Mafia, confisca da 100 mln euro: c’è anche il villaggio “Kurtibubbo”. Spunta il nome di Pantalena (vd)

Confiscato il Kartibubbo Village

La Dia di Trapani ha notificato un decreto di confisca di parte del patrimonio immobiliare e societario riconducibile all’imprenditore Calcedonio Di Giovanni, originario di Monreale (Pa), ma con interessi economici nella provincia trapanese.

Inoltre gli sono sati imposti anche tre anni di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di dimora nel luogo di residenza. A Di Giovanni, imprenditore attivo nel settore edilizio e turistico alberghiero, gia’ nel 2014, il Tribunale di Trapani aveva sequestrato il patrimonio, pur non manifestandosi come un “affiliato” a Cosa Nostra, e’ risultato contiguo all’associazione mafiosa.

Gli elementi di prova riscontrati nel corso del procedimento di prevenzione hanno permesso di ricostruire come la sua attivita’ edilizia abbia avuto sempre dietro le spalle il contributo di Cosa Nostra della quale avrebbe, peraltro, favorito il tornaconto patrimoniale.

Vanno menzionati, in particolare, gli evidenti interessi nelle sue attivita’ della famiglia mafiosa degli Agate di Mazara del Vallo, i rapporti con il noto faccendiere Vito Roberto Palazzolo, figura sicuramente collegata con interessi mafiosi.

Dietro la scalata imprenditoriale di Calcedonio Di Giovanni, per gli inquirenti, ci sono le famiglie mafiose di Mazara del Vallo ed il dato viene confermato dal racconto di Vito Roberto Palazzolo, il finanziere di Terrasini arrestato dopo una lunga latitanza in Sudafrica.

Negli anni Settanta, Palazzolo viveva in Germania, aveva incontrato “imprenditori e politici”, per realizzare il complesso turistico a Campobello attraverso la Corporation Park. È una delle società sequestrate a Di Giovanni. “Erano stati frapposti diversi ostacoli burocratici – spiegava Palazzolo – e il sindaco Nenè Passanante si era opposto al progetto”.

A quel punto, però, sarebbe stato chiesto “un sostegno ad un certo Centineo che a sua volta si era rivolto a Nenè Geraci che incontrò Passanante”. Geraci, ormai deceduto, è stato il padrino della cosca mafiosa di Partinico. “Le vicende si appianarono mediante i pagamenti quando si rivolsero ad un progettista di area socialista, tale ingegnere Toscano. I fondi per il pagamento delle tangenti vennero recuperati attraverso una sopravvalutazione dell’opera, apparentemente indicata in due miliardi e mezzo di lire mentre ne sarebbero bastati due miliardi”.

E qui, per Palazzolo, entra una nuova figura, l’imprenditore agrigentino Giuseppe Pantalena, oggi deceduto: “L’ingegnere Toscano presentò un tale Pantalena che aveva ricevuto l’appalto per la ricostruzione del paese di Santa Ninfa dopo il terremoto del ’68”.

Palazzolo aggiunge che “Toscano presentò tale Vito Cusumano, onorevole socialista, che fu la persona che riuscì a risolvere i problemi autorazzativi con le tangenti”. Cusumano, anche lui nel frattempo deceduto, è stato ex sindaco di Salemi, e deputato per due legislature e componente della Commissione lavori pubblici.

E l’affare andò in porto: “Il sindaco Passanante aveva proposto di cedere la società. La Campobello Park venne venduta con l’intermediazione di Nino Geraci ad un certo Calcedonio Di Giovanni. Era il residence Kartibubbo”.

Geraci ricevette 20 milioni di lire a titolo di commissione che spese per comprare una villetta in contrada Ciammartita a Trappeto. La villa divenne luogo di summit. Palazzolo ha riferito di avervi incontrato “Brusca, Bagarella, Riina, Agate e molti altri mafiosi trapanesi”.

Il patrimonio immobiliare realizzato da Di Giovanni, con risorse di ignota provenienza, tra cui rientra il rinomato villaggio turistico di “Kartibubbo“, sul litorale di Campobello di Mazara (TP), avrebbe ospitato in diverse occasioni pregiudicati mafiosi latitanti.