mandamento di San Giusepe Jato. Due figure di spessore criminale e con un “curriculum” mafioso di tutto rispetto che, peraltro, continua nel tempo. Di Mario Marchese possiamo parlarne già a partire dagli anni 80 quando riuscì a dileguarsi durante un blitz effettuato a Villagrazia. Marchese, inoltre, fu anche imputato nel primo maxi processo alle cosche. Marchese era tornato in libertà nel 2001. Al primo maxiprocesso era stato condannato in appello a 16 anni, fra i soliti sconti della giustizia italiana ne aveva scontati 12. A parlare di lui al giudice Falcone era stato per primo il pentito Salvatore Contorno. 

Arresti Mafia Operazione “Brasca 4.0”

Gregorio Agrigento, fratello di un boss ergastolano, è invece il rappresentante di una storica famiglia mafiosa della provincia , quella di San Cipirello, che da sempre è legata ai boss Brusca di San Giuseppe Jato.  E di San Giuseppe Jato Agrigento era diventato il capo mandamento. I pm Francesco Del Bene, Amelia Luise e Siro De Flammineis hanno seguito a lungo le sue mosse dopo la scarcerazione, avvenuta nel 2010. Gregorio Agrigento era stato riarrestato nel 2008, ma due anni dopo assolto per un cavillo, un difetto di forma che aveva fatto saltare alcune importanti intercettazioni. Proprio seguendo i mafiosi della provincia i carabinieri del Gruppo Monreale sono arrivati ai nuovi (vecchi) mafiosi della città.

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IL VIDEO DEL BLITZ 

Arresto di Gregorio Agrigento

Entrambe le figure erano impegnate nella riorganizzazione delle proprie cosche, vantando un potere e un acclamazione al di sopra degli altri componenti. Però, a  pensare che i due mandamenti fossero in stretta collaborazione fra di loro , si potrebbe commettere un errore. Infatti, dalle intercettazioni ambientali , emerge un quadro in cui lo stesso Marchese definisce Gregorio Agrigento come “partito di testa”. Le discussioni in ballo erano diverse: risolvere la questione della famiglia mafiosa di Altofonte era una priorità ma non solo; Marchese non aveva nascosto il suo fastidio allorquando ad un appuntamento fra boss si presentò, invece, un “picciutteddru” inviato da Agrigento. Uno smacco nelle regole ferree di Cosa Nostra.

Parallelamente a queste dinamiche interne alle famiglie mafiose di Cosa Nostra, da una parte quella della Città di Santa Maria del Gesù e dall’altra quella della Provincia di San Giusepe Jato, si era venuto a creare una fila interminabile composta da commercianti, imprenditori e cittadini che si recavano alle porte dei due boss per chiederne favori e cortesie. E’, per esempio, il caso di un imprenditore che, presentandosi alla porta del boss Marchese, chiede spiegazioni per l’ennesimo attentato intimidatorio  alla sua attività .
Un’altra delle questioni più gettonate all’interno della famiglia mafiosa di Santa Maria del Gesù era sicuramente la riorganizzazione non soltanto della cosca stessa ma , soprattutto, dei tesori lasciati dall’ex primula rossa, Stefano Bontade.