Mafia, blitz Kronos: arrestati capi tre clan, evitata faida, 28 arresti (vd e foto)

Salvatore Seminara, Francesco Santapaola e Pippo Floridia

Il fermo dei reggenti di tre clan legati a Cosa Nostra e l’avere evitato una guerra di mafia che stava per esplodere. Sono gli obiettivi raggiunti dall’operazione Kronos dei Carabinieri del Ros di Catania, che hanno fermato 28 persone indagate a vario titolo per associazione mafiosa, duplice omicidio e detenzione illegale di armi. Tra i destinatari del provvedimento anche Francesco Santapaola, 37 anni, figlio di Salvatore, quest’ultimo cugino del capo mafia Benedetto.

Blitz Kronos, arrestati

Secondo la Dda della Procura di Catania era lui l’attuale reggente della famiglia Santapaola-Ercolano. Tra i fermati anche Salvatore Seminara, 70 anni, ritenuto il reggente della famiglia di Caltagirone, e Pippo Floridia, di 60 anni, che la Procura colloca ai vertici del clan Nardo di Lentini.

Blitz Kronos, la conferenza stampa

Secondo le indagini dei Carabinieri del Ros all’interno dei tre gruppi che sono alleati in Cosa Nostra, ci sarebbero stati dei contrasti per la gestione delle estorsioni.

Blitz Kronos, arrestati

Blitz Kronos, arrestati

Blitz Kronos, arrestati

In quest’ottica si colloca un tentativo di omicidio ai vertici dei clan maturato proprio per dissidi interni. Le intercettazioni dei Carabinieri del Ros dimostrerebbero che stava per scattare una rappresaglia che avrebbe dato luogo ad una sanguinosa faida interna a Cosa Nostra. Per questo, hanno spiegato il procuratore Michelangelo Patanè e i sostituti Antonino Fanara e Agata Santonocito, si è deciso di intervenire d’urgenza con dei fermi.

Questi i dettagli dell’operazione:

La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania ha emesso un Decreto di fermo di indiziato di delitto a carico di 28 persone, residenti nelle province di Catania, Siracusa, Ragusa e Enna, tutte gravemente indiziate di appartenere alle seguenti articolazioni di cosa nostra:

  • famiglia Santapaola – Ercolano:
  • Santapaola Francesco, classe 1979 da Catania (reggente);
  • Amantea Francesco, classe 1970 da Paternò;
  • Mirenna Giuseppe, classe 1952 da Paternò;
  • fiammetta Alfonso, classe 1972 da Palagonia;
  • Corra Silvio Giorgio, classe 1984 da Catania;
  • Di Gaetano Pierpaolo, classe 1979 da Catania;
  • Pinto Francesco, classe 1975 da Catania;
  • Pinto Giovanni, classe 76 da Catania;
  • Romeo Vito, classe 1976 da Tremestieri Etneo;

Famiglia di Caltagirone:

  • Seminara Salvatore, classe 1946 da Mirabella Imbaccari (reggente);
  • Oliva Febronio, classe 1961 da Palagonia;
  • Ferlito Cosimo Davide, classe 1971 da Palagonia;
  • Oliva Carmelo, classe 1973 da Palagonia;
  • Brundo Benito, classe 1981 da Palagonia;
  • Di Benedetto Salvatore classe inteso 1966 da Palagonia;
  • Giglio Spampinato Angelo, classe 1968 da Caltagirone;
  • Palacino Liborio, classe 1963 da Raddusa;
  • Pappalardo Giovanni, classe 1974 da Palagonia;
  • Parlacino Gaetano Antonio, classe 1967 da Raddusa;
  • Russo Salvatore, classe 1974 da Niscemi;
  • Simonte Giuseppe, classe 1980 da Raddusa;
  • Simonte Rino, classe 1987 da Raddusa;
  • Tangorra Giuseppe, classe 1969 Caltagirone;
  • Clan Nardo di Lentini:
  • Bontempo Scavo Rosario, classe 1988 da Francofonte;
  • Di Pietro Rosario, classe 1977 da Scordia;
  • Floridia Pippo, classe 1956 da Lentini;
  • Galioto Antonino, classe 1964 da Ferla;
  • Galioto Paolo Giovanni, classe 1952 da Ferla.

