Comune di Agrigento, parla l’assessore al bilancio Amico: “Ipotesi di dissesto concreta”

Questa settimana è stata segnata dalla notizia dell’annuncio del sindaco Lillo Firetto e dell’assessore Giovanni Amico circa l’imminente “pre-dissesto” del Comune di Agrigento.


Sono seguite tante dichiarazioni ed interviste rilasciate da consiglieri d’opposizione. C’è chi ha attaccato l’amministrazione, chi ha presentato in poche righe ricette magiche, chi propone la riduzione delle indennità della Giunta e del Sindaco, chi dice “…lo avevo detto”, chi rivendica la necessità di avviare il confronto in Consiglio, chi infine pone domande del tipo “…non si sapeva già?”.
Una cosa è certa: l’annuncio è deflagrante e la confusione regna sovrana: siamo nel bel mezzo della nube di fumo e polvere provocata dall’esplosione.
Abbiamo voluto sentire l’assessore al Bilancio Giovanni Amico per provare a fare un po’ di chiarezza e mettere ordine e senso al dibattito che sta infuocando attorno a questo tema che pare ispirare tanto la partecipazione di tutti sebbene mal si presti alla vaporosità di un dibattito politico di “facili costumi”.
Assessore abbiamo appreso dai giornali che il Comune di Agrigento è in pre-dissesto. Ci vuole spiegare che significa?
“Innanzitutto, prima di risponderle mi faccia fare una precisazione. La notizia oggi è che la Giunta del Comune di Agrigento ha approvato il rendiconto 2015. Cioè ha approvato il bilancio consuntivo dell’anno scorso. Il rendiconto ha evidenziato un avanzo di amministrazione, ma l’analisi dei conti fa rilevare anche importanti elementi di preoccupazione rispetto al concreto verificarsi, in un imminente prossimo futuro, di quelle condizioni di squilibrio che possono determinare il dissesto dell’Ente. Per tale ragione stiamo verificando l’applicabilità e la sostenibilità e valutando l’opportunità di fare ricorso, nei tempi che la legge prescrive, all’art. 243 bis del Tuel e cioè al Piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Secondo me occorre dare a questa notizia il giusto peso, senza allarmismi e strumentalizzazioni politiche che sono pericolose per l’Ente e tossiche per la comunità. Non stiamo sottovalutando il problema e mi pare utile discuterlo con tutte le parti interessate, ma nei tempi giusti e nei luoghi a ciò deputati facendo tutti lo sforzo di non cedere alla tentazione di fare bagarre su un tema così importante, troppo delicato per non essere maneggiato con cura”.
Quali sono i principali elementi di preoccupazione e perché lei sostiene che possono determinare un cammino dell’Ente verso il dissesto?
“Per rispondere a questa domanda devo fare qualche passo indietro. Appena insediati, abbiamo avviato con i competenti uffici comunali, un’intensa ed approfondita attività di verifica dei conti. Sentivamo forte l’esigenza di vederci chiaro. Da troppo tempo le voci sullo stato di dissesto latente dell’ente si rincorrevano sulle pagine dei giornali o nei servizi televisivi, ma senza il dono della chiarezza né alcuna evidente attendibilità. Prima di ogni cosa, dunque, occorreva acquisire conoscenza e chiarezza su una questione che è prioritaria rispetto ad ogni altra e cioè: lo stato di salute finanziaria dell’Ente. Abbiamo avviato e condotto un’azione di studio ed approfondimento delle componenti del bilancio e delle caratteristiche tendenziali che non si era mai fatta prima, ed abbiamo portato alla luce una serie di verità incontrovertibili ed acquisito alcune consapevolezze che fino a poco tempo fa non erano affatto chiare. Nel 2015 abbiamo approvato in Giunta ed in Consiglio Comunale il rendiconto 2014, il riaccertamento straordinario dei residui ed il previsionale 2015. In ognuna di queste occasioni, abbiamo sempre sottoposto i residui ad una profonda attività di riaccertamento, abbiamo valutato l’impatto delle partecipate e del contenzioso, trovando ogni volta, elementi nuovi di rettifica e revisione dei valori, dandone doverosa conoscenza al Consiglio. Dopo un anno abbiamo ormai focalizzato le criticità del sistema della finanza comunale e siamo in condizioni di provare ad affrontarle con consapevolezza. Abbiamo condotto un’accurata anamnesi del paziente e lo abbiamo sottoposto ad esami clinici ed oggi possiamo dire di avere una diagnosi. Oggi siamo di fronte alla più importante delle sfide, la mamma di tutte le sfide: fatta la diagnosi dobbiamo studiare, pianificare condividere, approvare ed applicare una cura efficace che risani le finanze e che nel contempo garantisca la continuità operativa ed un sufficiente margine di sostenibilità dell’azione amministrativa dell’Ente”.

