Agrigento

Nuova ordinanza per i clan di Villaseta e Porto Empedocle, scatta un altro arresto

Notificata un'ordinanza nei confronti dei 14 indagati raggiunti da fermo lo scorso luglio: in manette finisce anche un 30enne

Pubblicato 1 giorno fa



Ancora sviluppi nell’inchiesta sui clan di Villaseta e Porto Empedocle. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Agrigento hanno eseguito una nuova ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 indagati (13 già sono in carcere) raggiunti lo scorso 10 luglio dal provvedimento di fermo disposto dalla Direzione distrettuale antimafia. La nuova misura è stata firmata dal gip del tribunale di Palermo, Antonella Consiglio, dopo che il giudice di Agrigento, Giuseppa Zampino, si era dichiarato incompetente per materia trasmettendo tutti gli atti nel capoluogo. Rispetto al fermo dello scorso mese c’è un nuovo arresto: si tratta di Calogero Segretario, 30 anni, di Agrigento. L’indagato, difeso da Teresa Alba Raguccia, è stato posto ai domiciliari. L’accusa nei suoi confronti è detenzione ai fini di spaccio aggravata dall’aver agevolato Cosa nostra per aver acquistato – è questa la contestazione – 60 grammi di cocaina dai fornitori Gaetano Licata (ritenuto esponente di spicco della mafia di Villaseta) e James Burgio, considerato a capo del cartello di droga. L’inchiesta – coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo – è la naturale prosecuzione delle due operazioni scattate tra il dicembre e il gennaio scorsi. La nuova attività investigativa ha permesso di fare luce sulle dinamiche dei clan di Villaseta e Porto Empedocle.

Secondo l’inchiesta i due gruppi, dopo iniziali tensioni, avrebbero raggiunto un accordo creando una vera e propria alleanza in grado di dettare leggi sul lucroso settore del traffico di stupefacenti. Figura centrale di questa nuova indagine è l’empedoclino James Burgio che, dal carcere, avrebbe impartito direttive, dato ordini, gestito il traffico di droga e la cassa comune. Tra i fermati (anche loro già ristretti in carcere) ci sono Pietro Capraro e Gaetano Licata, rispettivamente ritenuti il boss e il vice della cosca di Villaseta nonché Salvatore Prestia, empedoclino in stretto contatto con Burgio. A tutti viene contestata l’aggravante di aver promosso e diretto l’organizzazione. Fatta luce anche su una inquietante escalation di violenza e intimidazioni anche con l’utilizzo di armi da guerra come gli attentati a colpi di kalašnikov ai danni di un negozio di ortofrutta ad Agrigento e ad un panificio a Porto Empedocle. Ad undici dei tredici indagati viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzato al traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso. Tra le contestazioni, a vario titolo, anche quelle di tentata estorsione, danneggiamento a seguito di incendio, porto e detenzione di arma sempre aggravati dal metodo mafioso. 

Il nuovo segmento di indagine – per i primi due la Dda ha già chiesto 54 rinvii a giudizio e l’udienza preliminare si terrà il prossimo 15 settembre – ha come personaggio principale James Burgio: il sequestro di un cellulare nel carcere di Augusta dove era detenuto ha consentito di accertare che, per almeno un anno, avrebbe diretto l’organizzazione chiamando indisturbato e mandando messaggi agli altri gregari

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