Agrigento, Teatro Pirandello: ”Niente pazza gioia per la “classe di ferro”

Amichevole abbraccio dopo le sfuriate
Bonacelli Ciangottini Pambieri
Bonacelli Ciangottini
Bonacelli e Pambieri
Un momento dello spettacolo
Giorno di pioggia sui giardinetti

Il sipario si alza su una scena semplice e ammiccante coi suoi legni chiari che descrivono un piccolo parco giochi con scivolo e altalena, sullo sfondo occhieggia una finestra con un vaso di fiori e in primo piano una panchina con seduto un anziano.
Legge una rivista e si intravede sulla copertina l’immagine di una sexy-girl,
Il suono di un carillon inonda la solitudine di quel giardinetto cittadino dove entra un altro anziano. Ambedue sui settant’anni o giù di lì. Si chiamano Libero Bocca (Pambieri) e Luigi La Paglia (Bonacelli) e sono i protagonisti di “Classe di ferro” del commediografo Aldo Nicolaj sulla scena del “Teatro Pirandello”, penultima opera del cartellone 2016-2017.
Scritta nei primi anni settanta conserva ancora il buon odore delle opere di pregio, la storia del teatro l’ha collocata insieme alle poche ma straordinarie scritture dedicate al tema degli anziani, all’elegia della solitudine, ad uomini esacerbati dalla vita trascorsa, ingannati e scherniti dalla morte. Per non andare lontano e non mettere a repentaglio la memoria del comune lettore, “Classe di ferro” di Aldo Nicolaj respira la grandezza dei toni della tolstoiana “Morte di Ivan Ilic”, del desichiano “Umberto D”, va alla ricerca del bergmaniano “Posto delle fragole” dove rimane intatto l’incanto dell’infanzia, il come eravamo nel bene e nel male, quando la vita ci era davanti e la commedia di Nicolaj è qui un continuo specchio che rifrange passato e presente.

Gli interpreti di Classe di ferro
La maestrina si affaccia alla finestra
La morte improvvisa di La Paglia interpretato da Bonacelli
Pambieri e Bonacelli
Scena di Alessandro Chiti
Scena di Alessandro Chiti

Anche la grande letteratura di solito non ha mai amato il tema-problema “anzianità”, oltre a quelli accennati pochissimi sono i riferimenti che si potrebbero fare e tra i più recenti potremmo ricordare il film con Salvo Randone “I giorni contati” di Elio Petri, mentre l’ultimo ricordo di lettura potremmo rimandarlo al romanzo (2016) di Matteo Collura “La badante” che con un andante di manzoniana classicità si addentra in questo mondo convinto (come sostiene Pereira) che è arrivato il tempo in cui dobbiamo chiedere anche alla letteratura di dire la verità, non la verità metafisica e del cuore, ma proprio la verità degli uomini, quella della loro condizione storica, dei pericoli che stanno correndo, convinto anche che l’unico viaggio che vale la pena di fare è al centro di sé stessi, alla ricerca di quella voce originaria che ognuno di noi custodisce nella profondità del proprio essere.

Un bel dialogo fra i tre personaggi

Uno dei loro confronti

L’inizio della commedia di Nicolaj ai giorni nostri potrebbe benissimo diventare virale con l’esordio di La Paglia rivolto a Bocca, tanto per rompere il silenzio e indicando la sexygirl in copertina : Che seno! Che cosce! Che bacino! Un vero monumento! Che sarà pure una battuta per riscaldare i muscoli della conversazione ma che inizia a ben definire il carattere bonario e scanzonato del primo contrapposto a quello più grinzoso di Libero Bocca. In poco meno di due atti , manco un’oretta e mezzo i due conciliano passato e presente, a volte se lo ribattono in faccia mentre un altro personaggio irrompe dolcemente nella commedia da quella finestra con fiori da cui si affaccia Ambra (Valeria Ciangottini), una maestrina in pensione che “modera” i talk-show dei due “irresistibili” anziani. Se per Nicolaj l’invenzione della maestrina poteva rappresentare un geniale “coup de theatre”, la scelta indovinata di Valeria Ciangottini per il regista Giovanni Anfuso rappresenta, a nostro parere, un doppio “coup” che diventa per altri versi una figura angelicata, una sorta di fatina dai capelli turchini, l’immagine-metafora dell’innocenza pura, che ricorda la Valeria Ciangottini del finale de “La dolce vita” che chiamava invano Marcello Mastroianni tra il fragore della risacca del mare di Fregene. Se era cupo e inquieto il finale della “Dolce vita” con quell’occhio vitreo del pesce manta riverso sulla spiaggia, è tragico il finale di “Classe di ferro”. Che si chiude con la morte improvvisa di La Paglia-Bonacelli dinanzi ad un atterrito Bocca-Pambieri che riesce solo a biascicare: “Non capisci che non puoi andartene proprio ora? Andarsene così è da vigliacchi… da vigliacchi, capisci?… Da solo cosa faccio?

Valeria Ciangottini

Era il giorno in cui avevano deciso di fuggire insieme lontano da famiglie respingenti e ospizi catturanti , verso un “paese di mare– suggeriva La Paglia- con una spiaggetta dove la sabbia sembra d’oro. Ho sempre sognato di tornarci, prima di morire. Da piccolo ci passavo l’estate… Un mare così azzurro… e sulla spiaggia, tante di quelle conchiglie”.
Sicuramente lo spettacolo migliore di questa stagione agrigentina. Tre grandi interpreti con le scene essenziali e perfette di Alessandro Chiti e le luci di Giovanni Caccia.

testo e foto di Fiego Romeo

<!– Composite Start –>
<div id=”M235847ScriptRootC105266″>
<div id=”M235847PreloadC105266″>
Loading…
</div>
<script>
(function(){
var D=new Date(),d=document,b=’body’,ce=’createElement’,ac=’appendChild’,st=’style’,ds=’display’,n=’none’,gi=’getElementById’;
var i=d[ce](‘iframe’);i[st][ds]=n;d[gi](“M235847ScriptRootC105266”)[ac](i);try{var iw=i.contentWindow.document;iw.open();iw.writeln(“<ht”+”ml><bo”+”dy></bo”+”dy></ht”+”ml>”);iw.close();var c=iw[b];}
catch(e){var iw=d;var c=d[gi](“M235847ScriptRootC105266″);}var dv=iw[ce](‘div’);dv.id=”MG_ID”;dv[st][ds]=n;dv.innerHTML=105266;c[ac](dv);
var s=iw[ce](‘script’);s.async=’async’;s.defer=’defer’;s.charset=’utf-8′;s.src=”//jsc.mgid.com/g/r/grandangoloagrigento.it.105266.js?t=”+D.getYear()+D.getMonth()+D.getDate()+D.getHours();c[ac](s);})();
</script>
</div>
<!– Composite End –>