Il provvedimento è stato emesso a conclusione di articolata attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Ros di Catania, in direzione della famiglia calatina.

L’indagine, denominata Kronos, è stata avviata nel 2015 ed incentrata sulla figura di Seminara Salvatore, già emerso nei precedenti impegni investigativi (Dioniso e Iblis).

Nella sua qualità di reggente dell’assetto mafioso, Seminara è stato sottoposto a penetrante attività di intercettazione che ha consentito di ricostruire la struttura della famiglia ed individuarne affiliati, ambiti di competenza e schemi relazionali sia con la famiglia Santapaola che col clan Nardo di Lentini.

Proprio dall’esame delle relazioni tra le due famiglie, risulta possibile sostenere che l’attuale reggente dei Santapaola è Santapaola Francesco (figlio di Salvatore, inteso Turi colluccio, quest’ultimo cugino del più noto Benedetto, capo della famiglia catanese dal 1978).

La piattaforma investigativa ha inoltre consentito di documentare significativi momenti relazionali tra i tre assetti sopra richiamati, dettati dall’esigenza di individuare comuni linee di azione strategiche.

In particolare, nel corso di un summit, tenutosi in Catania il 28 agosto dello scorso anno, è emersa la volontà di procedere alla nuova individuazione del rappresentante provinciale (l’ultimo noto è stato Aiello Vincenzo).

Nei vertici successivi, tenutisi in agro del Comune di Carlentini (18 dicembre dello scorso anno) e Paternò (23 dicembre successivo), è stato accertato che la famiglia Santapaola, in piena unitarietà di intenti con gli esponenti del clan Nardo, pretendeva di partecipare alla spartizione di introiti estorsivi appannaggio di quella calatina.

Tali pretese hanno trovato terreno fertile nella recente scarcerazione di Fiammetta Alfonso (avvenuta il 24 novembre del 2015) che, come documentato nell’indagine Iblis, insieme a Oliva Pasquale, costituiva il vertice del gruppo operante a Palagonia e Ramacca: i due avevano avuto in Aiello Vincenzo il loro punto di riferimento operativo, prima del suo arresto.

Fiammetta, immediatamente rientrato nel circuito criminale, aveva però trovato il proprio territorio presidiato da Di Benedetto e Pappalardo che, invece, avevano in Seminara il loro punto di riferimento.

Seminara, infatti, approfittando dell’assenza di Oliva e Fiammetta, aveva gradualmente assoggettato al proprio controllo i territori di Palagonia e Ramacca.

Di Benedetto e Pappalardo, inoltre, negli incontri di Carlentini e Paternò, in occasione dei quali state esplicitate le pretese dei Santapaola, si erano fieramente opposti, entrando in attrito con Floridia.

Di qui la necessità di organizzare un ulteriore summit, stavolta alla presenza di Santapaola e Seminara, avvenuto il 29 febbraio scorso in agro di Siracusa, nel corso del quale quest’ultimo sottraeva a Di Benedetto e Pappalardo la competenza ad operare nel settore delle messe a posto. In più, Santapaola, Seminara e Floridia indicavano rispettivamente in Mirenna, Ferlito Davide e Di Pietro gli unici soggetti legittimati ad operare nel settore delle messe a posto e, poiché investiti di poteri di rappresentanza dei rispettivi vertici, abilitati ad interfacciarsi reciprocamente.

Seguivano ulteriori momenti relazionali, stavolta presso l’abitazione di Fiammetta (ristretto agli arresti domiciliari).

Il 5 marzo, Di Benedetto aveva modo di discutere con Fiammetta della minor affidabilità complessiva di Pappalardo. Il successivo 9 marzo era Seminara a far visita a Fiammetta, che ribadiva quanto già riferito a Di Benedetto. L’11 marzo, presso Fiammetta convenivano, tra gli altri, Amantea, Di Benedetto, Floridia e Mirenna. Il 22 marzo, infine, sempre presso Fiammetta, Santapaola, Fiammetta, Floridia e Oliva Febronio decidevano che gli unici abilitati ad operare su Palagonia e Ramacca erano Fiammetta e Oliva.

