Mafia agrigentina, relazione Dia rivela: famiglia Triassi nel Lazio attiva nel riciclaggio e usura

Nel Lazio, “la presenza di cosa nostra è da ritenersi minore rispetto alle altre organizzazioni mafiose”. E’ quanto sostenuto nella relazione del Ministro dell’Interno Angelino Alfano al Parlamento sull’attività e i risultati conseguiti dalla Dia nel secondo semestre del 2015. Tale presenza, si legge nel documento, è collegata in particolare a esponenti della famiglia Rinzivillo di Gela, “attiva nel traffico illecito di sostanze stupefacenti, attentati incendiari, estorsioni, riciclaggio e usura; delle famiglie catanesi Cannizzaro, Ercolano, Corallo, Privitera; e della famiglia Triassi di Agrigento, attiva nel riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti e segnalata sul litorale romano di Ostia. Proprio in riferimento alle attività della criminalità organizzata sul litorale laziale, soprattutto nella zona pontina, la relazione segnala un importante attività investigativa che ha “disvelato la gestione monopolistica, operata dai clan casalesi e Mallardo, assieme con quelli appartenenti a cosa nostra catanese, negli approvvigionamenti di prodotti ortofrutticoli e nella imposizione dei connessi servizi di trasporto da e per i maggiori mercati del centro e del sud Italia, tra cui l’importante Mercato Ortofrutticolo di Fondi. Operazione, quest’ultima, che ha portato all’arresto di 20 persone, ritenute responsabili, tra l’altro, dei reati di associazione mafiosa, estorsione e illecita concorrenza con minaccia o violenza. Sempre sul fronte delle “sinergie operative” messe in campo dai clan siciliani, le indagini condotte hanno permesso di verificare ancora una volta come queste si estendano anche al traffico degli stupefacenti, anche “attraverso accordi che vedono spesso come controparte soggetti di nazionalità straniera”