Si, ma non mi ha ancora detto quali sono i problemi che generano il rischio del dissesto o del pre-dissesto.
“Il bilancio di questo comune è caratterizzato da diverse criticità importanti. Entrare nei tecnicismi è tema particolarmente complesso e noioso. Volendo semplificare, per dare un quadro sintetico ma significativo, direi che il problema più rilevante sta nella dimensione del fondo crediti di dubbia esigibilità che comprime la capacità di spesa dell’Ente in modo determinante. Ad esito dell’attività di riaccertamento straordinario, condotta sugli anni pregressi fino al 2014, è stato rilevato un extradeficit di circa 35 milioni di Euro che in quote costanti di circa 1,2 milioni di euro per i prossimi 30 anni. Abbiamo così determinato e iscritto un Fondo per crediti di dubbia esigibilità di circa 42 milioni di euro la cui dimensione un anno dopo, cioè nel rendiconto 2015, ha già superato i 48 milioni di euro ed è inesorabilmente destinato a crescere ulteriormente. L’adeguamento di tale Fondo potrà determinare il mancato raggiungimento delle condizioni di equilibrio dell’Ente. Questo macro problema, si inserisce in un quadro generale caratterizzato da altre rilevanti criticità che sono riconducibili alla cronica difficoltà di incasso dei tributi locali, al rilevante livello d’indebitamento, alla rigidità della spesa, alla carenza di liquidità ed alla imponente mole di debiti fuori bilancio che ogni anno confluiscono nei conti dell’Ente, determinando un accrescimento non programmato della spesa”.
Quindi possiamo dire che questo Comune è già in dissesto finanziario?
“No. A tutt’oggi non possiamo dirlo. Dalla verifica dei numeri del rendiconto 2015 le condizioni di deficitarietà strutturale, che la legge individua quali presupposti per la dichiarazione di dissesto, non si sono integralmente verificate e, pertanto l’Ente non è in dissesto”.
Possiamo dire che anche se non siamo già in dissesto finanziario siamo in pre-dissesto perché sappiamo che il dissesto potrebbe arrivare a breve?
“Direi di sì, ma non mi limiterei a questo. Quello che possiamo dire è che con il rendiconto 2014, con il riaccertamento straordinario dei residui degli anni pregressi ed in ultimo con il rendiconto 2015, abbiamo acquisito un quadro completo e chiaro che fa rilevare con tutta evidenza forti elementi di preoccupazione per la situazione dei conti attuale e prospettica. Quello che possiamo dire è che abbiamo evidenza della tendenza verso il disavanzo di gestione e d’amministrazione e dunque senza un forte Piano di riequilibrio si andrebbe incontro al verificarsi di quelle condizioni di deficitarietà strutturale che determinerebbero il dissesto. Quello che possiamo dire è che questa condizione è una condizione tipica, prevista dal Testo unico Enti locali che, con l’art. 243 bis, ha dato la possibilità agli Enti che non sono in dissesto ma che hanno condizioni di deficitarietà che potrebbero determinarlo, di fare ricorso, con delibera del Consiglio comunale alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. Quello che possiamo dire è che il rischio che si possa presto verificare la condizione del dissesto è concreto, ma non ancora attuale. Oggi è il momento di fare qualcosa di importante e radicale per evitare che le condizioni del dissesto si consolidino e si concretizzino. Possiamo farlo mediante il ricorso a questo strumento che la norma ha regolamentato sia nell’individuazione delle condizioni di accessibilità che nella definizione minuziosa della procedura che nell’individuazione delle linee guida di definizione del Piano”.
Quali effetti potrà produrre il Piano di riequilibrio sul Comune e sui dipendenti?
“L’effetto che ci si aspetta da un Piano di riequilibrio è la realizzazione di condizioni di equilibrio stabile e duraturo. Ci potrà essere un prezzo da pagare ma certamente meno caro di quello che si paga nel caso del dissesto. A mio avviso, però, ogni ragionamento nel merito degli specifici interventi di cui si sostanzierà il Piano va rinviato e trattato a tempo debito. Oggi nessuno è nelle condizioni di presentare anche per linee strategiche l’eventuale Piano di riequilibrio dell’Ente se non per puro esercizio accademico. Il Piano non potrà che essere frutto di studio, analisi ed approfondimenti da condurre con gli uffici competenti, con i revisori, con le commissioni consiliari. In seguito poi dovrà essere discusso per l’approvazione in Consiglio. In ultimo poi presentato alla Sezione regionale della Corte dei conti ed al Ministero dell’Interno per quanto di rispettiva competenza e solo dopo l’approvazione si potrà realizzare. Per discutere del Piano è presto”.
Nel corso della settimana numerosi consiglieri sono intervenuti prendendo posizioni talvolta anche polemicamente sulla questione del pre-dissesto e rimproverando il mancato coinvolgimento del Consiglio.
“Ho avuto modo di leggere tante dichiarazioni da parte dei consiglieri. Non voglio polemizzare con nessuno di loro. Non lo faccio sui temi meno importanti e a maggior ragione non lo farò adesso su un tema così delicato. Però va detto che questa Amministrazione è andata in Consiglio comunale rassegnando le problematiche del bilancio, che vi ho sinteticamente descritto, via via che queste affioravano, durante i mesi scorsi ed in occasione della discussione del rendiconto del 2014, del riaccertamento straordinario dei residui, del Bilancio previsionale 2016 ed in ultimo perfino recentemente in occasione della Relazione annuale del sindaco. L’Amministrazione non ha mai omesso di rassegnare al Consiglio ed alle commissioni consiliari gli esiti dell’operazione verità sui conti del Comune. Sono d’accordo con i consiglieri che hanno invocato il coinvolgimento del Consiglio e confermo che lo faremo e perché ne siamo convinti e perché è prescritto dalla stessa norma di legge”.