La conseguente estromissione di Di Benedetto e Pappalardo provocava un nuovo appuntamento, il 4 aprile scorso, fissato in luogo e tra soggetti non individuati. Durante il tragitto, come documentato attraverso le attività tecniche di intercettazione, i due uscivano illesi da un  agguato.

Le designate vittime, perciò, individuavano agevolmente in Fiammetta e Floridia i mandanti, appoggiati da Santapaola: in tale contesto palesavano fermi propositi di vendetta, oltre che nei confronti dei supposti mandanti, anche all’indirizzo del figlio di Fiammetta.

A tal fine, Di Benedetto e Pappalardo, sapendo che l’8 aprile la Corte di Cassazione si sarebbe pronunciata sulla posizione di Fiammetta Alfonso (processo Iblis) e che in caso di condanna l’interessato si sarebbe presentato presso la casa circondariale di Caltanissetta, manifestavano la volontà di compiere l’omicidio lungo il relativo tragitto. L’aggiornamento della pronuncia al giugno prossimo ha reso impossibile la realizzazione del proposito, che comunque permane.

Veniva organizzato un nuovo incontro, per il 10 aprile, nel corso del quale Oliva Febronio avrebbe dovuto aggiornare Seminara sulle determinazioni assunte il precedente 22 marzo. L’incontro, però, non ha avuto luogo nella data prevista, per ragioni che vanno ragionevolmente ricondotte alla notevole tensione del momento: ad esso, peraltro, avrebbero dovuto prendere parte anche Di Benedetto e Pappalardo.

Il 15 aprile veniva organizzato un nuovo incontro, sempre in agro di Siracusa, al quale prendevano parte Amantea, i due fratelli Galioto e Floridia (da un lato) e Seminara (dall’altro). Le conversazioni sono di tenore assolutamente esplicito. Seminara lamentava il fatto che all’incontro del 29 febbraio Santapaola si era presentato con un numero eccessivo di accompagnatori, peraltro tutti armati. Respingeva gli addebiti di aver trattenuto per sé i proventi di attività estorsive che, pretesi da Santapaola, spettavano invece a cosa nostra palermitana. Chiedeva lumi in ordine all’agguato patito da Di Benedetto. Invitava i presenti a valutare le conseguenze dell’azione, foriera solo di problemi giudiziari. Gli interlocutori, in ordine ai primi due argomenti, porgevano le loro scuse ed Amantea, in particolare, si faceva carico di riferire a Santapaola delle doglianze espresse da Seminara. Da ultimo, poi, dichiaravano l’estraneità dei relativi assetti all’attentato. Nel corso dell’attività, inoltre, sono emersi plurimi riferimenti ad attività estorsive da perpetrare in relazione ad opere pubbliche in corso di realizzazione.

All’indomani del summit, Seminara riceveva la visita di Di Benedetto e Pappalardo che, all’esito, si dichiaravano convinti del coinvolgimento di Floridia nell’agguato da loro patito.

I proposti ritorsivi palesati da Di Benedetto e Pappalardo, in possesso di rilevante numero di armi, uniti al fatto che taluni indagati, proprio in corrispondenza del fatto delittuoso da quelli subito, hanno sovente pernottato in luoghi non noti, ha imposto l’adozione di provvedimenti urgenti, atti a scongiurare ulteriori delitti e il pericolo di fuga.

Nel medesimo provvedimento, a Seminara, Di Benedetto e Simonte Rino è contestato il duplice omicidio di Cutrona Salvatore e Turrisi Giovanni, avvenuto a Raddusa il 5 aprile del 2015. Il delitto, allo stato, è riconducibile a vicende interne alla famiglia calatina e, segnatamente alla minor affidabilità di Cutrona, al quale è succeduto, nel ruolo di responsabile di Raddusa proprio Simonte Rino. Quest’ultimo è stato individuato quale esecutore materiale mentre Seminara e Di Benedetto quali mandanti.